Un convegno importante, dal titolo «Cultura ed economia, Milano e il suo genio per la civitas di domani», il 21 marzo dalle 17 in Ambrosiana, promosso a conclusione della grande mostra «Il genio di Milano: crocevia delle arti, dalla fabbrica del Duomo al Novecento» (vedi qui la locandina). Lorenzo Ornaghi, presidente della Congregazione dei Conservatori dell’Ambrosiana, già Ministro della Cultura e Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, parte dal titolo dell’assise per spiegarne il senso: «Il titolo ha un suo cuore nella parola civitas: chiedersi che cosa essa sia e cosa sia oggi Milano in concreto e possa diventare domani, non può prescindere dal tema fondamentale del rapporto fra cultura ed economia».

Che una grande istituzione culturale, tra le più antiche di Milano, come l’Ambrosiana si occupi di questi aspetti indica che l’economia può essere considerata ormai pervasiva?
Credo che tra gli scopi fondamentali della Biblioteca Ambrosiana, già indicati dal suo fondatore Federico Borromeo, ci sia appunto quello di interrogarsi sulle questioni culturali più rilevanti delle varie stagioni storiche. Certamente gli anni che stiamo vivendo, caratterizzati da tanti eventi inattesi a cui siamo arrivati per molti aspetti impreparati, sono scanditi da un periodo che ha visto una sorta di euforia dopo la caduta del Muro di Berlino, con l’apparente trionfo della democrazia, del benessere e soprattutto con la definitiva – e anch’essa apparente – vittoria della globalizzazione. Questo rimanda appunto al primato dell’economia in una fase in cui, in questi ultimi anni e, addirittura mesi, «il volto peggiora», per adoperare il titolo di un libro famoso, il volto demoniaco della politica, preoccupandoci e anche spaventandoci. Ritengo che allora, interrogarsi sul ruolo che la cultura può e deve avere rispetto all’economia, significhi recuperare quell’elemento del genio di Milano che fu l’economia civile – pensiamo ai grandi economisti lombardi del Settecento -, cioè un’economia in funzione della civitas e della sua più ampia unità possibile.
Oltre alle conclusioni portate dall’Arcivescovo, vi sarà il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione. Serve un’educazione a un uso virtuoso dell’economia, anche a livello personale, magari da apprendere fin da giovani?
Molto ci si aspetta dall’intervento del cardinale Tolentino de Mendonça, così come da quello di Paolo Grandi di Intesa San Paolo che, da esperto competentissimo di finanza, soprattutto in ambito milanese, potrà dire molto e dare indicazioni importanti. È mia personale opinione che senza educazione e senza tornare a riflettere su che cosa sia l’educazione stessa, difficilmente riusciremo a sottrarci a quello che è forse il male più insidioso di questi anni, cioè una sorta di accidia individuale e collettiva. L’idea o la tentazione, in cui molti cadono, che tutto stia declinando e che, al più, quello che possiamo fare è cercare di controllare e governare tale declino.