Domenica 14 ottobre, nell’ambito di “Speciale Tg Uno”, alle 23.45 su Rai Uno, andrà in onda la prima puntata di Scommettere sull’Italia, un ciclo che Rai Vaticano ha ideato e realizzato in collaborazione con La grande storia di Rai Tre, Tgr e Tg. L’obiettivo è quello di mantenere viva nel patrimonio culturale italiano la memoria di quanti hanno contribuito a fare grande il nostro Paese. Le loro storie verranno riproposte attraverso documenti e testimonianze inedite.
La prima puntata – firmata da Donatella Negri, Nicola Bertini, Luigi Bizzarri e Filippo Di Giacomo – è dedicata al Beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano dal 1929 al 1954. Schuster è il monaco che Pio XI, subito dopo il Concordato del 1929, pose alla guida della Chiesa ambrosiana. La sua fu un’esperienza religiosa e civile vissuta negli anni difficili e dolorosi della dittatura fascista e della seconda guerra mondiale. Schuster fu certamente un archetipo per quella generazione che poi fece nascere in Italia la democrazia e la Costituzione.
«Il cardinal Schuster è stata una figura straordinaria per Milano», ha detto oggi in conferenza stampa Renzo Canciani, responsdabile Centro produzione televisiva vaticana, «durante il periodo fascista, post-fascista e della ricostruzione». Ciò che stupisce è che da «romano» ha saputo «interpretare l’ambrosianità».
Marco Simeon, responsabile Rai Vaticano e direttore Relazioni istituazionali, parla di Schuster come di un «modello» e di "Scommettere sull’Italia" come di «uno slogan riproponibile ancora oggi che rappresenta una grande sfida per tutto il paese». Il documentario è frutto di un «buon lavoro di squadra» e della collaborazione della Curia di Milano. Con un budget di solo 10 mila euro vengono prodotti degli Speciali di qualità che fanno milioni di ascolto, «sempre sopra il milione e addirittura 2,7 per Natuzza Evolo».
«Commuove l’audacia di chi ha prodotto questo documentario», dice mons. Mario Delpini, Vicario generale della Diocesi, «come di un anacronismo irraggiungibile, di un mondo passato». Schuster ha vissuto in un «paese disatto» ma ha saputo ridare «fiducia». L’impegno della ricostruzione aveva coinvolto tutti, spiega Delpini, «uomini, donne, laici, preti…». Ma «un popolo senza fiducia non ricostruisce, può solo sopravvivere». Ciò che ha contraddistinto Schuster, «non è solo il senso del dovere o la compassione, ma la preghiera», il suo essere monaco e il rapporto con Dio erano infatti «il criterio delle sue scelte».