Le famiglie milanesi hanno ridotto gli acquisti senza rinunciare alla qualità, e si mostrano consapevoli dell’importanza di stili di consumo più sostenibili. È quanto emerge dall’indagine di Camera di Commercio, Comune di Milano e Ipsos sui consumi dei milanesi, che mostra famiglie ancora attente a risparmiare e intenzionate a tutelarsi per il futuro, anche se gli ultimi mesi hanno segnato una certa ripresa di fiducia.
In un quadro demografico ed economico comunque molto sfaccettato – a Milano un nucleo su tre è composto da single al di sotto dei 65 anni, e una famiglia su quattro non ha figli, e dove il 45% delle famiglie italiane e il 93% di quelle straniere ha un reddito al di sotto dei 25 mila -, la spesa media mensile (incluso il mutuo) è stata di 2.874 euro, in calo rispetto ai 3.068 dell’anno scorso, e tornata sostanzialmente al livello del 2007. A Milano si spendono comunque circa 100 euro in più rispetto al resto della Lombardia e 500 se si guarda al resto d’Italia.
Preoccupate per il futuro, le famiglie sono tornate a risparmiare: sono quasi il 40% quelle che decidono di non spendere tutto il reddito disponibile, mentre erano il 30% solo un anno fa. Più di una famiglia su tre ritiene infatti che la propria condizione economica potrebbe peggiorare in futuro. Spese impreviste metterebbero infatti in difficoltà più della metà dei nuclei italiani, con solo il 45% delle famiglie che potrebbe sostenere un esborso di 10mila euro, erano il 51% di un anno fa. Una famiglia su cinque ha poi fatto ricorso a una forma di finanziamento.
Ben più difficile la situazione degli stranieri, che per il 56% del totale arrivano solo a 15 mila euro di reddito. Tra loro, più del 70% teme la perdita del posto di lavoro, e solo 4 famiglie su 100 potrebbero far fronte a una spesa di 10 mila euro.
Se i consumi sono in calo, i milanesi hanno però anche mostrato di saper cambiare le proprie abitudini, privilegiando la qualità e orientandosi anche verso i prodotti di seconda mano. Si riducono gli acquisti senza rinunciare alla qualità soprattutto a tavola, stando attenti a pesce, carne e verdura. Meno acquisti e più selezione anche per abbigliamento e calzature. A incidere sui consumi c’è però anche la sensibilità sempre più forte a non sprecare: aumentano infatti le famiglie che hanno comprato beni usati, e tra queste ben il 68% degli italiani e il 38% degli stranieri dichiara di aver seguito, oltre all’esigenza del risparmio, anche la priorità del recupero di beni ancora godibili.
In questo contesto, se l’assessore comunale al Lavoro Cristina Tajani ribadisce le azioni a tutela del lavoro e delle famiglie, con il bando OccupaMi che ha consentito mille assunzioni e il modello della Fondazione Welfare Ambrosiano che ha sostenuto 400 famiglie attraverso il microcredito (con uno schema simile a quello del Fondo diocesano Famiglia Lavoro), Erica Conti della Camera di Commercio auspica naturalmente il rilancio dei consumi, fondamentali per la ripresa delle aziende. «Anche se – ha osservato – ci sono settori come la sharing economy (l’economia di condivisione, che porta a una diminuzione del consumo pro capite, ndr), dove un cambiamento delle abitudini può corrispondere a un miglioramento delle condizioni delle famiglie».