Lunedì 24 giugno la «Casa degli amici», prima struttura di accoglienza familiare per i senza dimora sorta a Milano, compirà cinquant’anni. A festeggiare l’anniversario sarà presente anche l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che avrà così l’occasione di ringraziare personalmente i volontari, gli amici e i donatori che hanno sostenuto la struttura nel corso degli anni.
Le origini della «Casa» risalgono al 1974, quando fu realizzata su iniziativa di padre Mario Lupano, missionario di San Vincenzo De Paoli. Il sacerdote aveva cominciato il suo impegno sociale a Milano quattro anni prima, tra le case popolari del quartiere di Baggio. Qui osservò con i suoi occhi l’estrema povertà e solitudine in cui vivevano molti anziani, all’epoca immigrati dal Meridione. L’idea di realizzare una soluzione abitativa gli venne poco tempo dopo, quando apprese della tragica scomparsa di un anziano vedovo, morto assiderato nella cabina di un camion nei pressi della Stazione Centrale. Allora decise di realizzare una struttura che offrisse un ambiente familiare e accogliente, per evitare ai senza dimora di rifugiarsi in dormitori più affollati o, peggio, di dormire all’aperto.
Il progetto mosse i primi passi nel 1973, quando nel quartiere residenziale di Maggiolina, a pochi passi dalla Centrale, padre Lupano acquistò una villetta di via Timavo, che è tuttora la «Casa degli amici». In questi cinquant’anni la struttura ha aiutato più di 1.500 persone, offrendo un luogo pulito e sicuro dove poter trascorrere le notti. «Oggi l’abitazione dispone di tre camere dedicate a loro, per un totale di 11 posti letto, a cui si aggiunge il servizio di cena e colazione – racconta la responsabile Mirella Guglielmi -. Dalle testimonianze dei nostri ospiti, quello che apprezzano di più è l’ambiente pulito e l’accoglienza che cerchiamo di offrire loro, che dà la sensazione di essere a casa».
Dato che gli ospiti possono restare nella struttura solo la notte, la «Casa» collabora con Caritas Ambrosiana e Opera Cardinal Ferrari per permettere loro di trovare anche luoghi dove trascorrere la giornata. Negli anni ha costruito inoltre un rapporto stretto con la comunità locale, i negozianti e la vicina parrocchia, che contribuiscono come possono: i catechisti, per esempio, accompagnano i ragazzi a conoscere la realtà dei senza dimora.
La struttura ha cercato di adattarsi ai cambiamenti sociali della città: gli ospiti hanno un’età media di 65 anni e un’origine eterogenea. «In questi anni sono aumentati le persone separate e in difficoltà economiche – spiega Guglielmi -. La solitudine è una condizione comune per molti ospiti, ma alcuni hanno ancora familiari che, per varie ragioni, non possono prendersi cura di loro. In passato abbiamo avuto un utente che aveva una figlia a Roma, ma non voleva pesare su di lei. Alla fine ha deciso di trasferirsi da lei, grazie anche al sostegno affettivo che ha ricevuto qui. Molti altri ospiti sono vedovi, una condizione che ha influenzato molto la loro situazione. Alcuni cercano lavoro tramite la parrocchia, altri hanno lavorato come badanti, altri ancora (italiani e stranieri) sono separati».
L’Arcivescovo è atteso alle 20. Dopo aver visitato la sede, monsignor Delpini parteciperà con tutti a un momento di preghiera nella cappella in giardino: seguirà un incontro con ospiti e utenti, a cui porterà parole di conforto e benedizione.