Tredici minori e ventitré adulti per un totale di diciotto nuclei accolti nei suoi appartamenti: è questo il bilancio dei dodici mesi trascorsi dall’inaugurazione della Corte di Quarto, il progetto di housing sociale gestito e promosso da Fondazione Arché nel quartiere di Quarto Oggiaro alla periferia di Milano. Al suo interno si trovano nuclei di madri con bambini avviati all’autonomia, una piccola fraternità ma anche singoli e coppie che hanno scelto di vivere un’esperienza di vicinato solidale, ancora più significativa nell’anno sconvolto dalla pandemia.
Proprio per favorire la formazione di una comunità coesa e solidale, la Corte di Quarto ha promosso in questi mesi una serie di iniziative a cui hanno partecipato, nel rispetto delle normative anti-covid, gli ospiti e persone esterne. Da maggio a ottobre sono stati organizzati vari momenti conviviali: a settembre le gite al Lago delle Streghe e nel Bosco delle Capre in provincia di Varese, mentre per tutta l’estate, alla presenza di volontari della Fondazione, si sono svolti laboratori di cucina e di creatività per i più piccoli.
Sempre loro, i bambini e le bambine, sono al centro anche del murale che, da settembre, rende più colorata e bella la facciata della Corte di Quarto. Realizzato dal collettivo milanese di fama internazionale Orticanoodles, raffigura il movimento di due altalene bianche, che si incrociano su uno sfondo colorato con le tinte dell’arcobaleno, riprodotte anche nel logo di Fondazione Arché.
Oltre a garantire un tetto a nuclei in difficoltà e a favorire esperienze comunitarie, uno degli obiettivi della Corte di Quarto è di accompagnare le persone nel loro percorso di costruzione dell’autonomia personale. In questa direzione sono incoraggianti i dati di questi primi mesi sia nell’ambito lavorativo che formativo con la partecipazione degli e delle ospiti della Corte di Quarto a corsi e a esperienze lavorative.
«Possiamo dire che la Corte sia un microcosmo sia per i Paesi del mondo da cui provengono i residenti (Italia, Senegal, Romania, Filippine, Nigeria, Marocco, Uruguay…) sia per le religioni (oltre ai cattolici, ci sono ortodossi, evangelisti, musulmani, non credenti…) sia per l’età (dalle mamme diciottenni, ai futuri sposi di 25 anni fino alle persone adulte, alcune già nonni!). Il comun denominatore di questa eterogeneità è il desiderio: qualcuno desidera superare un problema, altri desiderano un luogo dignitoso e tranquillo, altri ancora vogliono spendere un periodo della propria vita in condivisione con chi fa più fatica. Insomma, il desiderio, comunque, di venirne fuori insieme e mettere insieme le diversità, rendere possibile una convivenza nel rispetto e nell’accoglienza, è la sfida che viviamo ogni giorno da un anno a questa parte. Celebreremo tra poco il primo Natale in Corte, un evento rigenerante per tutti: le stesse famiglie accolte hanno sperimentato, infatti, con la nascita di una bimba o di un bimbo anche la loro rinascita come adulti, dischiudendo nuovi orizzonti di vita e di speranza – afferma padre Giuseppe Bettoni, presidente di Fondazione Arché -. Per dirla con papa Francesco qui si è un po’ tutti fratelli, tutte sorelle. Non che manchino i problemi perché bisogna anche vincere la tentazione di stare rintanati nel proprio appartamento, ma ciò che ci unisce, vale a dire il rispetto e l’accoglienza reciproca, dà senso alle diversità che vengono accolte in tutta la loro ricchezza. Insieme si può».