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Solidarietà

Disabili e detenuti, legami oltre le barriere

Fondazione Sacra Famiglia e il carcere di Opera hanno realizzato un progetto di inclusione sociale che, visto il grande successo, si ripeterà in primavera

7 Gennaio 2020

Fondazione Sacra Famiglia, che dal 1896 si prende cura delle persone fragili con complesse o gravi fragilità e disabilità fisiche, psicologiche e sociali, e l’associazione “In Opera” della Casa di reclusione di Milano-Opera hanno dato vita al progetto “Legami in Opera”.

L’iniziativa ha visto coinvolti sette uomini tra i 55 e i 70 anni, con difficoltà cognitive medio-lievi (e un vissuto decennale in Sacra Famiglia) e 15 detenuti, italiani e stranieri (il più giovane di 23 anni e il più anziano di 65): insieme hanno realizzato alcuni strumenti musicali.

Il percorso è durato tre mesi e si è strutturato attraverso una serie di incontri con frequenza settimanale, da giugno a fine ottobre.

Gli strumenti sono stati poi utilizzati durante il Recital di Natale di Sacra Famiglia, un evento speciale che ha visto come protagonisti-attori ospiti storici e volontari.

Nel corso del progetto le fragilità di ciascuno sono diventate occasioni di esperienza e vita comune, l’iniziale “lontananza” tra persone disabili e carcerati è sparita per fare spazio a canzoni, lavoro insieme e nuove amicizie.

«Siamo molto orgogliosi di aver partecipato a questo progetto – commenta Barbara Migliavacca, responsabile dell’iniziativa -, i detenuti hanno vissuto l’esperienza in maniera positiva e gli ospiti sono riusciti, grazie all’aiuto di questi nuovi amici, a creare uno strumento musicale bello e vivo. Ne è nata un’esperienza unica e toccante e di questo non possiamo che ringraziare l’associazione “In Opera” e il direttore della Casa di reclusione Milano-Opera per averci aiutato a realizzarla. Ogni barriera o prigione fisica, psichica e sociale può essere superata insieme nella solidarietà in un progetto comune».

I detenuti, a seguito di questa esperienza hanno scritto diverse lettere, di cui uno stralcio recita: «Lo sguardo buono e il sorriso sincero di questi nuovi amici mi ha spiazzato. Prima di conoscerli avevo l’idea che fossero gravemente malati e che questo fatto costituisse un peso schiacciante. Con le mie parole “di prima” avrei detto che, senza nemmeno un processo, erano stati messi all’ergastolo. E da un ergastolano ti aspetti volto cupo e pensieri oscuri. Invece…».

Visto il grande successo il progetto si ripeterà in primavera.