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Non esiste un’unica soluzione
per la sicurezza dei ragazzi

Nuove raccomandazioni nell’ultimo report di EU Kids Online III e OssCom, Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica di Milano

16 Ottobre 2012

Questa settimana la Commissione Europea incontra gli stakeholder per creare un ambiente online a misura di ragazzi. In un nuovo report sulle differenze crossnazionali fra i Paesi europei, EU Kids Online evidenzia raccomandazioni specifiche per l’Italia.

Commentando i risultati, Leslie Haddon, Senior Researcher alla Lse, dichiara: «Per la prima volta presentiamo i risultati relativi a 33 Paesi europei, permettendo un confronto diretto fra le esperienze online di ragazzi di diversi paesi. Le differenze nazionali fanno sì che non ci sia un’unica soluzione per la sicurezza online dei minori».

Il report rivela che i ragazzi italiani accedono più spesso a internet nella privacy della propria camera, senza la supervisione di un adulto. L’Italia è invece all’ultimo posto per l’accesso a internet da scuola. Inoltre, il divario fra le esperienze dei ragazzi e la consapevolezza da parte dei genitori di ciò che i figli fanno online è fra i più alti in Europa. Questi dati hanno implicazioni dirette sul piano delle politiche sociali.

Giovanna Mascheroni, responsabile della ricerca per l’Italia, commenta: «Nonostante la famiglia e il contesto domestico rappresentino un luogo ideale per la mediazione degli usi, il divario fra genitori e figli suggerisce l’importanza della scuola nella promozione di usi sicuri sia fra i ragazzi sia fra i genitori. L’Italia è un Paese “a basso rischio”, ma non per merito di specifiche politiche di promozione della sicurezza online. I ragazzi italiani sono meno esposti a contenuti e contatti inappropriati online, ma hanno anche meno competenze digitali e sfruttano meno opportunità della rete rispetto ai loro coetanei europei».

I Paesi a basso rischio (Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia e Ungheria) si caratterizzano, infatti, per un minore uso di internet fra i ragazzi di 9-16 anni e un’incidenza dei rischi inferiore alla media, eccetto che per gli incontri con sconosciuti on e offline. Tuttavia, ci sono motivi per credere che la crescita nell’uso di internet si accompagni a un livello maggiore di esposizione ai rischi. «Per questo è importante promuovere usi sicuri e responsabili della rete e rafforzare le competenze digitali dei ragazzi italiani. Limitare l’esposizione a contenuti e contatti inappropriati, infatti, rischia di tradursi in pericolose forme di esclusione digitale. Inoltre, i ragazzi che hanno maggiori competenze e usano internet per un numero maggiore di attività si espongono più facilmente ai rischi, ma sono più resistenti alle conseguenze dannose di tali rischi», conclude Giovanna Mascheroni.