Un concorso per raccontare storie “vere”, un week-end dedicato all’integrazione su tutti i campi e un sussidio con 21 proposte concrete per promuovere, attraverso lo sport, l’inclusione dei cittadini migranti presenti sul territorio italiano e contrastare la discriminazione e l’intolleranza. Sono questi i tre elementi fondanti del progetto “Alfabeto integrazione” che il Centro Sportivo Italiano – Comitato di Milano, ha presentato ieri all’Urban Center per promuovere un nuovo modo di pensare e orientare il comportamento per diffondere la cultura del rispetto e della convivenza.
All’iniziativa sono intervenuti Massimo Achini, presidente del Csi Milano, Roberta Guaineri, Assessore allo Sport del Comune di Milano, Teresa Zompetti, responsabile Corporate Social Responsability Coni, e Daniele Redaelli, giornalista de La Gazzetta dello Sport. Fiona May, argento a Sydney 2000 e Atlanta 1996, oggi consigliere per le politiche contro le discriminazioni razziali della Figc, ed Eseosa Faustine Desalu, velocista delle Fiamme Gialle, campione italiano nei 200 metri, hanno portato la loro testimonianza insieme ai ragazzi e alle società del Csi Milano.
Concretezza è l’obiettivo principale del nuovo progetto. Ragazzi, dirigenti, educatori, operatori e società del Csi Milano saranno chiamati durante l’anno a scendere in campo per vincere la partita dell’integrazione. Per sostenerli in questa “missione” è stato realizzato il sussidiario Sport a Colori che raccoglie, presenta e descrive 21 “azioni” corrispondenti a 21 “parole”, una per ogni lettera dell’alfabeto: Accoglienza, Bisogno, Cittadinanza sportiva, Diversità, Empatia, Fair play, Gioco, Happening, Inclusione, Legalità, Migrante, Nazionalità, Opportunità, progettualità, Quotidiano, Razzismo, Sogno, Terzo tempo, Umanità, Vittoria, Zoom.
Le proposte sono in “Azione” (da qui il termine IntegrAzione), ovvero suggerimenti concreti tra cui: collaborazioni tra società sportive e territorio, incontri con famiglie e momenti di festa, campagne di comunicazione, idee per una migliore integrazione e attenzioni educative nei processi di inclusione, buone prassi da utilizzare per accogliere i ragazzi, consigli per azioni di sostegno a chi è in difficoltà. Per ogni “Azione” sono elencate le istruzioni per renderla concreta, oltre a fornire alcuni suggerimenti educativi e spirituali per accompagnare i ragazzi a fare proprio il tema dell’integrazione. L’attività, una volta concretizzata, deve trovare un momento di condivisione e comunicazione affinché ne benefici tutta la comunità. Per favorire l’uso del sussidiario, che sarà distribuito a tutte le società (scaricabile anche dal sito www.csi.milano.it), è prevista l’attivazione di un corso di formazione.
Durante l’anno si svolgeranno vari momenti dedicati al tema dell’inclusione sociale. Dal’1 novembre prenderà il via il concorso “Storie a colori”: gli atleti di nazionalità straniera o di seconda generazione delle società sportive potranno scrivere la loro storia personale del proprio essere straniero in l’Italia. A giudicare le storie sarà la redazione di Vita, insieme a una giuria competente composta da atleti e campioni sportivi, da rappresentanti delle istituzioni e da esperti del settore. I ragazzi avranno tempo fino al 28 febbraio 2017 per inviare il proprio testo a unosportacolori@csi.milano.it
Il week-end del 13 e 14 maggio 2017 sarà invece dedicato in modo corale al tema dell’IntegrAzione. Infatti all’inizio di ogni partita dei campionati di calcio si terrà una sfilata, nella quale gli atleti porteranno, oltre alla bandiera italiana, le bandiere delle nazionalità dei giocatori stranieri presenti nelle squadre.
Durante la presentazione sono state premiate le società sportive Resurrezione Sport e San Filippo Neri per il valore sociale dei progetti d’Integrazione da loro già realizzati.
Le dichiarazioni
Massimo Achini: «Con questo progetto, e in particolare con il sussidiario Sport a Colori, abbiamo cercato di dare un’opportunità alle nostre società di fare delle attività concrete d’integrazione attraverso lo sport. È importante che le società sportive si riconoscano maggiormente come “agenzie educative”, pronte a fare dell’accoglienza verso tutti una loro regola di gioco e pronte a colorare gli spogliatoi di gioia e di entusiasmo. Questo testo è dedicato ai tantissimi allenatori, dirigenti, educatori che sono sui campi e in pedana con i ragazzi».
Roberta Guaineri: «Lo sport è un mezzo straordinario di comunicazione ed educazione per i ragazzi. Le istituzioni hanno il dovere di mettere a disposizione gli strumenti necessari affinché lo sport sia praticato e diventi primo luogo d’inclusione. Contemporaneamente è fondamentale il ruolo della famiglia che, oggi più che mai, va accompagnata ed educata a crescere i ragazzi nel rispetto. Tutti insieme abbiamo la responsabilità di donare una comunità sana ai più giovani».
Teresa Zompetti: «Il percorso intrapreso da Coni e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attraverso il progetto Sport Integrazione, aveva l’obiettivo di mappare le iniziative a livello locale per dare un valore alle buone pratiche già attive, ma allo stesso tempo sensibilizzare tutto il mondo dello sport. Sul tema dell’integrazione nello sport, l’entrata in vigore dello Ius Soli è stato un segnale importante. C’è ancora molta strada da fare ma abbiamo imboccato quella giusta. Credo che il progetto presentato dal Csi Milano possa essere un ottimo esempio e dare un grande contributo».
Daniele Redaelli: «Comunicare i valori che portano all’integrazione non è facile, ma è un dovere per chi ha il compito di utilizzare le parole per lavoro. Se vogliamo dare voce alle buone pratiche che esistono in questo paese dobbiamo scendere in campo al fianco di chi lavora quotidianamente con le realtà disagiate per dare un’opportunità vera ai ragazzi. Gli esempi d’integrazione ci sono, basta impegnarsi a scoprirli e renderli visibili a tutti per dare un segnale alla comunità».
Fiona May: «Da quando sono arrivata in Italia nel ’92 ad oggi c’è stato un grande cambiamento in materia d’integrazione, ma la strada è ancora molto lunga. Io vivo di sogni. Vorrei che si investisse di più sui giovani e che gli adulti si assumessero maggiormente le proprie responsabilità. Le nuove generazioni, rispetto alla nostra, non vedono differenze, loro stanno crescendo in una realtà multiculturale, la paura è causata dai condizionamenti esterni. Ricordo che nessuno nasce razzista, lo si diventa se la società ci indica strada sbagliata. Lo sport, in questa direzione, è il principale strumento di inclusione e abbattimento di tutte le barriere».
Faustine Desalu: «Ho avuto la cittadinanza solo a 18 anni, ma mi sono sempre sentito italiano. Non poteva essere un pezzo di carta a ostacolare la mia vita personale. Io vengo dal calcio, dove mi è capitato di sentire qualche buu. L’atletica invece è uno sport molto democratico. Quando sei dietro ai blocchi di partenza si parte tutti dalla medesima distanza, alla pari indipendentemente dalla nazionalità, e quando arrivi al traguardo si fanno sempre le congratulazioni al vincitore: insegnamenti di forte valore per tutti i bambini che lo porteranno con loro fino all’età adulta».