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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Delpini: «Considerate l’acqua non solo come una cosa, ma come un simbolo»

L’Arcivescovo ha visitato insieme a un gruppo di adolescenti la Centrale dell’Acqua di Milano, invitandoli a riflettere sul suo valore, non solo come risorsa vitale, ma come segno di equità e gratitudine

di Annamaria BRACCINI

12 Novembre 2024
Fotogramma

«Vi do un compito: coltivate il tema della società e della gratitudine per chi lavora per voi. Noi viviamo spesso come se tutto fosse scontato: si apre il rubinetto e arriva l’acqua, ma non è dappertutto così. Vi invito a considerare l’acqua, non solo come una cosa, ma come un simbolo». Un simbolo concretissimo, necessario alla vita di ognuno eppure, in tante parti del mondo, negato dalle sempre più gravi diseguaglianze che «ci devono interrogare e inquietare».

“L’Arcivescovo vi invita…”

Usa parole semplici, rivolte direttamente agli adolescenti che ha di fronte, il vescovo Mario Delpini che, con loro, vive il primo appuntamento della II edizione dell’iniziativa “L’Arcivescovo vi invita”. Sono venticinque i ragazzi provenienti della Comunità pastorale San Giovanni Battista alla Cagnola accompagnati da don Marco Magnani, incaricato per la pastorale giovanile della Cp e dagli educatori, che partecipano alla serata che si svolge presso la Centrale dell’acqua di Milano, proprio per il significato impresso, quest’anno, alla proposta, promossa e animata dalla Fondazione degli Oratori Milanesi. Ossia, scoprire sette luoghi significativi di Milano e dell’hinterland, in altrettanti incontri, tante quante sono le opere di misericordia corporale richiamate dal Giubileo 2025. Ovvio, quindi, il riferimento, in un luogo dove tutto parla dell’acqua, a “Dare da bere agli assetati”. Opera che, oltre il racconto affascinante che offrono operatori e ingegneri della Centrale ai ragazzi divisi in tre gruppi, torna, infatti, più volte nella riflessione dell’Arcivescovo giunto alla struttura didattica e museale con il vicario episcopale di Settore, don Giuseppe Como e il direttore della Fom, don Stefano Guidi e accolto da Simone Dragone presidente di MM Spa, società che dal 2003 gestisce il servizio idrico integrato della città e che, nel 2018, ha riqualificato la Centrale, e dall’Amministratore Delegato, Francesco Mascolo.

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La Centrale dell’acqua di Milano 

«L’utilizzo intelligente dell’acqua è un modo per preservare il creato, perché l’acqua non serve solo per dissetarsi. Noi facciamo sì che se ne perda il meno possibile e che costi poco (è la meno cara in Europa) e che, così, sia accessibile a tutti», spiega Dragone, dicendosi onorato della presenza di monsignor Delpini.  «Milano è un’isola che galleggia sull’acqua e abbiamo fatto molti investimenti in questo senso. Nelson Mandela diceva che l’acqua è democrazia e aveva ragione pensando a certi obiettivi difficilmente sostenibili senza risorse idriche», conclude.

«Milano è una città fortunata riguardo all’acqua che noi trattiamo con risorse tecnologiche all’avanguardia e l’impegno di seicento persone che si occupano dell’intero ciclo da quella reflua fino alla depurazione per l’irrigazione e al riutilizzo industriale. Un’acqua che non vede mai la luce, viene erogata sempre alla stessa temperatura ed è di ottima qualità rispetto a quella minerale», aggiunge Mascolo.

