L’intervento economico proposto dal Comune di Milano per la Convenzione con le scuole dell’infanzia paritarie per l’anno scolastico 2014-2015 «non riconosce il valore pubblico del servizio offerto e nega nei fatti una libera scelta educativa da parte della famiglia». Lo sostiene il “cartello” delle associazioni impegnate nel mondo della scuola – A.Ge.S.C (Associazione Genitori Scuole Cattoliche), Amism-Fism (Associazione Istituti Scuole Materne), Cdo (Compagnia delle Opere educative), Comitato Politico Scolastico, Faes (Associazione Famiglie e Scuola) e Fidae (Federazione Istituti di Attività Educativa Lombardia) – in un comunicato a seguito dell’incontro svoltosi il 12 dicembre. La proposta del Comune «punta a ridurre l’intervento economico a circa un terzo di quanto previsto dalla Convenzione dello scorso anno scolastico, destinando il beneficio delle derrate secondo lo stesso sistema di contribuzione a fasce di reddito in vigore per le scuole dell’infanzia comunali».
Secondo le associazioni, il “tavolo” politico-tecnico avviato in settembre in Comune per il rinnovo della Convenzione per ora ha raggiunto il solo risultato della «conferma, per il corrente anno scolastico, della fornitura gratuita delle derrate alimentari». Le associazioni riconoscono le difficoltà di bilancio e per questo hanno chiesto alle scuole «di assumere in capo alla loro gestione il mancato contributo relativo al funzionamento per un totale di 550 mila euro erogato sino allo scorso anno scolastico». Ma ritengono quanto emerso nell’incontro del 12 dicembre «inadeguato sia per la parte relativa ai principi condivisi, sia per la parte economica». E denunciano altresì che il 13 dicembre alcune scuole hanno ricevuto «una comunicazione relativa al pagamento della Tares» basata su «importi decuplicati rispetto agli anni precedenti»; e questo malgrado al “tavolo” si stesse discutendo «una proposta, già in vigore presso altri Comuni», in base alla quale le scuole paritarie pagherebbero «nella stessa misura di quanto lo Stato paga per le proprie, conteggiando una quota a studente».
Pertanto, confortate dai principi condivisi «con l’Assessore Cappelli e i funzionari comunali all’avvio dei lavori» del “tavolo” (23 settembre), le associazioni formulano una loro proposta, che ricalca l’impostazione della Convenzione recentemente firmata a Bologna «e dal Comune ritenuta un modello condivisibile: un contributo a sezione modulato su quanto già viene pagato con la retta, oltre alle derrate alimentari».
Le associazioni esprimono la loro fiducia «in un dialogo trasparente e costruttivo» per «superare ogni discriminazione di carattere economico». Ma considerano necessario un intervento del Comune «perché i principi, più volte sostenuti ed espressi, di un sistema pubblico integrato e dell’uguglianza di tutti i bambini, trovino una concreta applicazione». L’alternativa sarebbe «l’inevitabile chiusura di scuole non più in grado di sostenere la gestione, con conseguente impoverimento dell’offerta formativa, incremento della già esistente lista di attesa o dell’inevitabile onere economico che il Comune di Milano si troverebbe costretto a sostenere in misura ben superiore».