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Indagine

Cometa, un modello di affido che funziona

Un volume raccoglie la ricerca interdisciplinare curata da alcune docenti della Cattolica, che hanno approfondito l’attività dell’associazione comasca che in trent’anni ha coinvolto oltre 400 bambini e circa 80 famiglie

25 Novembre 2024
affido famiglia

Una maggiore autonomia dei ragazzi e la formazione di un’identità adulta consapevole e resiliente, un aumento o un mantenimento dell’affetto nel tempo dei genitori con i figli in affido, relazioni sociali più estese dei minori affidatari. Queste sono le principali evidenze emerse da un ampio lavoro di ricerca interdisciplinare svolto dal Centro di ateneo studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica sulla realtà dell’Associazione Cometa di Como.

In trent’anni di esperienza l’Associazione ha coinvolto oltre 400 bambini e circa 80 famiglie e promuove proposte educative per minori. Un caso unico di community care basato su un sistema di supporto integrato nel quale le famiglie affidatarie giocano un ruolo attivo e consapevole nell’educazione dei minori in relazione con l’associazione, altre famiglie e un’équipe multidisciplinare di professionisti.

Il volume Accogliere per educare: il modello di affido a Cometa edito da EDUCatt e scaricabile gratuitamente online, raccoglie i dati della ricerca svolta dalle docenti Donatella Bramanti, Raffaella Iafrate, Ondina Greco, Giulia Lopez, Sara Nanetti e Anna Scisci, iniziata nel 2022 per esplorare la ricchezza e le sfide del modello di accoglienza promosso dall’Associazione Cometa. Lo studio ha coinvolto circa 60 bambini provenienti dall’area di competenza del Tribunale per i minorenni di Milano e tutte le 80 famiglie affidatarie, che in almeno i due terzi dei casi hanno anche figli naturali.

I ricercatori hanno utilizzato metodi qualitativi e quantitativi per indagare le peculiarità del modello attraverso strumenti come le interviste ai giovani usciti da Cometa, i diari digitali dei genitori affidatari, le “doppie lune” elaborate con i minori accolti, i focus group condotti con gli stakeholder esterni.

Le “doppie lune”

In particolare, l’esperienza di affido analizzata attraverso lo strumento delle “doppie lune”, che mira a definire la “doppia appartenenza” espressa dai minori alla famiglia affidataria e naturale, ha evidenziato alcune difficoltà incontrate nell’integrazione tra questi due poli familiari: solo il 21,7% dei minori è riuscito a sviluppare un senso di appartenenza rivolto a entrambe le famiglie. Tuttavia, nonostante la situazione di apparente criticità, i giovani adulti ex affido di Cometa sembrano stare molto meglio. Infatti, dai risultati emersi dalle interviste in profondità si evince il ruolo protettivo e promozionale dell’Associazione nella transizione all’età adulta, favorendo una maggiore autonomia dei ragazzi e la formazione di un’identità adulta consapevole e resiliente, salvaguardando nel lungo periodo la doppia appartenenza, che risulta essere più problematica durante le prime fasi dell’affido.

«Intervistando i care leavers, adulti che in passato sono stati minori in affido, è emerso che Cometa offre una protezione a quei ragazzi che hanno maggiori probabilità di avere esiti negativi in età adulta in termini di istruzione, occupazione e reddito», specifica Donatella Bramanti. Una «coperta generosa» riconosciuta dagli stessi ragazzi come si legge in alcune testimonianze che partono da grandi difficoltà («Quando sono nato… avevo tre anni… mia mamma e mio papà non mi hanno più voluto in casa loro») e arrivano alla fiducia, cifra indiscutibile di questo percorso («Io voglio avere una vita bella, poi dove sono adesso mi vogliono bene e mi aiutano a crescere»).

Un elemento chiave del successo educativo del modello Cometa è emerso dal miglioramento delle relazioni tra i minori e le famiglie affidatarie espresso nei diari digitali compilati dalle famiglie affidatarie: il 91,8% dei genitori riporta un aumento o un mantenimento dell’affetto reciproco nel tempo con i figli in affido. Anche le relazioni sociali più estese rappresentano un importante indicatore di un approccio educativo orientato a sviluppare la socializzazione e l’integrazione dei giovani: il 73,4% delle famiglie segnala un incremento del numero di amici dei minori in affido, e il 72,4% dei figli in affido partecipa a gruppi rivolti a minori come attività sportive, di dopo scuola, associative o comunitarie.

Restano sfide rilevanti nella gestione dei rapporti con le famiglie naturali che richiedono un continuo affinamento del modello per promuovere un empowerment relazionale sostenibile e inclusivo per tutti gli attori coinvolti.