Milano accoglie in questi giorni i lavori della pre-Cop26, preceduta da Youth4climate in preparazione della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici del prossimo novembre a Glasgow. Giovani da tutto il mondo – fra cui le attiviste Greta Thunberg e Vanessa Nakate – si incrociano per le vie della metropoli lombarda con leader politici, in un inconsueto meeting dai tratti ambientalisti. La lotta al cambiamento climatico si confronta così con il futuro del pianeta, con quello dei giovani, con la giustizia sociale, con l’attenzione alle fasce sociali più povere o emarginate. Ma si parla anche – nelle piazze e nei dibattiti ufficiali – di periferie urbane, di migranti e rifugiati, dei diritti dei minori e delle donne, del contributo della scienza e della ricerca. La stessa città di Milano, e il territorio ambrosiano, si interrogano sui temi della Cop26. Abbiamo ascoltato alcune voci del ricco mondo associativo e ambientalista di ispirazione cattolica.
Speranza e preoccupazione Con Next Generation Eu «i Paesi dell’Unione europea hanno scelto di lanciare un piano di investimenti di dimensione imponente, come non si era mai visto prima, per sostenere la ripresa economica post-pandemia verso la transizione ecologica e digitale. È una notizia importante: dopo anni di allarmi della comunità scientifica troppo poco ascoltati e di impegni istituzionali più volte procrastinati, sembra che iniziamo a credere che dobbiamo veramente modificare il nostro modello di sviluppo e di relazione con l’ambiente. E abbiamo messo in campo risorse per provarci». Andrea Villa, presidente delle Acli provinciali di Milano, Monza e Brianza, fa parte della delegazione della diocesi milanese alla Settimana sociale di Taranto, in vista della quale sta approfondendo anche i temi ambientali: qui parte da uno sguardo ampio, riferendosi alle risposte alla crisi innescata dal Covid-19 che i 27 Paesi dell’Unione europea stanno imbastendo in questi mesi.
Quindi osserva che «le Acli milanesi guardano a questa transizione con speranza e preoccupazione. Condividiamo il pensiero di papa Francesco che ci insegna a considerare le crisi ambientali e quelle sociali come un’unica crisi che trae origine dalla modalità di relazionarci con la natura e tra noi. Una relazione troppo spesso improntata al desiderio di dominio, di possesso, che produce enormi danni ambientali e sociali». Villa prosegue: «Sono vaste le sfide a cui siamo chiamati, dalla transizione energetica verso fonti rinnovabili a comportamenti collettivi e individuali di risparmio energetico, dai sistemi di mobilità alla limitazione del consumo di suolo, alla valorizzazione delle filiere agricole locali, fino all’economia circolare. Ma questo non può bastare, occorre che la transizione non lasci a terra nessuno. Il mercato del lavoro vedrà nuove professionalità richieste, mentre altre saranno considerate obsolete. Risulta necessaria oggi una maggiore relazione con il mondo della scuola e della formazione da un lato e immaginare come sostenere chi, over50, verrà espulso dal mercato del lavoro, consapevoli che è il lavoro e non il reddito a dare dignità alla persona».
La concretezza di Greta
«Anche questa volta Greta, la giovanissima attivista per il clima ha colto l’occasione per chiedere concretezza e agire con urgenza». Silvia Negri, uno dei responsabili territoriali dell’Azione cattolica ambrosiana, è tra gli animatori del gruppo “Pace e creato” di Lecco: «Non si può non guardare con simpatia e stima questa ragazzina che si fa portavoce delle giovani generazioni. Nelle diverse proposte di eventi che abbiamo fatto in questi anni come gruppo “Pace e creato”, ci siamo sforzati di conoscere il territorio che abitiamo, di comprendere le conseguenze della presenza umana sugli equilibri naturali, di capire quali comportamenti dobbiamo cambiare personalmente e collettivamente». Negri sottolinea: «Abbiamo provato a smuovere il mondo degli adulti, con risultati a volte incoraggianti, a volte deludenti. Come dice Papa Francesco, la nostra casa comune è il mondo, ma spesso non riusciamo a gestire bene neanche le nostre città o i luoghi di vacanza. Il pungolo di Greta a superare il bla bla bla suona opportuno e attualissimo. Nella società civile e nella politica c’è ancora tanto da fare per accompagnare le coscienze sulla strada della transizione ecologica». E conclude: «Facciamo un in bocca al lupo a Greta per le sue battaglie globali, ma continuiamo anche nel nostro impegno di educazione ambientale fra la gente delle nostre città, sui luoghi di lavoro, nelle comunità cristiane. Anzi dobbiamo affrettare il passo».
