Poco inclini al matrimonio, ma molto legate all’idea di famiglia. A ridosso della festa dell’8 marzo, questa è l’immagine delle giovani donne come emerge dalla ricerca realizzata nell’ambito del Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it) a partire da un campione di 9000 giovani di età tra i 18 e i 29 anni, promossa dall’ Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo.
Il 63,6% delle donne under 30 italiane non si vede sposata a breve termine, anche se solo il 29,8% lo esclude del tutto, mentre il 48,5 esclude certamente che avrà figli entro i prossimi 3 anni. Sono più impegnate in attività socialmente utili dei coetanei uomini, ma sono molto lontane dalla politica rispetto alla quale sono interessate a tenersi informate ma non intendono prendervi parte (35,2%) e per loro l’obiettivo che l’azione di governo dovrebbe porsi è soprattutto il sostegno alle fasce più deboli della popolazione.
È quanto «I dati sulla bassa propensione al matrimonio sono l’esito di due fattori – afferma il professor Alessandro Rosina, coordinatore del Rapporto Giovani -. Il primo fattore, caratteristico delle società moderne avanzate, è legato alla posticipazione delle tappe di transizione alla vita adulta. Mentre in passato era comune per una donna formare una propria famiglia ed avere figli prima dei 25 anni, ora l’investimento in formazione e l’attenzione alla costruzione di un percorso professionale, fanno rinviare tali scelte più vicino alla soglia dei 30 anni e oltre. Il desiderio di realizzarsi anche formando un’unione di coppia con figli rimane però alto. La maggioranza dichiara, infatti, di desiderare di avere nel complesso almeno due figli e considera il matrimonio una tappa importante anche se non più cruciale come in passato. Il secondo fattore è, invece, da ricondurre alle difficoltà delle nuove generazioni sul mercato del lavoro, accentuate dalla combinazione tra crisi e carenza di politiche attive e di conciliazione. Se non si interviene soprattutto su questo punto il rischio è che il rinvio si trasformi, per molte di esse, progressivamente in rinuncia».
L’importanza della famiglia per le giovani donne è confermata dall’affermazione che essa è il luogo dove esprimere se stessi, dove si imparano e trasmettono i valori del contesto in cui si vive, è il luogo di apertura allo scambio con gli altri. Invece per i coetanei maschi la famiglia è vivere semplicemente insieme. Ed è sempre la famiglia ad avere aiutato le donne a stare bene con gli altri e a raggiungere i propri obiettivi, a rispettare le regole, è stata importante per decidere quale partito votare o se credere in Dio o no più che per gli uomini della stessa età.
Il 61,2% delle donne intervistate ha dichiarato di essere credente cattolica, il 12 % non crede in nessuna religione o filosofia trascendente, il 9,7% crede in un’entità superiore, ma non fa riferimento a nessuna religione.
Più che per gli uomini il lavoro è da loro considerato un luogo per realizzarsi e di impegno personale oltre a essere un modo per costruirsi un futuro. Tanto che il 39% delle giovani donne è disponibile a trasferirsi in un’altra città d’Italia e il 33% all’estero per trovare lavoro. Il 59,3% non si è mai impegnato nel volontariato, mentre il 93,1% non è politicamente attivo.