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Milano

«Incoraggiate i lavoratori logorati e stanchi»

È questa la consegna che l'arcivescovo Delpini ha lasciato agli oltre 400 delgati Acli impegnati nel XXXII Congresso provinciale elettivo dal titolo «Il coraggio della pace»

di Annamaria BRACCINI

19 Ottobre 2024
Il tavolo dei relatori

Il ringraziamento, l’incoraggiamento e quello che definisce «qualche piccolo spunto», per vivere al meglio l’appartenenza alle Acli. Sono stati questi i sentimenti e le indicazioni che l’Arcivescovo ha voluto esprimere nel suo saluto portato ai circa 400 delegati impegnati nella Due giorni del XXXII Congresso provinciale elettivo delle Acli Milano Monza e Brianza, che si svolge nell’Aula Magna dell’Università degli Studi con il titolo «Il coraggio della pace». Accanto al vescovo Mario, che sale sul palco salutato da un caloroso applauso, tra gli altri, il presidente provinciale Andrea Villa, quello regionale lombardo, Martino Troncatti e l’assistente ecclesiastico delle Acli Milano, don Alberto Vitali.

La familiarità tra la Diocesi e le Acli

«La presenza del Vescovo è un modo per dire la familiarità che abbiamo. Le Acli sul territorio diocesano sono un punto di riferimento ed esprimono disponibilità e professionalità, per cui, come prima cosa, voglio dire la mia gratitudine», sottolinea monsignor Delpini, aggiungendo subito la parola «incoraggiamento, perché mi sembra di notare un clima diffuso che chiamerei di stanchezza».

«Mi pare, infatti, di vedere in tante persone e istituzioni la stanchezza. Il contesto in cui viviamo  – ha proseguito il vescovo Mario – mette insieme la frenesia e lo scoraggiamento, come se la frenesia soffrisse di un senso di frustrazione» e si ondeggiasse «tra ambizione e disperazione, desiderio di essere personaggi, di farsi ricordare, di essere significativi, ma senza che tutto questo abbia una prospettiva di futuro, producendo invece che soddisfazione, un senso di logoramento».  

Il lavoro, la famiglia, l’impegno sociale

Chari i riferimenti, per tale percezione di stanchezza, al lavoro «che è diventato senza orario e senza luogo» e alla famiglia, «nella quale si è continuamente sollecitati a nuovi adempimenti come prendersi cura dei bimbi e, insieme, degli anziani, per cui non è più uno spazio di ristoro e sollievo».

E così anche nell’impegno nel sociale e nel volontariato che sono gli ambiti prioritari di un’associazione come le Acli. «La stanchezza dipende da un’impressione di sproporzione: più si fa con impegno, intelligenza, dedizione e più la problematicità ci sovrasta. Si fa tanto, ma si ha sempre l’impressione che non sia mai abbastanza: Costruiamo bene ma ci sentiamo pericolanti».

Che fare, quindi? Da qui gli spunti di cammino proposti dall’Arcivescovo che si rivolge direttamente ai delegati.

Le Acli: un Associazione che fa bene

«Le Acli devono essere un bene anzitutto per gli aclisti, un’associazione che fa bene. Ci possono essere tensioni al vostro interno, ma il mio incoraggiamento è per fare in modo che dentro le Acli ci sia un clima che fa bene, per primi, a voi stessi. L’Associazione non è solo un insieme di servizi e opere buone, ma è un luogo dove stare bene. In che modo il vostro essere aclisti fa bene agli altri aclisti? Chiedetevelo», e, dalla platea, scoppia l’applauso.

Poi, un ulteriore spunto «fare del bene alla gente che è logorata e stanca».

«Bisogna essere capaci di rassicurare le persone, come voi fate per esempio di fronte alla burocrazia o alla gestione delle questioni economiche e delle strutture. I circoli, i patronati, tutte le iniziative devono avere il volto rassicurante di chi sa fare bene il mestiere dell’aclista. Perché le Acli sono un luogo in cui trovare un aiuto».

I partecipanti al Convegno

Essere un’oasi di profezia

E, ancora, le Acli che «fanno bene alla società perché possono essere profezia, andando oltre un passato di cui essere fieri e il presente».

Evidente, in questo contesto, il richiamo all’essere «gente che ha una parola capace di avere una riserva di speranza e di lungimiranza, di spirito critico che permette di affrontare le difficoltà con un principio cristiano che ci pungola. Affrontiamo i problemi con una riserva inesauribile di speranza perché abbiamo un riferimento che è oltre l’immediato o la popolarità. Dobbiamo riuscire a essere quell’oasi di profezia che permette di andare oltre la stanchezza».  

