Si prefiggeva di «riabilitare l’amore» nell’umanità sofferente che incontrava, Adele Bonolis, quando negli anni Cinquanta iniziò a Milano iniziò a ospitare prostitute e donne sole coi loro bambini, e poi ancora ex carcerati. La sua opera iniziata nel primo dopoguerra non si è mai interrotta, e ora il lavoro di riabilitazione dalla sofferenza prosegue con la Fondazione Assistenza Fraterna (As.Fra.) che porta il suo nome, e quattro “Case” in cui si ospitano e si curano persone con patologie psichiatriche e donne vittime di maltrattamento.
Venerdì 15 dicembre (alle 10), alla presenza di monsignor Delpini, si aggiungerà un’altra tessera a quest’opera di carità, con l’inaugurazione presso la fondazione AsFra di Vedano al Lambro di sei alloggi per la residenzialità assistita (realizzati con il contributo di Fondazione Cariplo e di altri donatori), destinati agli ospiti del centro di cura psichiatrica. Vi abiterà, spiega il presidente di AsFra Alessandro Pirola, «chi è al termine di un percorso che ha avuto forme più intense di ricovero, e che ora viene accompagnato progressivamente al recupero dell’autonomia, fino a un’auspicata guarigione».
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Come funziona la riabilitazione
AsFra ospita ora circa 80 pazienti con sofferenza psichica, di cui un terzo, precisa il presidente, ha alle spalle una storia giudiziaria, ed è quindi ancora sottoposto a vincoli restrittivi. C’è anche un Centro Diurno, a cui fanno riferimento 40 pazienti del territorio. «Quella psichiatrica – chiarisce Pirola – è una malattia lunga e con fasi alterne. Serve dunque attivare percorsi, anche al di fuori di quelli già immaginati, che offrano quella cura proporzionata e sufficiente a compensare ciò che manca per l’autonomia».
Con i pazienti, prosegue il presidente, «si tratta senz’altro di introdurre regole da seguire, ma la riabilitazione è fatta anche di una rielaborazione della propria esperienza, di un reingaggio della libertà, fortemente indebolita e provata dalle situazioni che ciascuno ha alle spalle; c’è chi sta lentamente recuperando una capacità relazionale dopo il periodo del Covid e chi soffre di disturbi più severi, fino ai casi di abuso di sostanze o di violenza agita o subita». Un terzo dei pazienti, aggiunge, è di origine straniera, e spesso ha contratto la patologia durante il suo percorso di migrazione.
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Obiettivo autonomia
Nei nuovi appartamenti gli ospiti gestiranno in modo autonomo la propria routine quotidiana, ma rimarranno essenziali il contatto con gli operatori e con il centro. Perché, evidenzia Pirola, «l’obiettivo è sì l’autonomia, ma è la relazione è la risorsa principale che ci rende capaci e lieti». E dunque c’è una tisaneria gestita direttamente dagli ospiti, ci sono le uscite tra la movida dei Navigli, ci sono le attività di giardinaggio e floricoltura. E, per alcuni ospiti, il lavoro all’esterno, in un vivaio e in una società di pulizie.
«La visita dell’Arcivescovo non è estemporanea rispetto al nostro percorso – sottolinea Pirola -: nei nostri ospiti incontrerà infatti un’umanità ferita e che ha ferito. C’è in loro una pienezza di vita che va abbracciata, anche nell’esperienza di fede». Un’esperienza viva all’interno del centro, conferma il presidente, che aggiunge un’osservazione: «Vediamo come molte patologie si sviluppano proprio quando manca uno sguardo alla totalità della persona».
Anche il Natale sarà poi vissuto in pienezza dagli ospiti, con un pranzo aperto a parenti e amici e, il 23, la Messa celebrata da monsignor Camisasca, che fu alunno di Adele Bonolis. E per il futuro, Pirola non mette limiti alla Provvidenza, immaginando che AsFra possa diventare in futuro anche la sede per la formazione di nuovi professionisti delle malattie mentali.