Folta partecipazione di persone alla presentazione de Il Dialogo di Monza, giornale online in rete dallo scorso 28 ottobre. Un pubblico qualificato nel quale figuravano rappresentanti ed esponenti del mondo sociale, sindacale e della cooperazione di Monza e Brianza. Anche il sindaco di Lissone, Concetta Monguzzi, ha voluto esser presente, così come lettori e cittadini che hanno voluto manifestare simpatia e curiosità verso questo nuovo progetto editoriale.
Il Dialogo di Monza – come ha illustrato Fabrizio Annaro, ideatore e direttore della testata – valorizza il lato positivo delle notizie, racconta un mondo ricco di idee, iniziative e progetti proposti da persone che vogliono innovare, cambiare, migliorare la vita e le relazioni. Un giornale letto e seguito da molti giovani, che desidera riequilibrare il panorama dell’informazione, spesso sbilanciata sul negativo e sulla retorica a volte spropositata di ciò che non funziona.
In questi primi mesi di attività si sono avvicinate molte persone: oltre alla redazione monzese – formata da Camilla Mantegazza, Daniela Zanuso, Enzo Biffi, Giacomo Laviosa e dalle fotografe Giovanna Monguzzi e Stefania Sangalli – si sono aggiunte quelle esterne di Inzago (nel Centro per Disabili Simona Sorge della Fondazione Sacra Famiglia) e dei giovani di Scaccomatto. Qualificate anche le partnership: Consorzio (di imprese sociale) Comunità Monza Brianza, YoungRadio, progetto della Cooperativa Sociale Aeris di Vimercate, Web Tv di Confindustria, Teatro Binario 7, Associazione Danza immobile. Numerose le collaborazioni con enti e associazioni, fra i quali Banca Etica (che troverà spazio sulle pagina del Dialogo nella prossima rubrica di Finanza Etica). Importanti sinergie si sono realizzate anche col Distretto di Economia Solidale di Monza e Brianza, con Libera della Brianza e Union Peace Federation di Monza.
Cherubina Bertola, vicesindaco di Monza, ha sviluppato la sua riflessione sulla base del detto popolare «fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». «L’informazione si concentra spesso sulla “caduta dell’albero” – ha spiegato -, dimenticando oppure mettendo in secondo piano “la foresta che cresce”: attraversiamo un momento di crisi dove è forte la fatica, non solo delle persone e delle famiglie, ma anche degli operatori sociali, con sempre meno risorse per far fronte al moltiplicarsi di bisogni e del disagio sociale. Non dimentichiamo i numerosi imprenditori che resistono “in trincea” per difendere aziende e posti di lavoro. Poco si racconta di questa fatica e di questa resistenza, che invece rappresenta la forza della nostra comunità e che meriterebbe più visibilità e più attenzione dei media. Ben venga, dunque, un giornale come questo, che desidera sottolineare il positivo e dare spazio alle iniziative del sociale».
Laurenzo Ticca, giornalista di Terra, settimanale di Rete 4 diretto da Tony Capuozzo (ideatore del sottotitolo de Il Dialogo di Monza “La provocazione del bene”), ha parlato di televisione: «L’affermazione di una cultura sempre più individualista e sempre meno attenta alla solidarietà sociale ha fatto sì che molte persone coltivassero l’ambizione e il desiderio smisurato di apparire in qualsiasi talk-show o trasmissione televisiva. Ambizione che per molti ha rappresentato e rappresenta una forma di riscatto e di ascesi sociale, oltre che economica. Si sono diffuse pratiche eticamente discutibili, come quelle di enti televisivi disposti a pagare parenti di vittime purché partecipassero a qualche contenitore domenicale».
Infine Anna Biffi ha approfondito e “radiografato” il progetto sulla base delle parole chiave: dialogo, Monza, provocazione, bene. Dialogo che presuppone anzitutto un ascolto e che rappresenta il fondamento per la costruzione di una comunità virtuale e reale di persone che si ritrovano sui contenuti del giornale. Attenzione ai significati delle parole, che possono significare cose diverse da persona a persona. Monza, confine o punto di partenza? Considerato che il web è uno strumento globale, Monza e Brianza non potranno che essere punto di partenza. Viviamo un’epoca dominata dal relativismo e quindi è difficile definire esattamente il bene, perché le concezioni possono mutare in funzione delle persone, della cultura, della religione.