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Monza

Csi, un nuovo campo di basket e volley alla Casa circondariale

Una mattinata di sport e divertimento con i detenuti protagonisti di partite di calcio e basket, diretti da due speciali allenatori come Emiliano Mondonico e Carlo Recalcati

25 Maggio 2017
Il taglio del nastro

Non una comune conferenza stampa, ma un momento di unione, in cui tutte le barriere, per un attimo, sono state abbattute. Questa mattina, presso la Casa circondariale di Monza, è stato inaugurato un nuovo campo da gioco polivalente per basket e volley, simbolo di come lo sport possa essere veicolo ideale per ridare forza al senso delle regole e per far ritrovare, dopo un momento di buio, la possibilità di una nuova prospettiva.

Prosegue così il Progetto Carceri, percorso che il Csi Milano intraprende da ormai qualche anno, gestendo e organizzando all’interno del carcere numerose attività di valorizzazione della pratica e della cultura sportiva, frutto della profonda convinzione che lo sport possa contribuire in modo significativo a migliorare la condizione fisica e psichica di chi vive un periodo difficile come quello detentivo.

Oggi è stato lo sport il vero protagonista, con partite di calcio 4 vs 4 e di basket 3 vs 3 tra detenuti, calciatori della S.S. Monza 1912, che attualmente milita in Serie D, ed alcuni componenti della polizia penitenziaria che parteciperanno al prossimo campionato di calcio del Csi. I match hanno visto Emiliano Mondonico, ex tecnico di calcio, e Carlo Recalcati, allenatore della Pallacanestro Cantù, in veste di arbitri e allenatori.

Nell’occasione è stata anche premiata l’Alba, squadra formata da detenuti che partecipa al campionato Csi di calcio a 7: «La nostra squadra partecipa al campionato provinciale del Csi Milano da due anni. Lo sport è disciplina, ci aiuta a riflettere sulle regole della vita e a capire i nostri errori. Grazie a questo progetto possiamo dimostrare che in noi non c’è solo una parte negativa, ma c’è anche del bene. Il calcio ci sta offrendo speranza e ci fa capire che fuori c’è un mondo in cui possiamo veramente integrarci. Abbiamo riscoperto lo sport anche come strumento di aggregazione e integrazione tra diverse culture ed esperienze. Grazie di cuore per questa grande possibilità».

Ecco in sintesi alcuni degli interventi.

Maria Pitaniello, direttrice della Casa circondariale di Monza: «Il progetto dello sport in carcere va avanti da diversi anni e con il nuovo campo polivalente siamo in grado di ampliare la proposta sportiva per i detenuti. Lo sport educa a rispettare le regole, a rispettare i compagni e anche se stessi. Divertirsi, allentare la tensione e fare squadra è importante per migliorare la vita di tutti, anche qui».

Massimo Achini, presidente del Csi Milano: «Oggi la novità non è lo sport in carcere, ma crederci davvero con l’ambizione di poter esprimere al meglio le sue potenzialità educative. Oltre a inaugurare il nuovo spazio polisportivo del Carcere di Monza, annunciamo che i detenuti della casa circondariale parteciperanno ai campionati della prossima stagione sportiva del Csi Milano con una squadra di pallavolo e una di pallacanestro, oltre alla squadra di calcio a 7 che milita da alcuni anni nelle nostre competizioni».

Oreste Perri, Presidente del Coni Lombardia: «In campo oggi ho visto persone che si sono sentite libere giocando. Lo sport aiuta a tirare fuori la parte buona di ciascuno, a sentirsi meno soli e a credere in se stessi. Riuscire a far sorridere qualcuno è il regalo più bello che si può fare a se stessi e agli altri. Il rispetto delle regole, l’aiuto e lo scambio reciproco sono i valori che un progetto come questo riesce a trasmettere».

Fabio Pizzul, consigliere regionale Lombardia: «Mi impegno da diversi anni nel mettere a sistema tutte le attività che vengono realizzate in carcere costruendo un collegamento con il territorio e con la società. Lo sport e la voglia di mettersi in gioco sono una vera scuola di vita in grado di dare speranza e prospettive migliori per il futuro».

Hanno portato la loro testimonianza anche Emiliano Mondonico («è importante aiutare chi è in difficoltà. Non ho allenato solo dei campioni, oggi alleno anche squadre con ragazzi in difficoltà e si vive meglio quando si ha la forza e la volontà di sostenere gli altri. Questi ragazzi ogni mattina si alzano e sanno che devono fare goal, non solo in campo, ma soprattutto nella vita. Fare squadra e rispettare le regole sono insegnamenti che lo sport può offrire»), Carlo Recalcati («la capacità e la voglia di stare insieme dei detenuti erano evidenti sul campo di gioco. Attraverso lo sport si possono imparare le regole necessarie per ributtarsi nella vita dopo aver scontato la pena dei propri errori. Sapere che il nostro intervento di oggi può aiutarli è davvero appagante») e Nicola Colombo, presidente della S.S. Monza 1912 («siamo venuti qui per poter tendere una mano a coloro che vivono il difficile mondo del carcere e per cercare di aiutarli a recuperare la propria vita e i contatti con l’esterno. Parlare di sport e in particolare di calcio può favorire il reinserimento sociale e poterlo praticare anche qui è sicuramente un veicolo per raggiungere e mantenere la salute fisica e mentale».