In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids l’Istituto superiore della sanità ha pubblicato i dati aggiornati al 31 dicembre 2021 delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia. Sono 31.467 i casi diagnosticati nel nostro Paese, di cui 6.967 solo in Lombardia, con un incremento di 229 persone (94 in più rispetto al 2020) tra 168 italiani, 60 stranieri e 1 non indicato.
A corredo dell’intervista realizzata a Laura Rancilio, da 20 anni rappresentante di Caritas italiana della Sezione M del Comitato tecnico-sanitario e da 15 anni vicepresidente della sezione ministeriale, rivolgiamo alcune domande ai due dirigenti di Regione Lombardia Rosetta Gagliardo (Unità organizzativa rete territoriale) e Danilo Cereda (Unità organizzativa prevenzione). In questo momento preoccupa la sorte delle Case alloggio, che ospitano persone affette da Hiv che non avrebbero un altro luogo in cui vivere: queste strutture oggi risentono molto dei rincari energetici e denunciano un rischio chiusura per le rette non adeguate ai costi della vita di oggi e ferme da oltre 15 anni. Ma andiamo con ordine.
Qual è l’impegno oggi di Regione Lombardia su questo fronte?
La Regione ha attivato un percorso di rilancio della lotta Hiv dopo il Covid. Il piano Regionale della Prevenzione 2021-2025 dedica un Programma proprio alle malattie trasmesse sessualmente (programma “non predefinito” dal Piano Nazionale, ma fortemente voluto a livello regionale). Dopo il Covid è ripartito il lavoro della commissione Aids con alcune tematiche identificate come priorità: attivare raccordi con le associazioni per garantire loro di accedere all’acquisizione di test ed erogarli in accordo con le indicazioni ministeriali; attivare il percorso di home testing; verificare modelli di offerta terapeutica a domicilio per alcune categorie di pazienti Hiv al fine di facilitare la gestione della terapia con la vita quotidiana. Inoltre dal 2019è stata attivata sul territorio regionale la rete dei centri Ist (infezioni sessualmente trasmesse), che tramite le esenzioni B01 e D98 (la prima è una esenzione nazionale, la seconda una esenzione regionale presente solo in Lombardia) permette di affrontare la diagnosi precoce di tutte le malattie sessualmente trasmesse: in sintesi, un cittadino può accedere liberamente a questi centri e verificare il proprio stato di salute al fine di tutelare se stesso e i propri contatti, facilitando quindi la diagnosi precoce e l’accesso alle cure (ed eliminando eventuali paure legate a fenomeni di “stigma”).
La medicina ha fatto passi da gigante, oggi le persone affette da Hiv possono vivere a lungo. Le rette delle Case alloggio convenzionate sono ferme al 2005. La Regione intende aumentarle o almeno adeguarle all’Istat, anche a fronte dei costi elevati dell’energia?
Si, è già stato proposto un aumento delle rette in coerenza con quanto previsto e attuato per tutto il settore della unità di offerta sociosanitaria, pari al 2,5% delle tariffe in corso (oltre 250 mila euro in più per circa 220 posti letto), in quanto in un sistema universalistico come quello italiano le risorse devono essere equamente distribuite in relazione al bisogno di assistenza. I posti letto delle Case alloggio sono circa 220 e si ricorda che la tariffa regionale – pari a 130 euro al giorno per il regime di “alta intensità” (che rappresenta il maggior numero di posti disponibili, a cui andrebbe aggiunto il 2,5% che le porterebbe a 133,25 euro) – è da sempre tra le più alte d’Italia (esempio di riferimento è un’altra grande regione del nord – dove il costo della vita è paragonabile alla Lombardia – che ha tariffe di 115 euro). Si ricorda anche che, in relazione ai costi legati dell’invecchiamento della popolazione, e quindi della necessità di medicine o visite, gli ospiti delle Case alloggio possono mantenere il proprio Mmg e le esenzioni su farmaci come gli altri cittadini (in altre strutture residenziali sopracitate il costo è invece a carico della struttura).
Alcune Case alloggio rischiano di chiudere se non avranno copertura finanziaria. Regione Lombardia come se ne farebbe carico?
Per l’importanza che rivestono nella cura dei pazienti è stato dedicato un percorso dedicato. Si premette infatti che è in corso un tavolo di lavoro con i referenti delle Case alloggio per attivare il percorso di accreditamento che permetterebbe loro di accedere a eventuali risorse al pari delle sopracitate strutture residenziali (ma che ovviamente comporta anche altri oneri organizzativi). Questo percorso è una occasione per capire come rinnovare il modello di offerta e presa in carico delle Case alloggio, rendendolo più sostenibile e utilizzando al meglio le risorse disponibili. Essendo il modello di offerta attuale delle Case alloggio realizzato negli anni Novanta, è necessario aggiornarlo rispetto al totale cambiamento di scenario della patologia Hiv. Si segnala anche che le Case alloggio non sono le uniche strutture che operano a supporto a pazienti con HIV, ma sono presenti pazienti anche in altri contesti sociosanitari (Rsa, Adi, Hospice, ecc).
Prevedete altri servizi o forme di assistenza alle persone affette dal virus Hiv?
Il totale delle persone che hanno accesso al servizio sanitario nazionale con Hiv in Lombardia è circa 27 mila (qui i dati). A loro sono offerti percorsi di presa in carico di vario tipo, tra cui oltre 100 mila visite ambulatoriali l’anno, nonché l’assistenza farmacologica (ovviamente gratuita) e ricoveri al bisogno. Oltre a ciò, si è già descritto come la rete sociosanitaria garantisce e può garantire la presa in carico di pazienti con Hiv.
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