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Monza

Delpini agli adulti: «Insegnate ai giovani il mestiere di vivere»

Nuova tappa del confronto con sindaci e pubblici amministratori della Zona V, avviato nel 2018 e concentrato sull’impegno a fornire risposte concrete al disagio delle nuove generazioni

di Annamaria BRACCINI

20 Maggio 2024
Da Fb Provincia Monza Brianza

Sette sindaci, uno per ciascuno degli altrettanti Decanati della Zona pastorale V, in rappresentanza dei 60 primi cittadini che governano un territorio di oltre 900 mila abitanti. I problemi, le complessità, ma anche la bellezza di un territorio ricchissimo di associazionismo, di aziende piccole e grandi, di voglia di fare. E al cuore di tutto, la questione delle questioni: i giovani, il loro disagio e la possibilità di dare risposte e speranza. Questi i temi su cui si è articolato il confronto dell’Arcivescovo – avviato nel 2018 – con gli amministratori della provincia di Monza Brianza, cui si aggiungono 13 Comuni, da Cantù a Mariano Comense, in provincia di Como ma in Zona V. 

Un ritrovarsi periodico che è un bell’esempio «di tenacia nell’essere seminatori di fiducia, cercando alleanze costruttive per il bene comune, senza protagonismi», come spiega in apertura Sabino Illuzzi, responsabile della Commissione per l’animazione socioculturale della Zona e “anima” dell’incontro. Al quale sono presenti, oltre a un folto pubblico, il vicario episcopale di Zona, monsignor Michele Elli, il prevosto di Monza monsignor Silvano Provasi, sacerdoti e autorità civili con il presidente della Provincia Luca Santambrogio, il viceprefetto di Monza Beaumont Bortone, il Questore, comandanti provinciali dell’Arma e della Guardia di Finanza e rappresentanti delle Assemblee sinodali decanali. «È chiaro che il benessere psicofisico dei ragazzi passi da diversi mondi e agenzie educative. La nostra responsabilità è fornire loro tutti gli strumenti per una crescita serena», dice Santambrogio, con parole non molto diverse da quelle del Viceprefetto, che sottolinea l’impegno costante per «il dialogo e il confronto interistituzionale».

I sindaci: sostenere giovani e famiglie

Poi è la volta dei sindaci, che si alternano sul palco portando riflessioni maturate a partire dal Discorso alla Città 2023 dell’Arcivescovo (leggi qui).

Inizia Paolo Pilotto di Monza, evidenziando il valore della sinergia tra istituzioni, Diocesi e Università Cattolica con il progetto promosso sul territorio dalla Commissione socio-culturale e vòlto ad approfondire l’emergenza giovanile: «Credo che un contributo importante alla generazione di una maggiore fiducia potrebbe venire dal ritornare tutti al valore originario della appartenenza: essere parte non significa essere contro. Non trasformare la dialettica politica in accusa e rissa, ma mantenerla nei toni di un confronto serio in nome del meglio, non del peggio, credo che sia una delle attese dell’intero popolo italiano. Anche così una comunità recupera fiducia».

Prosegue Giovanni Alberti di Mariano Comense, per il Decanato Cantù, che individua alcune priorità: «Intercettare e sostenere i ragazzi più svantaggiati, offrire opportunità di bellezza, supportare gli educatori, le famiglie, gli insegnanti e imparare ad ascoltare i giovani».

Laura Borella, sindaco di Lissone, espone alcune difficoltà come quelle derivanti dalla massiccia migrazione, dall’invecchiamento della popolazione – dal 2019 meno di 400 nascite all’anno, con la presenza percentuale di più di 152 anziani ogni 100 giovani -, ma anche la forza di un territorio «dove ci prendiamo carico dei ragazzi con tante iniziative e progetti».

Le fa eco Samuele Consonni, di Verano Brianza (Decanato di Carate), che sottolinea, in una prospettiva interessante e leggermente differente dagli altri, le problematiche genitoriali, di padri e madri che spesso abdicano al loro ruolo: «Promuovere la consapevolezza, aiutandoli a comprendere la loro importanza nell’educazione dei figli è fondamentale. Occorre un supporto familiare».

Superare le paure

Piermario Galli, sindaco di Barlassina (Decanato Seregno-Seveso), ribadisce la crucialità dell’impegno dell’amministrazione pubblica: «Per questo tutti noi, di ogni orientamento politico, abbiamo accolto con grande favore l’invito della Zona V ad avviare un percorso comune che metta al centro i temi del disagio giovanile e dell’emergenza educativa. Quanto è vero che la paura si aggira per le nostre strade, quando tocchiamo con mano la costante lamentela, la pretesa che venga risolta la situazione personale senza curarsi del bene comune, dove le diseguaglianze aumentano tra nuove povertà e difficoltà abitative. Non mancano i problemi, ma dobbiamo riconoscere con gratitudine le tante associazioni che contribuiscono alla tenuta delle nostre comunità: nel nostro territorio di poco meno di 7000 abitanti, abbiamo 40 associazioni». 

Simone Gargiulo, primo cittadino di Desio, da parte sua ammette: «Sono tante le paure, ma da dove si parte a diffondere fiducia? Dai piccoli cittadini, dai bambini, dai ragazzi. La visita pastorale dell’Arcivescovo nel nostro Decanato, e in special modo a Desio, mi ha dato la possibilità di rafforzare l’idea che il nostro essere, la nostra mission, in modi diversi, è quella di stare vicino alle persone, di ascoltarle, di fare un pezzo di strada insieme».

