Scatti che raccontano. Storie che si intuiscono nella luce talcata di un tè nel deserto la mattina presto, nella grinta acerba di bambini guatemaltechi precocemente armati, nella nebbia di una Sicilia inconsueta e ovattata, nel volto attento di una donna seminascosto dietro un velo nero, negli arabeschi di due mani tatuate, nelle maschere di un carnevale veneziano, nel lampo colto al volo di un pugnale yemenita. Sono i contenuti della mostra “Amedeo Vergani, lo scatto che racconta”, dedicata al grande fotoreporter scomparso a 65 anni l’1 maggio 2010, che sarà inaugurata sabato 29 ottobre, alle 17, a Palazzo Zaffiro Isacco di Merone, il suo paese natale in provincia di Como.
Dopo gli esordi come corripondente locale, cronista e responsabile della redazione lecchese de La Provincia, Vergani si dedicò alla fotografia, iniziando a collaborare con l’Associated Press. Diventato professionista, alternò l’attività giornalistica (anche come corrispondente del Corriere della sera, del Corriere d’Informazione e del Corriere del Ticino) con esperienze da inviato e reportage fotografici dall’estero (Balcani, Medio Oriente, Nord Africa, ecc). Negli anni Settanta avviò una sempre più intensa collaborazione con il Centro Iconografico dell’Istituto Geografico DeAgostini, realizzando servizi di documentazione sulla vita e le tradizioni di alcuni Paesi dell’Europa e del Medio Oriente e collaborando alla realizzazione di una serie di volumi sull’Italia.
Abbracciato definitivamente il giornalismo fotografico, realizzò reportage per testate come Atlante, Gente Viaggi, Natura Oggi, Week End, A Tavola, Epoca, Meridiani, Capital, Focus, Airone, Bell’Italia, Bell’Europa, e anche per alcune straniere, come in particolare la tedesca Geo Saison. Fornì immagini per diversi libri e volumi illustrati e le sue foto furono esposte in moltissime mostre in ogni parte del mondo.
Mise inoltre la sua esperienza a disposizione di colleghi più giovani, impegnandosi negli organismi istituzionali della professione e in particolare nel sindacato dei giornalisti con il Gruppo di Specializzazione dei Giornalisti dell’Informazione Visiva, di cui ha fondato e presieduto il gruppo lombardo.
La mostra di Merone “racconta” storie che parlano di gente che sforna pani rotondi come la luna, che raccoglie olive, benedizioni, foglie di tè e fatiche con la stessa concentrazione. La silenziosa compostezza di un monastero copto. La lattina rossa di una Coca Cola bevuta su un’intatta spiaggia atlantica. Lo scroscio di una cascata nel verde fitto di Dominica. Fino al meraviglioso controluce di un agnello sollevato e offerto a Sant’Antonio in una chiesa della Brianza, in bilico tra benedizione cristiana e rito pagano. Inquadrature diventate grandi servizi e copertine delle più prestigiose riviste italiane ed europee.
All’inaugurazione interverranno Pietro Brindisi (sindaco di Merone), Emilio Magni (giornalista), Laura Magni (travel writer), Gino Ferri (fotogiornalista), Fausto Giaccone (fotogiornalista), Giovanni Negri (presidente Associazione Lombarda dei Giornalisti), Guido Besana (giunta esecutiva Fnsi), Paolo Pozzi (commissione nazionale contratto Fnsi), Fabrizio Cusa (fotogiornalista e presidente Gsgiv).