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Milano

Il Premio Lazzati a Guzzetti, «da sempre al servizio del bene comune»

Alla Fondazione Ambrosianeum la consegna dell'VIII edizione del riconoscimento al presidente di Fondazione Cariplo: «Operiamo per fare in modo che la coesione sociale non sia solo un obiettivo, ma una condizione di vita normale»

di Annamaria Braccini

26 Marzo 2019
Giuseppe Guzzetti vincitore della VIII edizione del Premio Lazzati. Alla sua destra, il presidente di Ambrosianeum Marco Garzonio e Margherita Lazzati

Il senso di comunità, l’onestà, il fare mai disgiunto dal senso morale. Va a Giuseppe Guzzetti – presidente della Fondazione Cariplo e figura notissima nel panorama politico, economico e sociale del Paese – il prestigioso Premio Lazzati, conferito ogni 4 anni e giunto alla sua VIII edizione, che, tra gli altri, vede nel suo albo d’oro i cardinali Carlo Maria Martini e Gianfranco Ravasi, Mario Luzi, David Maria Turoldo e monsignor Giovanni Barbareschi.

Alla Fondazione Ambrosianeum, per l’occasione, si riuniscono personalità, docenti e amici: in prima fila siedono l’Arcivescovo, il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, l’assessore Marco Granelli in rappresentanza del Comune di Milano, amministratori, politici e parenti di Giuseppe Lazzati che fu tra i fondatori dell’Ambrosianeum, secondo quei principi ispiratori che ancora oggi guidano la sua azione.

La motivazione

È il presidente Marco Garzonio a dare il benvenuto al premiato e a Giovanni Bazoli, presidente onorario di Banca Intesa San Paolo, che interviene sul tema «Le ragioni di una riconoscenza». Richiamando un’intervista da lui fatta a Guzzetti per il Corriere della sera il 3 ottobre 1979, Garzonio delinea sinteticamente alcuni caratteri peculiari del premiato: «Serietà, stile, carica, entusiasmo, cura per l’efficienza delle Istituzioni, politica dei fatti e non degli annunci, rispetto degli altri e degli interlocutori. La formazione è stata una delle sue grandi preoccupazioni e ciò dimostra quanto vedesse lontano». «Assegnando il Premio Giuseppe Lazzati a Giuseppe Guzzetti – si ribadisce nella motivazione del riconoscimento -, Ambrosianeum manifesta  la propria gratitudine all’uomo che si è sempre posto al servizio delle Istituzioni, del bene comune, della persona, suggerendolo alla società civile come esempio da emulare e alla Chiesa come testimone lungimirante».

Il profilo e i ricordi

Classe 1934, nativo di Turate (Como), avvocato, iscritto alle Acli, all’Azione cattolica e alla Democrazia cristiana fin dal 1953, presidente della Regione Lombardia dal 1979 al 1987, senatore (l’elezione diretta del sindaco e la riforma degli enti locali si devono a lui), punto di riferimento indiscusso per il mondo del Terzo settore, filantropo, presidente dell’Acri (associazione che riunisce le Fondazioni di origine bancaria), ma soprattutto, da 22 anni, carismatico presidente della Fondazione Cariplo, Guzzetti prende brevemente la parola, partendo da qualche ricordo personale di gioventù: «Quando era allievo del Collegio arcivescovile Ballerini di Seregno, fui invitato a ascoltare Giuseppe Lazzati: per me fu un grande onore. Ci sono cose che ti seguono tutta la vita, come vedere, dalle parti dove sono nato, la fatica dei contadini e il loro senso dell’onestà e della comunità, condiviso dai preti che hanno inventato iniziative incredibili quali le Cooperative di consumo. Come Fondazione Cariplo eroghiamo molti soldi, investiamo nella ricerca e, per merito della nostra squadra, abbiamo dato risposta a emergenze come quella abitativa, con l’housing sociale. Erogare soldi, anche se bisogna saperlo fare, è un mestiere relativamente facile, ma non esalta: esalta, invece, fare innovazione con quel welfare della comunità che suscita la solidarietà. Una Fondazione deve fare in modo che la coesione sociale non sia solo un obiettivo, ma una condizione di vita normale. Ciò significa che la povertà infantile familiare, il disagio giovanile, la solitudine degli anziani, le difficoltà di integrazione sono priorità», conclude, ricordando l’impegno per estirpare la povertà infantile all’interno del progetto “Qu.Bi”: «Nessuno crede al dato dei 21 mila bambini in povertà assoluta a Milano. Nei prossimi tre anni, grazie anche alla collaborazione con il Comune e tante Associazioni, Onlus, Cooperative sociali, tale povertà vergognosa deve sparire». Questa la logica che, dal 1997 a oggi, ha portato Fondazione Cariplo – «fondazione di comunità» – a finanziare circa 30 mila progetti per un totale di circa 3 miliardi di euro investiti a fondo perduto.

Laico fedele ai valori evangelici

Giovanni Bazoli, da parte sua, avvicina la figura del premiato a quella di Nino Andreatta: «Due laici che hanno espresso una fedeltà esemplare ai valori evangelici con una fede sicura e limpida. Guzzetti è stato veramente il perno del sistema, punto di equilibrio fra mondi distanti e differenti, la razionalità non corrotta e non corruttibile in una Italia opaca, vischiosa e in cui il confine fra il bene e il male non esiste, come è stato scritto di lui in una recente intervista de Il Sole 24Ore. È stato il grande costruttore delle Fondazioni di origine bancaria, svolgendo anche un ruolo importante nella modernizzazione dell’intero sistema bancario con un social welfare e modelli erogativi che hanno fatto scuola. Anche quando le Fondazioni, nel 2002, parvero sotto assedio, grazie al suo decisivo intervento si salvò la loro autonomia, al crocevia tra sociale e Istituzioni al servizio della comunità».

Il pensiero non può che andare al modello sturziano, interpretato in una dinamica tutta ambrosiana: «Un modo di agire che deriva dalla tradizione del migliore cattolicesimo lombardo, nutrita dalla lezione pedagogica manzoniana. In un tempo in cui la politica è degradata a livelli impensabili, il percorso di Giuseppe Guzzetti ha cercato di inverare l’ispirazione cristiana nei valori civili della solidarietà, perché più persone fossero meno fragili e sole, e della sussidiarietà, perché le Istituzioni democratiche crescessero in libertà. Anche se lascerà prossimamente la presidenza della Fondazione, speriamo che la società possa continuare ad avvalersi dei suoi illuminati e intatti talenti».