Sindaci e parrocchie insieme nel Legnanese per ospitare i migranti che, presto, potrebbero arrivare nel territorio. L’appello è stato lanciato ai fedeli durante le messe di domenica 22 maggio, per invitare le famiglie che avessero disponibilità ad aprire le proprie case, dove l’accoglienza verrebbe poi gestita direttamente dalle cooperative di Caritas Ambrosiana nel quadro delle convenzioni già sottoscritte con la Prefettura. Un passo in più, questo, rispetto al censimento dei posti disponibili nelle parrocchie avviato proprio la settimana scorsa.
Questa volta l’iniziativa parte da un’esigenza diretta del territorio, dove, secondo l’indicazione della Prefettura di Milano, potrebbero arrivare a breve circa 300 migranti. L’unica soluzione individuata – ricordano dal Comune di Legnano – sarebbe stata però l’ex caserma Cadorna, ormai fatiscente e chiusa da 15 anni. Un’ipotesi che ha trovato la contrarietà di tutte le forze politiche, e molte levate di scudi.
Il territorio è però tutt’altro che chiuso rispetto all’accoglienza, sottolinea il sindaco di Legnano Alberto Centinaio: proprio il concentramento di un grande numero di persone in un solo luogo, anzi, potrebbe generare allarme nella popolazione e vanificare così il lavoro di integrazione già fatto in questi anni. Dal 2014, infatti, i 25 richiedenti asilo del Ghana ospitati a Legnano nella palazzina di un’ex municipalizzata hanno trovato un ruolo attivo all’interno della comunità, collaborando coi “nonni-vigili” dell’Auser per gestire il traffico davanti alle scuole e lavorando per la pulizia degli spazi pubblici.
Così Centinaio ha provato a mettere sul tavolo un’altra proposta, per ospitare i migranti con soluzioni diffuse sul territorio, distribuendoli su tutti i comuni dell’Alto Milanese. Un progetto che ha subito trovato l’appoggio dei parroci dei Decanati di Legnano, Castano Primo e Villoresi, il cui territorio coincide peraltro con quello dei Comuni interessati. Due settimane fa la prima riunione tra i parroci e i sindaci, quindi l’invito della Caritas nelle parrocchie, esteso dai sindaci anche alla Consulta del Volontariato, per un «coinvolgimento dell’intera comunità».
Il decano di Legnano don Fabio Viscardi riassume l’idea di fondo: «Ospitare 300 persone in un posto solo sembrerebbe la soluzione più comoda, poi però sarebbe impossibile gestirli e seguirne i percorsi di integrazione. Ospitarli a piccoli gruppi, invece, darebbe la possibilità alle persone di gestirne l’accoglienza. Siamo impegnati in primo luogo nel sensibilizzare la popolazione, creando un clima favorevole». Anche perché, osserva don Ferdinando Merelli di Castano Primo, al netto delle posizioni politiche contrarie «forse non sono ancora caduti pregiudizi e paure che frenano l’ospitalità. O forse, semplicemente, c’è da superare una naturale diffidenza nel mettere a disposizione i propri spazi a chi non si conosce». Per questo don Merelli invita a fare il primo passo: «Una famiglia con buoni valori potrebbe aprire la propria casa, e l’accoglienza potrebbe passare, così, anche dalla condivisione».
Mentre continua il confronto con la Prefettura, sindaci e parroci rilanciano la sfida a tutta la comunità.