In via Sammartini 120 a Milano si trova il Centro Sammartini della Stazione Centrale. Nato come Helpcenter agli inizi del 2000, da più di vent’anni è il presidio per le persone senza dimora e in stato di bisogno nella zona della Stazione. L’accesso è libero e spontaneo, a chiunque si presenti viene offerto un primo colloquio di valutazione del bisogno, per poi indirizzarlo verso le risposte più corrette e i servizi specialistici.
Il servizio nel 2022 ha accolto quasi 4400 persone. Il Centro si è fatto carico per gli utenti della necessità di un posto letto, e poi delle richieste di assistenza legale o di supporto per ottenere la residenza anagrafica fittizia: i senza dimora infatti perdono spesso la residenza in seguito ai controlli dell’anagrafe.
Il Centro Sammartini fornisce informazioni anche sugli aiuti economici a disposizione. Gli utenti possono venire a conoscenza dei centri diurni, dei servizi di guardaroba e docce pubbliche e in generale sull’offerta cittadina per chi è in difficoltà.
Anche da fuori Milano
Un progetto che negli ultimi anni ha coinvolto persone non sempre milanesi, come spiega Miriam Pasqui, responsabile dell’Unità diritti e grave emarginazione e responsabile del Centro Sammartini: «Una grande fetta di persone che si presentano proviene da altre città. Specie in inverno viene attratta a Milano dalla disponibilità di servizi e posti letto che vengono potenziati con il piano freddo. Abbiamo grandi numeri anche sui migranti, soprattutto tra coloro che sono in attesa del perfezionamento della richiesta di protezione o dell’inserimento nelle strutture governative di prima accoglienza (i cosiddetti Cas), o di chi ha perso il permesso di soggiorno ed è quindi poco agganciabile per percorsi di integrazione».
Un’offerta in evoluzione
Nel corso degli anni l’offerta del Centro Sammartini si è articolata in base alle richieste: rispetto all’iniziale posto letto durante i mesi invernali, oggi sono avviati percorsi di integrazione e inclusione sociale.
Il problema principale che il Centro riscontra, infatti, è la complessità delle situazioni affrontate. «Chi oggi bussa alla nostra porta – spiega Pasqui – non ha solo bisogno di un tetto, ma presenta spesso una situazione sanitaria gravemente compromessa». Tra i problemi più segnalati ci sono quelli dovuti a forme di dipendenza, di salute psicologica o psichiatrica o di patologie fisiche croniche. Elementi che spesso colpiscono soggetti già emarginati nella vita, anche per via dell’assenza di reti di prossimità parentali.
No alle generalizzazioni
Superare il muro della diffidenza e costruire un percorso di reinclusione è l’obiettivo quotidiano del Centro, anche per abbattere gli stereotipi sulla microcriminalità delle persone, recentemente protagoniste della cronaca cittadina. «Storicamente – puntualizza Pasqui – le stazioni in tutte le grandi metropoli del mondo sono luoghi in cui si concentrano le situazioni di marginalità sociale. Per questo la Centrale è una delle zone più presidiate, anche per offrire ai senza dimora un aiuto materiale. Inoltre stiamo lavorando a rafforzare il presidio. Non bisogna però generalizzare: per fortuna i casi di delinquenza tra i senza dimora sono molto limitati. Non è quindi giusto banalizzare e collegare gli episodi di violenza degli ultimi giorni alla loro presenza».
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