Cosa succede alle persone quando le loro vite sono toccate dalla violenza? Le condanne dei tribunali e le pene inflitte bastano a dare giustizia alle vittime? La violenza ferisce solo chi la subisce o anche coloro che ne sono responsabili? Si può riparare? «Sognavo di fare la rivoluzione per cambiare il mondo e per questo ho sparato, ferito e ucciso, trasformando quel sogno in una tragedia» (Franco Bonisoli).
È a partire da queste domande che venerdì 15 febbraio, alle 10, all’Auditorium di Milano (largo Mahler), Agnese Moro – figlia del presidente della Dc Aldo Moro rapito e ucciso dalle Brigate Rosse – e lo stesso Bonisoli – ex brigatista, che partecipò all’agguato di via Fani e al sequestro dello statista nel 1978 – cercheranno di portare testimonianza del loro (faticoso) percorso di riconciliazione ai giovani studenti della Lombardia. Divisi e resi nemici dalla lotta armata dei cosiddetti “anni di piombo”, Franco e Agnese hanno poi deciso di rincontrarsi nella comune speranza che le ferite possano essere curate e che la vita «possa ricrescere buona». Un percorso che ha richiesto una grande riflessione che ha portato, col tempo, a una rielaborazione del proprio vissuto. È proprio il dolore costante provocato dal passato che ha spinto Agnese Moro e Franco Bonisoli a ripercorrere assieme quei terribili 55 giorni di sequestro; per cercare di vivere meglio il presente lasciando il passato alle spalle, e con lui il rancore e l’odio.
L’incontro è proposto dal Centro Asteria all’interno del progetto culturale 2018/2019 “Vita che racconta la vita” dedicato alle scuole superiori di II grado.
Data la poca disponibilità di posti, è necessario confermare la propria presenza: tel. 02.8460919; cultura@centroasteria.it