Infine, con il titolo dell’assise «Il coraggio della pace», l’Arcivescovo parla del Messaggio del Papa per la 58° Giornata Mondiale della Pace – il 1 gennaio 2025 – di cui si conosce, per ora, solo il tema, «Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace».

Operatori di pace 

«Naturalmente il riferimento è al Giubileo, ma il nucleo fondamentale che si può indovinare sono  la riconciliazione e il perdono. Come possiamo essere uomini e donne di pace? Come cristiani abbiamo un contributo da dare – la testimonianza -, perché siamo capaci di rimettere i debiti, di portare pace, seminando un sorriso che magari crea un clima sereno. Irrinunciabile è il vostro contributo allo studio sul tema della pace e su come la pace possa diventare una mentalità. Oggi pare che non si possa nemmeno più pronunciare la parola pace, perché tutti vogliono la vittoria della propria parte. Operiamo per progetti di pace, ciascuno al proprio livello di responsabilità».

A conclusione di quello che è stato molto più di un saluto e prima della benedizione, arriva dal vescovo Mario un’ultima consegna. «È necessario il contributo della presenza nella politica, un tema sempre delicato, che però non possiamo lasciare agli altri. Non possiamo dire che va bene chiunque governi e prendiamo quel che c’è. Noi siamo gente che crede che vi siano persone che meritano la nostra fiducia e meritano di rappresentarci laddove si prendono le decisioni che segnano la vicenda dei popoli».

In mattinata anche il presidente provinciale Andrea Villa, alla scadenza dei 4 anni del primo mandato, nella sua relazione molto articolata, aveva sottolineato il tema della pace. 

La relazione del presidente Villa

«Solo qualche giorno fa abbiamo ricordato un anno dal riaprirsi drammatico e imprevisto del conflitto israelo-palestinese. A due anni dall’inizio dell’invasione russa occorre prendere atto che il conflitto in Ucraina sta accelerando la ridefinizione di alleanze internazionali, che ci portano verso una nuova divisione per sfere di influenza. In questi anni, il primato della globalizzazione finanziaria ed economica e la fine dei vecchi equilibri geopolitici internazionali hanno provocato l’evidente debolezza degli istituti di governance internazionale, scomponendo e alterando anche consolidati rapporti diplomatici. Ed oggi sentiamo forte il vento dei populismi di cui ben più rilevanti e di lungo periodo potrebbero essere le conseguenze di politica interna e di azione culturale profonda. A tutto ciò possiamo e dobbiamo rispondere, convinti che il collegamento tra pace e democrazia sia basilare. C’è un lavoro per noi aclisti, per i nostri circoli, per le comunità territoriali, per il nostro essere movimento educativo, sociale e politico».

«Oggi – ha detto ancora Villa  richiamando il compito dell’Associazione ai delegati che eleggeranno il nuovo gruppo dirigente – siamo di fronte alla necessità di scegliere quale modello di Acli desideriamo per il futuro. Recuperare la capacità di fare proposte che accompagnano il passaggio da bisogno individuale a costruzione comunitaria della risposta è nostro compito e potrebbe rivelarsi prezioso anche per noi stessi e per la nostra necessità di trasformazione. Perché gli 80 anni non siano memoria, ma seme di un’opportunità che chiede di essere nuovamente offerta».

Da sinstra, il presidente regionale Acli Troncatti, il presidente provinciale Villa e l’arivescovo Delpini

Il saluto del sindaco di Milano

Prima del presidente, il Congresso si era aperto con l’intervento del sindaco di Milano, Beppe Sala.  «Conosco da sempre le Acli, fin da quando ero piccolo e anche io quando ho dovuto verificare la mia situazione pensionistica mi sono rivolto al Patronato delle Acli.  Le città sono il motore del cambiamento del mondo e dalle città deve venire un segnale forte ai grandi del mondo affinché succeda qualcosa. Questo è il nostro compito, saper costruire la Pace, richiede anche un insieme di scelte difficili, il coraggio del perdono e il coraggio della rinuncia».

Nell’ultimo giorno dei Lavori, domenica 20 ottobre, che vedrà la partecipazione del presidente nazionale, Emiliano Manfredonia  – dal 29 novembre al 1 dicembre prossimi si celebrerà a Roma il XXVII Congresso nazionale – si svolgerà l’elezione del nuovo Consiglio Provinciale che, nella sua prima seduta giovedì 24 ottobre, nominerà il nuovo presidente delle Acli Milanesi.

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