MM Spa

In effetti, i “numeri” del lavoro messo in campo impressionano: 584 pozzi totali, 400 disponibili, 31 centrali, di cui 26 in funzione, gestite dalla control room di San Siro, 2 grandi depuratori: Nosedo e San Rocco che divengono, in molte occasioni, anche spazi aggregativi per i rispettivi territori, un’estensione di tubazioni pari a 2’400 km, oltre 600 fontanelle di strada (le storiche “vedovelle”) attive. Un controllo giornaliero per l’acqua in ingesso e quella in uscita, 24 ore su 24, 200 milioni di metri cubi di acqua erogati all’anno per un’utenza di circa 2 mln di persone, con un consumo pro-capite che rimane molto alto, pari a 200 litri al giorno.  E, poi, naturalmente la sostenibilità con un circuito di riutilizzo virtuoso delle risorse e di biosostenibilità, tanto che, alla fine della filiera, viene prodotta anche plastica biodegradabile e ai ragazzi viene regalato un piccolo portachiavi realizzato con questo materiale. 

Insomma, la Centrale, di strada ne ha fatta tanta dal 1906 – non a caso l’anno della grande Esposizione internazionale ospitata a Milano, l’Expo di allora – al 2018 quando è divenuta spazio culturale ed educativo visitato gratuitamente da oltre 300 ragazzi a settimana, con un percorso suggestivo su tre piani, tra l’antica Sala macchine, i moderni video che spiegano il presente e il museo che ricostruisce l’intera vicenda. Illustrata ai ragazzi che seguono curiosi e ammirati, che fanno domande e che, insieme all’Arcivescovo, indossano la maschera della realtà aumentata per una full immersion virtuale (è proprio il caso di dirlo) nel percorso proposto.

E sembra allora di vivere su due pianeti diversi rispetto a ciò che racconta il vescovo Delpini del suo recente viaggio in Congo, là dove, nella capitale Kinshasa, vivono «due nostri preti fidei donum che hanno scavato un pozzo profondo 90 metri divenuto un bene di consumo, poiché non vi è acqua pubblica».

L’acqua come simbolo

Da qui la gratitudine per ciò che si fa a Milano e l’apprezzamento «per il luogo in cui siamo», sottolinea l’Arcivescovo. «Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Il tema è, quindi, perché in Africa sia così difficile poter avere risorse idriche. Questo ci deve inquietare. Non sarà che abbiamo rubato qualcosa ai poveri? Dobbiamo pensare a tale diseguaglianza planetaria. Occorre avere senso di responsabilità e imparare il saggio uso di un bene come l’acqua da rispettare e da amare, visto anche quanto lavoro c’è per farci avere quel semplice bicchiere di acqua pura, buona e sana», osserva ancora.

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«Nella Lettera agli adolescenti ho scritto che vorrei che questo anno ci vedesse pellegrini di speranza, gente che, come dice il Giubileo, cammina e porta speranza. Per questo ho considerato le opere dette di misericordia. Ma come facciamo a essere pellegrini di speranza? Essendo capaci di rispondere alla promessa di Dio che questo mondo è adatto ospitare il suo Regno. Che non significa fare festa per Natale, ma creare spazio per il Regno di Dio, condividendo l’acqua e il pane con chi non l’ha. Come dice Francesco, nel “Cantico delle Creature”, «l’acqua umile, preziosa e casta» per risalire alla gloria di Dio. Scrivete una frase, una poesia, per rendere grazie a Dio dell’acqua e imparate a memoria l’inizio del capitolo 4 del Vangelo di Giovanni con Gesù che chiede da bere alla donna Samaritana, Lui che è sorgente dell’acqua per la vita eterna».

Le testimonianze

Al termine è fratel Gianluigi Quaranta, comboniano, con padre Esdra del Centrafrica, da 5 mesi sacerdote, a portare la sua testimonianza “sul campo”. «Sono stato nel Mozambico del nord per 10 anni e abbiamo realizzato un pozzo. Da qui la missione, la creazione della scuola superiore tecnica per 250 ragazzi. Alla fine, siamo arrivati anche a un progetto per estrarre l’acqua finanziato da Caritas italiana e alla produzione di ortaggi per una zona di 10.000-15.000 persone».

«In Centrafrica», racconta don Esdra, «più della metà della popolazione non ha accesso all’acqua, anche se il Paese ha una falda a soli 70 metri di profondità, perché il governo non riesce a creare sistemi di pompaggio. È un privilegio avere l’acqua dal rubinetto perché in tante parti del mondo non è così. Usiamola bene».

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