Venerdì 9 ottobre, alle 18, al Centro ambrosiano di Milano (via Sant’Antonio 5), presentazione del libro di Fabio Pizzul Perché la politica non ha più bisogno dei cattolici. La democrazia dopo il Covid-19 (Edizioni Terra Santa, Milano 2020, 160 pagine, 14.90 €, e-book). L’autore giornalista, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio regionale della Lombardia, già presidente dell’Azione Cattolica milanese dal 2002 al 2008, ne parla con padre Giacomo Costa (direttore di Aggiornamenti sociali), l’onorevole Graziano Del Rio e Chiara Tintori, giornalista e saggista.
Tra cattolici e politica non è mai stata luna di miele. Oggi, più che in passato, il mondo cattolico sembra essere diventato terreno fertile per le scorribande di uomini di potere pronti a strumentalizzarlo trascinandolo su posizioni lontane dal Vangelo. Dall’ostentazione dei simboli cristiani per catturare consenso alla fine dell’unità politica dei cattolici, dalla politica razionale alla politica emozionale, dalla volatilità del voto all’astensionismo, nulla sembra far presagire il ritorno del «moriremo democristiani». E questo è certamente un bene per Fabio Pizzul, che in pagine ricche di spunti e sollecitazioni si chiede: quanto contano oggi i cattolici in politica? Ma soprattutto: quanto conta la politica per i cattolici?
Scrive Pizzul: «In questo contesto è sempre più diffusa l’idea che manchi un contributo effettivo dei cattolici alla vita politica italiana, tanto che qualcuno coltiva nostalgie di un partito cattolico come possibile argine a una progressiva marginalizzazione del pensiero cattolico dalla politica e dalle istituzioni. In realtà sono ancora molti i politici impegnati nelle istituzioni che si dichiarano e sono cattolici praticanti, ma questa loro convinzione personale non si traduce in un’attività pubblica che si richiami espressamente a una tradizione cattolica, democratica o liberale che dir si voglia». Se i cosiddetti «atei devoti» si fanno paladini di valori non negoziabili, il rischio per i cosiddetti «cattolici democratici» è di ridursi a una minoranza inattuale, conservatrice e non più comprensibile, che insiste sui soliti temi, barcamenandosi.
Prosegue nell’analisi l’autore: «La bassa scolarità che affligge l’Italia e la superficialità di un’informazione veicolata in modo sempre più massiccio da Internet e, in particolare, dai social network, fanno il resto. Il mondo cattolico non è immune da questa situazione che si traduce in una scarsa propensione all’approfondimento e in una pigrizia sociale che, favorita da un individualismo sempre più diffuso, trova continue conferme in reti social che fanno vivere in vere e proprie bolle cui appartengono solo coloro che la pensano come noi e che non fanno altro che confermarci nelle nostre convinzioni, disabituandoci a qualsiasi dialogo e confronto. In questo contesto, hanno grande fortuna proposte politiche semplici e aggressive, che poco hanno a che vedere con una tradizione cattolica che ha sempre puntato sull’approfondimento, il confronto e la mediazione».
Pizzul passa in rassegna punti centrali del cattolicesimo democratico e delle sfide di questi ultimi anni e conclude: «Una nuova stagione politica dei cattolici in Italia è auspicata da molti, ma non potrà certo prescindere da una profonda riflessione sulla vita ecclesiale e sulle modalità di presenza della Chiesa nella società italiana. La libertà e la fraternità invocate da papa Francesco non possono nascere da tatticismi o alleanze più o meno azzardate. Potranno sorgere solo da una reale capacità di tornare alle sorgenti della fede, vissuta e testimoniata con coraggio».
L’ormai innegabile marginalità dei credenti nei rapporti tra cattolicesimo e politica apre per l’autore prospettive nuove, tutte da esplorare. La questione, tornata recentemente alla ribalta, continuerà a infiammare il dibattito: dai mass media ai social, dai partiti ai movimenti, dalle parrocchie alle più alte gerarchie.