Le imprese artigiane nel territorio di Milano, Monza e Brianza sono in calo da più di dieci anni. Eppure alle attuali 88 mila aziende non manca tanto la domanda, quanto la manodopera.
Questa penuria di personale la registra anche il sistema regionale di formazione: in Lombardia sono 24 mila i giovani formati all’anno, a fronte delle 250 mila unità richieste dalle imprese. «Il mismatch – il cosiddetto disequilibrio tra domanda e offerta, come spiega Martino Troncatti, presidente di Fondazione Enaip Lombardia – è sempre stato un problema rilevante, soprattutto nella nostra regione. Proprio per questo creeremo un osservatorio in tutta la Lombardia per capire qual è la domanda di professioni tradizionali, oltre ad adeguare i corsi di formazione che eroghiamo. Cercheremo con le associazioni industriali e degli artigiani di andare un po’ in questa direzione. Con il nostro network di quasi cinquemila imprenditori, dobbiamo sentire quali sono i bisogni dei giovani e costruire un’offerta lavorativa nuova».
Nel mercato di oggi infatti molte delle posizioni proposte non attraggono più i lavoratori come in passato, che rivolgono lo sguardo su altri settori o addirittura ricorrono alle dimissioni volontarie. Uno degli effetti più vistosi della pandemia, con numeri che in Lombardia hanno raggiunto le 400 mila unità. La conseguenza è il mancato ricambio generazionale, come dimostra anche l’alta età media dei titolari.
I timori legati a questa carenza di personale sono un rallentamento dei settori più in crescita dopo gli anni del Covid. Gli incentivi legati al Superbonus e altre misure hanno provocato un boom degli interventi residenziali. Bene anche l’impiantistica e l’elettronica, con sempre più persone che desiderano ristrutturare casa, dopo averne scovato tutti i difetti nei lockdown.
Risultati in negativo invece per il settore alimentare, che oggi segna un -2,7% delle imprese attive. Aziende come panifici e pasticceria segnalano difficoltà a scovare personale nel settore. La categoria più in difficoltà sono però i meccanici: oggi in Lombardia mancano più di 20 mila dipendenti. Professioni che non trovano manodopera anche per via dei numerosi sacrifici. «Facciamo l’esempio – spiega Troncatti – degli infermieri delle Rsa. È una professione che assiste la persona nelle fasi finali della vita, spesso in condizioni infermi. Senza contare che lavorano sette giorni alla settimana per tre turni al giorno. Sono lavori che spesso diventano provanti».
Non aiuta l’economia chi nega poi contratti regolari ai lavoratori «Troviamo gente – segnala Troncatti – che non è disponibile a pagare regolarmente i ragazzi, senza contare la richiesta abnorme di prestazioni lavorative che vanno oltre i contratti aziendali».
La buona notizia per la regione è che non mancano le opportunità di mercato: l’orologio indica meno di tre anni alle Olimpiadi, ma il settore turistico è già pronto a incassi da record a Milano. A beneficiarne sarà ad esempio tutta la filiera, dal settore delle forniture alberghiere ai servizi del trasporto. Un rilancio possibile però solo con manodopera anche qualificata, proveniente in questo caso dagli Istituti tecnici superiori. Gli Its sono scuole di formazione post diploma della durata di due anni, rivolte soprattutto a diplomati degli istituti tecnici professionali. Nel settore alberghiero possono contare ad esempio su corsi di Hotel manager, formazione offerta a Milano anche dalla fondazione InnovaProfessioni. «In Mind – sottolinea Troncatti – dove abbiamo trasferito l’alta scuola di restaurazione di Botticino, abbiamo fondato sei Its, tra cui uno specifico sulle catene di approvvigionamento. Non stiamo ancora parlando di numeri di massa, ma rispondono a un bisogno enorme per le piccole e medie imprese».