Più flessibilità nei tempi e negli orari, servizi dedicati e pari opportunità. Conciliare famiglia e lavoro porterebbe un vantaggio economico per il territorio lombardo che gli operatori stimano intorno ai 40 miliardi, secondo un’indagine della Camera di Commercio di Milano.
Oggi le donne che hanno famiglia e lavoro trovano difficoltà nel 65% delle imprese, mentre nel 20% dei casi sono previsti interventi ad hoc. Orari più flessibili sul lavoro, nei negozi e nei servizi territoriali, faciliterebbero la vita per il 52% delle intervistate. La crescita delle pari opportunità, con stipendi più alti e la possibilità ad accedere a ruoli più remunerati sarebbe importante per il 10%. Mentre l’8% vorrebbe aiuti economici per la maternità, una maggiore vivibilità, attenzione al verde e, in generale, all’ambiente in cui i figli crescono. «Il lavoro femminile è una risorsa centrale per la nostra economia – commenta Federica Ortalli, presidente del Comitato Imprenditoria Femminile della Camera di Commercio di Milano -. C’è bisogno crescente di servizi per aiutare l’integrazione delle attività tra lavoro e famiglia, con un possibile impatto in termini di vantaggi economici».
Nella città metropolitana sono 376 le imprese dedicate a istruzione, tempo libero e servizi alle famiglie. E sono raddoppiate rispetto alle 184 del 2010, con circa 4 mila addetti. A Brescia e Varese sono circa 200, a Bergamo, Como, Monza e Lecco circa 100. Un settore che vale 100 milioni di affari in regione, su un totale italiano di 400 milioni. «Quello della gestione del tempo è un tema sempre più centrale in una società complessa, come mostra la forte crescita delle imprese dedicate a servizi di aiuto alle esigenze familiari – sottolinea Anna Fontana, del Comitato imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Milano -. Si tratta di un ambito che riguarda in particolare le donne, che in media si fanno maggiore carico delle esigenze familiari».
In questa prospettiva diventa allora prioritario il passaggio dalla conciliazione alla condivisione, con una redistribuzione del carico dei compiti dentro e fuori alla famiglia. «Per questo è importante coinvolgere i soggetti più prossimi e prevedere un sempre maggiore utilizzo dei servizi privati dedicati», conclude la Fontana.