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L’analisi

In Lombardia la crisi ha colpito i più deboli

In Diocesi 80 mila persone si sono rivolte ai centri di ascolto Caritas: aumentano gli italiani, tra gli stranieri cresce l’integrazione

25 Febbraio 2018

Il quadro statistico tracciato dall’istituto di ricerca della Regione Eupolis (dati 2016) trova conferma nel Rapporto annuale elaborato dall’Osservatorio delle povertà e delle risorse della Diocesi di Milano.

Sarebbero, infatti, circa 80 mila le persone che si sono rivolte ai 370 centri di ascolto di Caritas Ambrosiana presenti nelle parrocchie ambrosiane, quindi in un territorio che comprende Milano, Varese, Lecco, Monza e le relative provincie. Costoro sono per il 62,4% immigrati, per il 56,3% donne, per il 48,3% hanno un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, per il 52,2% hanno una bassa scolarità.

Dal confronto con gli anni passati emergono alcune interessanti linee di tendenza. Nel 2016 gli utenti dei centri di ascolto Caritas sono soprattutto poveri cronici. Le persone che si trovano in stato di indigenza da diversi anni sono diventate la maggioranza (52,7%), mentre prima della crisi, nel 2008, erano un terzo del campione (32,1%). La crisi ha dunque “piovuto sul bagnato”, colpendo cioè più duramente proprio i più deboli, imprigionandoli in uno stato di necessità dal quale pare sempre più difficile emanciparsi.

Conferma il progressivo peggioramento della condizione sociale anche l’analisi delle richieste rivolte agli operatori Caritas. Tra le varie tipologie le sola a salire significativamente rispetto agli anni passati è quella relativa ai sussidi economici. In particolare in questo settore le domande sono raddoppiate rispetto all’inizio della crisi (+118%). A precipitare le persone nella povertà prolungata e persino nell’indigenza è stata la perdita del lavoro. La maggioranza di chi ha chiesto aiuto ha perso l’occupazione nell’ultimo anno e una su tre da oltre cinque.

Significativa anche la crescita continua della quota degli italiani, negli anni della crisi passati da un terzo al 40% degli assistiti. In particolare proprio gli italiani che si rivolgono ai centri di ascolto risultano essere le persone più fragili. In genere sono anche le più anziane e quelle che impiegano più tempo a ritrovare un’occupazione: 44,2% non la ritrova prima di un lustro.

Merita una considerazione a parte, invece, la questione straniera. Prima di tutto, gli immigrati che si rivolgono alla Caritas Ambrosiana sono diminuiti. Pur rappresentando ancora la maggioranza degli utenti (62,4%), il loro numero è calato rispetto al 2008 del 33,7%.

Non solo, in 8 anni è cambiata anche la loro provenienza geografica. Se prima della crisi prevalevano gli immigrati sudamericani, seguiti dagli europei e quindi dagli africani, ora le proporzioni si sono ribaltate. A prevalere sono questi ultimi, provenienti soprattutto dai Paesi subsahariani (42,8%) che superano gli europei (24,5%), nonostante siano proprio gli europei il gruppo etnico più numeroso in Lombardia.

Secondo i ricercatori il dato, al netto delle politiche migratorie attuate dal governo, sta ad indicare che complessivamente le persone immigrate che si rivolgevano ai centri di ascolto hanno concluso il loro percorso di integrazione e sono uscite dall’orbita dei centri e servizi Caritas. Contemporaneamente, tuttavia, una quota di stranieri, provenienti da Marocco, Egitto, Gambia, Senegal, Nigeria e Costa D’Avorio, che ha chiesto asilo, è uscita dai circuiti di accoglienza e, priva di un alloggio e di un’occupazione stabile, continuando a permanere sul territorio italiano, si rivolge ai centri di ascolto in cerca di beni di prima necessità.