Un’indagine condotta dal Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano per conto delle Acli provinciali, su circa 100 mila dichiarazioni dei redditi presentate presso i Caf-Acli dislocati nelle province di Milano e Monza e Brianza, si pone in naturale continuità con lo spirito che ha animato il Fondo Famiglia-Lavoro, istituito nel 2008 dal cardinale Dionigi Tettamanzi, e a cui l’arcivescovo cardinale Angelo Scola ha annunciato nel Discorso alla Città di voler «dare continuità e sviluppo» secondo le nuove linee che la Chiesa ambrosiana sta elaborando.
Le Acli, insieme alla Caritas, furono chiamate nel 2008 alla gestione di tale Fondo concepito per richiamare l’attenzione di tutti sui lavoratori – e sulle loro famiglie – che hanno perso il lavoro a causa della crisi. Le Acli ritengono che l’impegno per la priorità rappresentata dagli “ultimi” della società non può mai essere disgiunto dall’impegno verso l’inclusione del maggior numero dei cittadini nella “classe media” e, nei periodi di così grave crisi, dall’impegno teso a evitare lo scivolamento nel girone della povertà e dell’emarginazione, del maggior numero di lavoratori, pensionati e famiglie.
In questa direzione vanno dunque, le riflessioni raccolte nel volume Ceto medio: la nuova questione politica e sociale che sarà presentato nella mattinata di martedì 20 dicembre in via della Signora alle 9.45. Le Acli si sono date come obiettivo quello che il presidente nazionale Andrea Olivero ha definito la «politicità diffusa» di tutta l’associazione e dei servizi sul territorio. Questo, a nostro avviso è anche il modo migliore per far crescere quella «nuova generazione di laici cristiani impegnati» per «evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica», in più occasioni invocata da Papa Benedetto XVI.
Questa “politicità” per noi significa anche leggere e interpretare quegli indicatori del reddito e del patrimonio della popolazione di cui disponiamo per contribuire a dare rappresentanza e “peso politico” ad ampie fasce sociali tornate ad essere subalterne negli ultimi anni. L’area milanese costituisce un osservatorio privilegiato che anticipa gli umori, le istanze e il disagio di quella classe media che si sta impoverendo, e che nel bene e nel male si è rivelata decisiva nei momenti di svolta nella storia del Paese.
Da questo territorio possono partire nuovi progetti, come quello delineato dal professor Colasanto nel volume che abbiamo pubblicato, per un nuovo mutualismo in campo previdenziale, assicurativo, sanitario (ampiamente illustrato dal professor Mozzanica), abitativo che veda la collaborazione di tutti i soggetti pubblici e privati e che rappresenti una risposta straordinaria alla gravità del momento e nel contempo ponga le basi per un nuovo modello di Welfare per il dopo-crisi.