Tra i meritevoli dell’Ambrogino d’oro quest’anno c’è il fotoreporter Andrea Cherchi, noto per la sua passione nel documentare l’attività delle tante associazioni di volontariato che esistono a Milano. Cherchi, a cui sabato 7 dicembre sarà consegnato l’Attestato di civica benemerenza, è seguitissimo sulla sua pagina Facebook «Semplicemente Milano», diventata famosa soprattutto durante la pandemia, per gli scatti della città deserta che hanno riempito il cuore dei milanesi di nostalgia. È anche tra i fotografi che seguono le celebrazioni e gli eventi a cui partecipa l’arcivescovo Delpini, dunque è di casa su questo portale.
Complimenti Cherchi. È un riconoscimento che va a premiare il grande amore per la città, che permea il suo lavoro…
Sì, esatto. Sono tantissimi anni che lavoro su Milano. Dal 2017 ho cominciato ad aprire a tutti il mio archivio fotografico, con la pagina «Semplicemente Milano». Da lì sono partiti una serie di progetti, come quello di portare le mie fotografie nelle case di riposo, nelle scuole, negli istituti, anche nelle carceri, finché è stato relativamente semplice entrarci. L’idea era di portare le fotografie soprattutto a chi non può vedere di persona la città, per diverse ragioni.
Essendo di mestiere fotoreporter, su questa pagina metto anche a disposizione alcune delle fotografie che faccio durante gli eventi della vita milanese che ho la fortuna di seguire. Pubblico anche tanti video che raccontano Milano invitando le persone ad andare a visitare alcuni posti particolari. Lo scopo è invogliare le persone a voler bene a questa città, che alle volte viene denigrata, secondo me ingiustamente.
Che città incontra quando realizza i suoi famosi servizi sul volontariato?
In tutto il mondo Milano è la città degli affari e dei milanesi si tende a dire che sono freddi, impegnati solo a inseguire il successo economico. Ma non è così. Soprattutto dalla pandemia in avanti, i milanesi hanno fatto vedere veramente chi sono: persone di cuore, umane. È per far conoscere questo lato di Milano che vado nei centri del volontariato, documento la loro attività, cerco di dare loro voce e visibilità, perché non sempre sono conosciuti. Tante realtà mi invitano e io, compatibilmente con i miei impegni, vado quasi sempre, perché amo raccontare queste storie di solidarietà. Milano non è solo il Duomo, la galleria, i grattacieli di Porta Nuova. È anche queste cose, ma con tutta l’umanità che ci sta dietro.
Fra i suoi impegni c’è anche seguire l’arcivescovo Delpini in alcune delle sue celebrazioni e uscite pubbliche…
Sì, e ne vado sono orgogliosissimo. Monsignor Delpini ha un’umanità pazzesca e sa sempre commuovermi con le sue parole, che arrivano dritte al cuore. In una sua fotografia scattata durante un rito della Nivola, che conservo fra le mie migliori, mons. Delpini regge la croce e ha uno sguardo che incarna la sofferenza, la santità e la bontà di un uomo che si fa tramite per tutti noi. In tanti anni non ho mai visto uno sguardo così amorevole, commosso e ultraterreno. Per questo sono molto fiero di lavorare per chiesadimilano.it e per i media della diocesi.
Quando ha cominciato a seguire eventi in cui è presente l’Arcivescovo Delpini?
Il mio primo servizio è stato durante il suo ingresso ufficiale come Arcivescovo a Milano. Mi ricorderò sempre l’orgoglio di portare a casa di mio padre una copia del mensile diocesano Il Segno, che aveva scelto come copertina per il numero dell’insediamenteo proprio una mia foto. Non potrò mai scordare le lacrime di commozione di papà.