16/10/2008
di Rita SALERNO
Testimonianza è il titolo del film tratto dal libro Una vita con Karol del cardinale Stanislaw Dziwisz e del giornalista Gian Franco Svidercoschi. È stato presentato ieri in Sala Stampa vaticana alla presenza degli autori del volume, dell’attore-narratore del film Michael York e del produttore Przemyslaw Hauser.
La pellicola viene proiettata in aula Paolo VI oggi, alla presenza di Benedetto XVI, in coincidenza con il trentesimo anniversario dell’ascesa al soglio di Pietro di Giovanni Paolo II. Esce nelle sale cinematografiche dal 17 ottobre.
Tratto distintivo del film è la testimonianza di umanità e profonda spiritualità che emanava da Karol Wojtyla, sottolineata anche dal tema musicale composto per l’occasione da Vangelis.
La lavorazione si è protratta per tutto il 2007 tra Cracovia, Wadovice e il Vaticano. Nel libro-intervista, il cardinale Dziwisz rispondeva alle domande del vaticanista Gian Franco Svidercoschi raccontando vita e pontificato del Papa unanimemente riconosciuto come il più “mediatico” nella storia della Chiesa. Il volume è stato tradotto in una quindicina di lingue e nella sola Polonia ha raggiunto la tiratura di oltre un milione di copie.
Nel film i ricordi del libro si mescolano con l’evocazione iconografica di scene di vita e filmati originali, accompagnata dalla voce narrante di Michael York, felice di aver aderito subito a un progetto che per lui si è rivelato un’esperienza straordinaria.
Il regista è Pawel Pitera, autore fra l’altro della serie televisiva I segreti del Vaticano. La pellicola è stata prodotta da Przemyslaw Hauser, produttore cinematografico e televisivo specializzato in tematiche legate al Vaticano.
Durante la conferenza stampa è stato presentato anche un breve documentario sulla genesi della pellicola, nella quale il racconto del segretario particolare del Papa polacco s’intreccia con documenti e foto inediti, provenienti dagli archivi vaticani e da collezioni private.
A integrarli, alcune scene nelle quali sono stati utilizzati oggetti cari a Karol Wojtyla di cui il Papa si serviva quotidianamente, come l’altare da viaggio che portava con sé fin da quando era vescovo, gli strumenti dell’unzione religiosa, la tonaca, la cintura. Secondo padre Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, un modo particolare per ricordare e celebrare il trentesimo anniversario dell’elezione al pontificato di Giovanni Paolo II.
Nel corso dell’incontro con la stampa il cardinale Dziwisz si è abbandonato innanzitutto a un ricordo personale: «Vorrei salutarvi tutti: quando guardo qui questa sala vedo tanti amici, tanta storia comune, tanti viaggi, tanti colloqui con i giornalisti. Posso dire che Giovanni Paolo II voleva tanto bene ai giornalisti, anche quando scrivevano male». E a proposito di un viaggio in Italia che suscitò feroci critiche su un giornale nazionale, il porporato ha raccontato che «l’articolo fu commentato così: io meritavo anche peggio».
Poi il Cardinale ha spiegato di aver scritto il libro come debito nei confronti di Giovanni Paolo II, al quale è stato accanto per 36 anni, e di tutta la gente che non vuole dimenticare gli insegnamenti di questo Papa. A una domanda su come abbia vissuto il distacco terreno dal Pontefice, Dziwisz ha risposto: «Giovanni Paolo II ci ha preparato a questo momento di congedo, di passaggio alla casa del Signore: non soltanto noi vicini, ma tutto il mondo, che ha accompagnato questo passaggio».
Durante il suo funerale, poi, «il lezionario si è chiuso e aperto: Giovanni Paolo II ha chiuso la vita con noi, ma ha aperto una nuova pagina, che scriviamo adesso noi. Io sento che ci accompagna, e non mi sento solo».