22/02/2008
Irene è una giovane imprenditrice di successo che ha ereditato dal padre una fiorente azienda immobiliare e la gestisce insieme a sua zia Eleonora, fredda donna in carriera. La sua vita scorre tra gli affari – che vanno così bene da farle meritare il premio di Imprenditrice Dell’Anno – e la sua bellissima villa. Nessun affetto vero, pura freddezza imprenditoriale, il business sopra di tutto. Non le importa il suo passato e decide di trasformare il disabitato palazzo di famiglia in un complesso residenziale. Non le importano i legami e compra ad un prezzo stracciato la società di alcuni amici.
Due riuscite operazioni commerciali come tante altre nella vita di Irene, se non fosse che gli amici di famiglia, sopraffatti dalla vergogna, si tolgono la vita e che proprio allora Irene incontra Benny, una ragazzina anticonvenzionale, che guadagna qualche soldo con piccoli furti. Benny non è una semplice ladra: i soldi guadagnati con i furti servono inaspettatamente a portare conforto e cibo ad alcuni poveri della zona. Spinta dal fortissimo attaccamento che prova per la ragazzina (inspiegabile fino all’ultima inquadratura), Irene incontra così il mondo dei senzatetto, degli indigenti di Roma. Irene lascia che questo incontro demolisca la sua indifferenza, rimasta intatta perfino dopo il suicidio dei suoi amici, e si lascia coinvolgere in piccoli gesti di carità.
Allo spettatore è ormai chiaro che Benny è l’elemento fondamentale della nascente e lenta conversione di Irene, processo che subisce una accelerazione improvvisa data dalla tragica scomparsa della ragazzina. Nella vita di Irene si spezza qualcosa e termini come “strategia del consumo” e “domanda-offerta” sono ad un tratto vuoti, impedendole di continuare a lavorare con il cinismo di prima. Per Irene èquesto l’inizio, la rinascita. Nella perdita definitiva di Benny la sua solitudine svanisce. Irene riesce per la prima volta a percepire la presenza di sua madre e compie un percorso deciso verso il recupero del suo passato.
L’incontro con Benny la apre ad altri incontri e decide di portare avanti ed amplificare i piccoli gesti di carità della ragazzina creando una mensa per i poveri proprio nel palazzo che voleva spezzettare in tanti miniappartamenti. Irene diventa instancabile nella carità come lo era nel lavoro, rifiuta inquadramenti burocratici, vive nella spogliazione di sé ed è nel suo non volere più niente che ritrova la strada.
Se il regista definisce Cuore Sacro come un inno alla religiosità laica (e infatti la figura del sacerdote appare come un "contenitore" del furore di generosità di Irene, come colui che la limita perché intrappolato dalle gerarchie), non possiamo tralasciare la forte presenza di riferimenti cristiani. Il più evidente è la somiglianza fisica con Gesù di uno dei poveri – degli Ultimi, appunto – di cui si prende cura Irene. E se si insinua il ragionevole dubbio che il cambiamento repentino di vita di Irene sia pazzia o esaurimento, lo chiarisce alla fine una psichiatra: èsolo una donna che conosce il dolore degli altri e lo fa suo.
CUORE SACRO
Paese: Italia
Anno: 2005
Genere: drammatico
Regia: Ferzan Ozpetek
Attori: Barbara Bobulova, Andrea Di Stefano, Massimo Poggio, Lisa Gastoni
Sito ufficiale: www.cuoresacro.com