Quando fratel Ettore Boschini morì, il 20 agosto 2004, il cardinale Carlo Maria Martini non esitò a definirlo «un gigante della carità». Nel decennale della scomparsa, il Camilliano mantovano – noto in tutta la diocesi per la sua instancabile opera a favore dei senza fissa dimora (in particolare col rifugio aperto nel 1979 nei pressi della Stazione Centrale) – è stato ricordato a Palazzo Pirelli con la presentazione di un programma di iniziative che parte venerdì 13 giugno e durerà fino a settembre. Spettacoli in piazza (il primo è Ettore dei poveri, alla Galleria delle Carrozze in Stazione Centrale, interpretato da ex senzatetto con le marionette della compagnia Carlo Colla e Figli), momenti di preghiera, testimonianze e riflessioni: tante le occasioni per ricordare fratel Ettore, in ogni caso ancora ben presente nella città.
Suor Teresa Martino, già attrice di teatro e oggi responsabile dell’Opera Fratel Ettore, ha aperto l’incontro con un’Ave Maria. Il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo ha ricordato l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano e la Medaglia d’Oro del Consiglio regionale conferiti a fratel Ettore, segno di quanto il religioso avesse saputo «coinvolgere le istituzioni e trovare ciò che scalda il cuore e dà senso e prospettiva alla vita». Significativa la partecipazione di Rosalba Veltri per Grandi Stazioni, società di servizi delle Ferrovie dello Stato Italiane, incaricata della riqualificazione e gestione dei maggiori scali ferroviari italiani e che ospiterà alcuni eventi.
Un’intervista filmata di Cesare Cadeo su Canale 5 nel 1985 per Superflash di Mike Bongiorno (che volle destinare parte delle vincite del telequiz in beneficenza, iniziando proprio dall’opera di fratel Ettore) ha mostrato il Camilliano nei luoghi in cui lavorava: «Vorremmo cercare di fare il possibile per togliere i fratelli dalla miseria… Aiutare il fratello a vivere la sua povertà con decoro, che ci teniamo a non distruggere. Se con i vostri soldi venisse intaccata la nostra povertà, vorrei dire: fateci un piacere e non mandateci niente! Aiutateci a essere poveri, quella povertà che merita la beatitudine del Signore».
Poi suor Teresa ha ricordato la recente visita del cardinale Scola a Casa Betania di Seveso, dove fratel Ettore riposa, con una gioia che, come diceva lui, «sale dalle suole delle scarpe ed esplode nel cuore». Francesca Consolini, postulatrice della causa di beatificazione avviata nel febbraio 2013 dalla Conferenza episcopale lombarda, ha rivelato come il religioso fosse l’unico (su espressa indicazione del cardinale Martini, «perché è un santo») a cui i funzionari della sagrestia del Duomo di Milano lasciassero totale libertà di parola e movimento.
Lo scrittore e giornalista Roberto Allegri, autore della biografia Vieni con me (Piemme), ha poi presentato i libri complementari Fratel Ettore. I miei giorni con il profeta degli ultimi di suor Teresa (San Paolo) e La mia prima fine del mondo di Emanuele Fant (Monti).
Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ha infine ricordato gli improvvisi arrivi di fratel Ettore in redazione e come l’invito rivolto sempre al cardinale Martini («Non dimenticare i poveri») fosse la stessa frase sussurrata nell’ultimo Conclave dal cardinale Hummes al nuovo papa Bergoglio, ispirandogli così la scelta del nome Francesco. Un segno evidente della imitatio Christi così efficacemente incarnata da fratel Ettore e ancora viva nelle “periferie esistenziali” della sua Chiesa.