Conclude Rosella Maggiolini, sindaco di Carnate (Decanato Vimercate): «A Carnate le etnie presenti sono centinaia. Nel corso degli anni sono state organizzate tante occasioni di incontro, grazie anche al sostegno della parrocchia e dell’oratorio. Ma un Comune da solo può poco e il Vimercatese, questo, lo ha capito da tempo, coordinandosi in alcuni ambiti strategici per dare risposte concrete ai propri cittadini» anche grazie a un fiorente associazionismo di cui Maggiolini enumera le realtà.  

Davide che vince Golia

Dall’episodio di Davide e Golia, narrato nel Primo Libro di Samuele, prende avvio l’intervento dell’Arcivescovo, che ringrazia i sindaci «del tanto che fate, della generosità del vostro servizio che ammiro».

«Il male, il gigante fa paura e può avere diversi nomi: può essere l’insidia che corrompe i giovani e li rende così problematici, la malavita che si infiltra anche nelle attività produttive, può essere anche un fattore naturale come la pandemia, ma il piccolo Davide vince il Filisteo, prendendo – come dice la Scrittura – cinque ciottoli lisci dal torrente. Leggendo questo episodio mi permetto di dare un nome a questi ciottoli, che sono i fondamenti della fiducia di Davide di fronte al male che è gigantesco».

Il primo ciottolo è la fiducia in Dio, «un riferimento trascendente che è censurato nella comunicazione pubblica come se fosse cattiva educazione parlare di Dio, come se fosse un argomento divisivo e così mi pare che sia diventata una regola in Italia. Ma è un’ingenuità pensare che ci si possa salvare da soli», scandisce l’Arcivescovo.

Il secondo è la consapevolezza della propria capacità, come Davide che va con coraggio incontro a Golia. Chiara l’allusione: «Il nostro mestiere siamo capaci di farlo bene. Ciascuno, come è stato testimoniato dai sindaci che sono intervenuti, è seminatore di fiducia non perché abbiamo la soluzione a tutti i problemi, ma perché sappiamo di che cosa siamo capaci, delle risorse e dei limiti che abbiamo».

Il terzo ciottolo è il sostegno della comunità nella «consapevolezza delle aspettative che il popolo ripone in voi. Forse bisogna cercare il modo di rendere più esplicito: un elemento di forza è sentirsi interpreti della città, del paese. L’appartenenza, l’essere votati da una parte e non dall’altra può essere divisivo».

Il quarto ciottolo è «dare al male le giuste proporzioni, conoscendolo, perché anche così lo si ridimensiona. Il gigante cattivo non è infinito, non è invincibile, non è immortale».

Infine, il quinto ciottolo è cogliere l’occasione perché «questo è il momento di fare qualcosa di fronte all’inquietudine, allo smarrimento, alle difficoltà della generazione giovanile che avete tutti evidenziato».

«Prendere a bottega il futuro»

Ma da dove ripartire? Da ciò che già esiste: «Quanti progetti intelligenti, magari, condivisi anche in una rete che coinvolge le associazioni, le parrocchie, gli oratori… È un elenco impressionante che dice quanto bene c’è. L’amministrazione comunale non ha, per sé, il ruolo di essere educatrice, ma può favorire le opere educatrici delle altre realtà come la scuola, la Chiesa, la famiglia. L’amministrazione comunale può talvolta inventare un’attività per rivelare un volto simpatico». Come per esempio donare, il 25 aprile, la Costituzione a chi compie 18 anni, anche se ormai la festa della Liberazione «suscita tensioni», o fare gli auguri ai sedicenni. «Forse – continua – potremmo far sì che l’anno prossimo i giovani siano qui con noi».  

«Manifestate simpatia verso le fasce di età più difficili come gli adolescenti, ma anche gli anziani con tante problematiche diverse». Da qui l’augurio: «Mi piacerebbe che si diffondesse un atteggiamento in cui gli adulti prendono a bottega il futuro, come può fare un falegname con un apprendista che rappresenta il futuro. Prendere a bottega vuol dire accettare di insegnare il mestiere con quella autorevolezza indiscutibile di saperlo fare. Però qui non si tratta di un mestiere qualsiasi, ma del mestiere di vivere, di ispirare all’arte di diventare uomo, donna». Il riferimento è al sindaco che aveva parlato del sottrarsi dei genitori al loro ruolo: «Prendere a bottega il futuro vuol dire anche stabilire un rapporto personale, non fare una lezione in cui si insegna a schiacciare dei tasti. Si tratta di seguire il giovane perché impari e si corregga».

Infine, è Illuzzi ad annunciare l’avvio della seconda fase del progetto elaborato con la Cattolica, «lavorando su linguaggi e formazione per riuscire a costruire insieme una base di conoscenza delle buone pratiche nel territorio, non per fare statistiche ma per capire meglio come orientare all’azione». Una concretizzazione che prenderà corpo entro fine estate-autunno e sarà oggetto di un’esposizione pubblica dei risultati. Auspicata anche la formazione di una consulta studentesca provinciale.

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