«Credo che sia necessario convincersi che senza una università adeguata, senza esperienze significative di ricerca e di didattica il nostro Paese non va lontano. La cultura è un volano di tutto, non certo un appesantimento. E in questo senso l’Università Cattolica può mettere al centro le persone e il bene comune». Così Franco Miano, presidente nazionale dell’Azione Cattolica italiana, spiega le ragioni del convegno che si terrà martedì 20 marzo presso l’Università Cattolica (largo Gemelli 1).
Nell’aula Pio XI, a partire dalle 9.15, sono previsti i saluti del ministro Lorenzo Ornaghi, di monsignor Domenico Sigalini e di monsignor Sergio Lanza. La tematica riguarda comunità cristiana, associazionismo, università come luoghi dell’educazione. La relazione introduttiva è affidata a monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei, alla quale seguiranno gli interventi di Paola Bignardi, Giuseppe Gervasio, Valentina Soncini (presidente dell’Ac ambrosiana) e di studenti e professori dell’università.
«L’Azione Cattolica è una associazione di laici – continua Miano -: è fondamentale avere una interlocuzione privilegiata con un luogo importantissimo e significativo per la cultura nel nostro paese: tanto più che la relazione tra Ac e Università Cattolica all’interno del contesto della comunità cristiana non è mai venuto meno dalla fondazione di quest’ultima: dalla Barelli che ha contribuito agli inizi fino a un folto tessuto di professori e studenti che costruiscono giorno per giorno un patrimonio di conoscenze ed esperienze preziose per tutti».
Professor Miano, che cosa significa tenere insieme nella sfida educativa, associazionismo e università?
Come dicevo, la cornice dell’azione educativa – sia delle associazioni, sia dell’università – è quella della comunità cristiana. Proprio per questo motivo la relazione è affidata a monsignor Crociata. Intorno a lui, dando il segno di tre poli che dialogano tra loro e all’interno della Chiesa italiana, è evidente una ricchezza di presenze di studenti, docenti dell’ateneo, responsabili dell’associazione, Paola Bignardi per l’Istituto Toniolo, Giuseppe Gervasio per il consiglio di amministrazione della Cattolica.
La collaborazione tra Ac e ateneo vedrà delle azioni concrete? Con quali prospettive?
Certamente sì. Ci saranno azioni concrete: sarà chiaro l’impegno dell’associazione a far conoscere l’ateneo tramite la giornata dell’Università Cattolica del prossimo aprile. Io vorrei che dall’incontro nascesse una interlocuzione stabile: questo dovrebbe essere un primo momento di una serie ulteriore, in cui i diversi aspetti vengono messi a tema, aprendosi a una sensibilità più diffusa nella comunità cristiana e nel nostro Paese. Oggi dal punto di vista educativo diventa sempre più importante allargare il campo verso una visione globale e non parziale della formazione: i luoghi dell’educazione sono la premessa fondamentale per l’impegno dei cattolici nella vita sociale e politica.
Lei è professore universitario. Quale è lo stato di salute dell’università in Italia oggi? Quale il contributo di un ateneo cattolico?
L’università al momento è in una fase molto problematica: vive processi di trasformazione, segnati anche da una difficoltà oggettiva da un punto di vista delle risorse. È come se fosse in messo a un guado tra il vecchio e il nuovo. L’Università e l’Azione Cattolica sottolineano certamente un recupero della finalità, la necessità di mettere al centro le persone, la loro vita e il bene comune. Esse possono portare poi un tessuto di relazioni unico e significativo nella vita del nostro Paese: studenti e docenti che concorrono alla vita dell’università ramificata nell’intero territorio nazionale. Queste relazioni fanno bene al nostro Paese, perché sono legami che esprimono un territorio nazionale e ne formano il tessuto sociale.