Realtà di vita concreta
Un’altra esperienza locale nel territorio ambrosiano è la comunità Pachamama, famiglie e singoli che dal 2018 vivono insieme a Olgiate Olona (Varese), condividendo spazi e tempi quotidiani. «La comunità – spiega al Sir Giovanni Formigoni – ha aderito alla “Rete internazionale delle comunità Laudato si’, un’iniziativa della Chiesa di Rieti e di Slow Food per riunire, superando le appartenenze religiose e culturali, tutte le persone del mondo impegnate nella promozione dei valori dell’ecologia integrale”. L’accezione “comunità” che si dà la Rete «nel nostro caso è una realtà di vita concreta, ma molte persone che aderiscono non vivono insieme come noi, sono gruppi informali o associazioni, quindi per la Rete parlare di “comunità” significa mettere al centro l’intuizione» posta in Laudato si’ 219: «La conversione ecologica che si rende necessaria è anche una conversione comunitaria». Le relazioni sociali, prosegue Giovanni Formigoni, tra i fondatori di Pachamama, «vanno rifondate su presupposti di fraternità (Fratelli tutti) e non di convenienza. Per questo ci impegniamo nella promozione dell’ecologia integrale attraverso iniziative che tocchino l’appartenenza relazionale, come i “weekend di bellezza”: tre giorni in cui invitiamo le persone a vivere nelle nostre case, sperimentare la comunità, partecipando insieme a formazioni con relatori di alto livello”. Osserva: «A luglio abbiamo ospitato 40 persone e insieme a loro abbiamo ascoltato Carlo Petrini e Raffaella Ponzio di Slow Food, Mattia Galletti di Ifad e tanti altri, ragionando insieme sulle connessioni tra cibo e cambiamento climatico. L’obiettivo è continuare a camminare con le persone che stiamo riunendo, per alimentare dal basso un’appartenenza sempre più vasta nel solco della Rete internazionale. Da questo punto di vista viviamo con apprensione i vertici internazionali sul cambiamento climatico, come la Cop26 che si profila all’orizzonte, perché è evidente come siano fondamentali: il cambiamento deve avvenire dal basso e dall’alto contemporaneamente».
Ma nei fatti ancora oggi, «di fronte al rischio concreto di estinguerci, alle scelte formalmente concordate non corrisponde nessun effetto rilevante, e l’unica cosa che ha ridotto temporaneamente le emissioni globali è stata malauguratamente la pandemia. Per questo serve un’ecologia che sia davvero “integrale”: se quattro quinti dell’umanità non possono avere come priorità la salvezza della specie attraverso il recupero dell’equilibrio col pianeta, ma sono costretti a dover pensare a cosa mettere nello stomaco, cambiare le scelte politiche concrete rimane illusorio”.
Verso Taranto
Studentessa di economia, già presidente diocesana della Fuci, anche Marta Magnani fa parte della delegazione milanese alla Settimana sociale di Taranto. «Uno dei temi che più sta allarmando le nuove generazioni – esordisce – è quello concernente l’emergenza climatica. Quest’estate siamo stati spettatori di forti immagini quali i devastanti incendi nel sud Italia e le forti alluvioni che hanno messo in ginocchio diversi quartieri e città europee. In questa preoccupante cornice, la città di Milano sembra voler iniziare a mettere al centro i giovani proprio per intraprendere un serio percorso verso una “transizione ecologica” che non può più essere rimandata». Sul piano cittadino, precisa, «il 24 settembre migliaia di giovani hanno sfilato per la città per la Marcia globale per il clima per ribadire, ancora una volta, che è urgente attivarsi su ogni fronte: politico, sociale ed economico». Quindi ricorda che «sul piano della Chiesa, una delegazione della diocesi di giovani e adulti si sta preparando per partecipare alla 49ma Settimana sociale dei cattolici dal titolo “Il pianeta che speriamo”. Anche in questo caso, grande spazio è lasciato ai giovani di tutta Italia per consentire loro di proporre idee e progetti concreti in merito a temi quali l’ecologia integrale, il lavoro e il futuro». Infine, ecco la pre-Cop26 a Milano, «un evento importante e, per molti, una delle ultime occasioni per provare a cambiare qualcosa prima che i cambiamenti climatici siano troppo dannosi e irreversibili. Confidiamo – afferma Magnani – che dal confronto tra giovani, leader e ministri, possano nascere azioni decise e ben orientate, oltre che buone intenzioni e documenti scritti».