Silenzio e Parola, oppure Silenzio o Parola? È questa la domanda su cui si fonda il messaggio di Benedetto XVI per la 46ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Una domanda più che mai necessaria nel tempo che spesso viene definito della comunicazione e che, altrettanto frequentemente, più che della comunicazione rischia di diventare tempo del parlare vacuo, dei mille rumori, delle parole moltiplicate all’infinito che, però, non sanno più nulla dire alle menti e alle coscienze.
Benedetto XVI, nel suo messaggio, dà una risposta ben chiara: non ci può essere alternativa tra il Silenzio e la Parola; queste due esperienze della vita umana devono essere sapientemente coniugate per conservare la loro piena valenza antropologica e anche teologica. Propone quindi l’urgenza di creare un «ecosistema che sappia equilibrare silenzio, parola, immagini e suoni».
Il messaggio del Papa intende riferirsi principalmente all’evangelizzazione; non per nulla il titolo del messaggio è “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione”. Ma i contenuti hanno doppia valenza: riguardano la missione delle Chiesa di annunciare il messaggio di Cristo, ma portano anche a ripensare questo nostro tempo nel quale ogni momento viene riempito di parole, di suoni, di messaggi, d’informazioni, e, spesso, di rumori. In questa situazione non resta spazio per il silenzio, come esperienza del pensare, riflettere, organizzare mentalmente le parole, i contatti, le informazioni; se ne perde addirittura il significato e il valore. In tale contesto le parole sono moltiplicate, inflazionate, ma, spesso, risultano incapaci di comunicare messaggi veritieri, che arricchiscano il vivere. Si parla molto, spesso però senza dire nulla.
Ma la parola, le molte parole, le infinite informazioni, i messaggi moltiplicati in maniera esponenziale, se non sono preceduti e seguiti dal silenzio che genera riflessione, appropriazione dei concetti, discernimento tra i messaggi, producono comunicazione falsata, vuota di pensiero, non degna della ricchezza della mente umana e del valore dell’uomo pensante; e come tali non creano incontro che arricchisca la convivenza.
Il silenzio, sapientemente armonizzato con la parola – ammonisce il Papa – ha grande significato antropologico, arricchisce la persona e migliora la convivenza umana. E ha anche un valore teologico fondamentale, perché solo grazie al silenzio che diventa ascolto della Parola di Dio, meditazione, preghiera, contemplazione, anche il rapporto tra l’uomo e Dio diventa vero, efficace; e l’evangelizzazione stessa diventa vera comunicazione di Dio, del suo amore, della sua parola.
«Dio parla anche per mezzo del suo silenzio», avverte il Papa. E questo diventa un appello per gli evangelizzatori, perché riscoprano la capacità di stare in silenzio con Dio, in ascolto di quel silenzio di Dio che è più efficace di mille parole. Perché ritrovino la consapevolezza che ogni parola detta su Dio deve essere preceduta e seguita da quel profondo silenzio che solo permette di ascoltare Dio per poter poi parlare di Dio in verità.