Fondazione Arché compie trent’anni. Fondata il 10 maggio 1991 come associazione in risposta alla diffusione dell’HIV pediatrico, Arché si trova a festeggiare il suo anniversario, trent’anni dopo, in un mondo completamente diverso ma simile per la presenza di un altro virus, capace di incidere nella quotidianità delle nostre vite e di modificarla.
Per ricordare questo importante anniversario, Fondazione Arché propone numerosi appuntamenti, online e offline, che si svolgeranno nel corso del 2021, compatibilmente con l’andamento della pandemia e nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. L’intento è quello di celebrare il trentesimo compleanno, guardando al futuro più che al passato: i vari eventi, infatti, si focalizzeranno sulle sfide della contemporaneità e sugli anticorpi di cui la società attuale dispone e che può mettere in campo.
Parlare ai giovani e coinvolgerli in un processo trasformativo della società, mettendo insieme sia le riflessioni sull’oggi sia le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze di trent’anni fa, è il filo rosso che unisce e dà un senso ai diversi appuntamenti dell’anno.
Fino a dicembre, ogni mese, padre Giuseppe Bettoni interverrà dai microfoni di Radio Latte e Miele per raccontare Arché, le sue attività e il suo orizzonte valoriale. L’8 aprile alle 19 avrà luogo il primo dei tre dialoghi “Oppure – il mondo che vogliamo”, in cui un esponente della Fondazione dialogherà in una diretta Instagram con un protagonista del cambiamento desiderato: si comincerà con Juan Matia Gil, operatore umanitario e impegnato in prima persona con ResQ.
Dal 3 al 23 maggio sarà esposta in via Dante, a Milano, la mostra fotografica “Nei miei occhi – Guarda i bambini di questa grande città” con le opere di sette nomi del fotogiornalismo italiano che hanno ritratto l’infanzia in città durante i mesi della pandemia.
Il primo appuntamento dal vivo del trentennale dà il via agli altri previsti in presenza per la seconda metà dell’anno: a giugno verrà inaugurata Casa Marzia, la nuova comunità mamma-bambino di Arché a Roma; il 18 settembre ci sarà l’Arché Live, l’appuntamento di cultura e convivialità che la Fondazione propone annualmente; a metà ottobre si terrà il convegno organizzato dal Centro Studi di Arché e dedicato ai nuovi modelli di accoglienza in Italia e in Europa.
«Con una certa audacia già quando Arché muoveva i suoi primi passi, come un ritornello ci ripetevamo che quanto andavamo facendo, doveva essere pensato e vissuto perché un giorno non ci dovesse essere più bisogno di noi – scrive padre Bettoni nella “Lettera per i nostri trent’anni” -. Utopia, perché nel mondo le ingiustizie ci saranno sempre, ma al tempo stesso questo pensiero è stato e continua a essere una bussola che ci preserva dal creare dipendenza nelle persone accolte, dall’ambizione di dover diventare chissà che cosa, dal delirio di dover esserci a ogni costo. Credo che ognuno di noi venga al mondo con una missione, quella di lasciare questa terra migliore di come l’ha trovata; ma non solo, ci assumiamo anche la responsabilità di non lasciare indietro chi pensa di non avere niente di buono da donare. Perché ciascuna persona, qualsiasi sia la sua ferita o la sua colpa, ha un dono da condividere».