Ricordare le morti per suicidio nelle carceri italiane. È questo l’obiettivo del raduno promosso dal Garante dei Diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano, Francesco Maisto, per giovedì 18 aprile alle 12 di fronte alla scalinata del Palazzo di giustizia di Milano, in corso di Porta Vittoria 15. Verranno letti i nomi delle persone che si sono suicidate in carcere nel 2024 e ricordati anche gli agenti di Polizia penitenziaria che si sono tolti la vita in questi mesi.
L’incontro è aperto a tutti: avvocati, operatori penitenziari, volontari, sindacati del personale dell’amministrazione penitenziaria, associazioni, rappresentanti istituzionali e cittadini. L’iniziativa si svolgerà in contemporanea in molte città italiane sede di carcere
Sul tema si era espresso circa un mese fa anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Sui suicidi in carcere servono interventi urgenti», erano state le parole del Capo dello Stato, come ricorda anche l’appello della Conferenza nazionale dei garanti territoriali. «Ormai non si fa più in tempo a enumerare i casi di suicidio che si è subito costretti ad aggiornarne l’agghiacciante elenco. È uno stillicidio insopportabile, al pari della sensazione di inadeguatezza delle attività di prevenzione. La maggioranza dei detenuti vive per oltre 20 ore al giorno in celle sovraffollate, dalle quali esce solo nelle cosiddette “ore d’aria”. Questo rappresenta, senza dubbio, una patente violazione dei principi e delle garanzie riconosciute dalla nostra Carta costituzionale e dall’Ordinamento penitenziario».
«Tale situazione – prosegue l’appello – non è insuperabile. È necessario riempire di senso il tempo della detenzione, offrendo più attività “trattamentali” (culturali, lavorative, sportive e ricreative). Le relazioni familiari e col volontariato devono essere potenziate anche con l’aumento dei colloqui, delle telefonate, delle videochiamate. Si sottolinea, altresì, l’assoluta necessità di personale specializzato (psicologi, educatori, psichiatri, pedagogisti, assistenti sociali, mediatori linguistici) che dia ascolto ai detenuti e ne riesca a cogliere le ragioni di intollerabile sofferenza. È necessario un maggior numero di misure alternative alla detenzione rendendo efficiente ed efficace la giurisdizione di sorveglianza, anche destinando maggiori risorse. In effetti, sono diverse migliaia i detenuti con una condanna definitiva inferiore o pari a tre anni di reclusione. Chiediamo, dunque, a tutti i parlamentari norme specifiche e urgenti, e al ministro di Giustizia provvedimenti concreti in tempi rapidi, in aderenza con le parole del Presidente della Repubblica che ha sollecitato “interventi urgenti, anche per tamponare l’emergenza”. Così come sollecitiamo i parlamentari (nazionali ed europei), i consiglieri regionali e comunali e gli stessi magistrati di sorveglianza a visitare le carceri con maggiore continuità e frequenza, perché, anche oggi – come scriveva nel 1949 Piero Calamandrei – “bisogna vederle, bisogna esserci stati, per rendersene conto”».
«I suicidi – conclude l’appello – sono difatti il prodotto della lontananza della politica e della società civile dal carcere. Sin d’ora siamo disponibili a incontri con il ministro della Giustizia, le commissioni giustizia di Camera e Senato e l’Amministrazione penitenziaria per dare il nostro contributo di scienza ed esperienza alla risoluzione delle gravi problematiche che affliggono il carcere, le persone detenute e coloro che ci lavorano quotidianamente».
Info: tel. 02.884.50353 (segreteria); garante.diritti@comune.milano.it.