Il recente caso della morte di Ramy Elgaml e gli scontri di questi giorni hanno riportato l’attenzione sul quartiere Corvetto di Milano, dove negli ultimi decenni la mancanza di interventi di riqualificazione ha accentuato il contesto di degrado e povertà segnalato dai cittadini.
Carlo Casiraghi, volontario della parrocchia di San Michele Arcangelo e Santa Rita, descrive un quartiere connotato da una grande concentrazione di case popolari, dove si sono accumulati negli anni contesti di profondo disagio, come ad esempio l’abusivismo: «La somma di queste situazioni spesso generano rabbia, isolamento o desiderio di trasferirsi altrove».
A Corvetto esistono tuttavia anche semi di speranza, soprattutto nei presidi messi in piedi da scuole e parrocchie. Insieme a molte altre associazioni, negli anni hanno costituito un ruolo essenziale nel promuovere buone pratiche ed esempi di legalità, come con i doposcuola. Infatti in questa realtà si è realizzato il progetto «Parrocchie e periferia», promosso da Fom e Caritas ambrosiana, «dove la presenza degli educatori ha mantenuto la fiamma sempre accesa, così per noi è stato più facile ripartire dopo il Covid», racconta Casiraghi. Il sostegno allo studio era solo una delle azioni previste al Corvetto per rilanciare l’oratorio, in un quadro di partenza in cui si subiva la difficoltà a gestire i ragazzi difficili del quartiere.
Nella zona ha messo radici anche il progetto QuBì: avviato anche grazie a Fondazione Cariplo (tra i partner operativi la Caritas ambrosiana), dal 2019 ha coinvolto 415 realtà milanesi, tra associazioni, parrocchie, onlus e altre istituzioni locali, per affrontare la povertà minorile. «Con determinazione e metodo – spiega Casiraghi -, si sono impegnate ad accompagnare i più giovani nel percorso scolastico, essenziale per formare cittadini responsabili».
Gloria Mari è la presidente dell’Associazione Nocetum, che organizza percorsi educativi per le scuole e accoglie al suo interno una comunità educativa per donne in situazioni di disagio e fragilità sociale, assieme ai loro bambini. L’associazione si trova non molto lontano dal cuore di Corvetto, ma è coinvolta nelle iniziative del doposcuola del quartiere: «Noi ci occupiamo dei ragazzi delle elementari, che sono accompagnati dalle madri e li aiutiamo a fare i compiti. Fuori dalla scuola, mi sembra invece di vedere giovani che non hanno legami, senza famiglie alle spalle o comunque che non riescono a farsene carico, forse perché sono figure che poi non si sono inserite nel mondo del lavoro e vivono alla giornata».
Tra le altre attività per le scuole organizzate da Mari e le persone di Nocetum, ci sono anche visite nei dintorni di Milano, per imparare a conoscere un territorio che si trasforma. «Noi siamo poco distanti dall’area di Porto di Mare, che fino a poco tempo fa era conosciuto solo come il bosco della droga. Oggi è stato riqualificato ed è la dimostrazione di come, nella gravità del contesto, esistono anche segni di speranza. Quello che forse manca a Corvetto è una presa di coscienza un po’ più netta dell’Amministrazione. Ha a cuore i territori, ma serve attivare sperimentazioni che partano anche dall’alto. Sul territorio esistono già tante realtà che fanno quel che possono. I cittadini hanno bisogno di rendersi conto che anche loro sono considerati e sostenuti, in modo che possano aiutare questi giovani, un po’ ai margini della società».