10/05/2008
di Filippo MAGNI
E il futuro della stampa, non solo cattolica, qual è? Internet sta davvero portando la carta stampata sull’orlo dell’estinzione? La velocità e la quantità delle informazioni saranno preferite alla qualità? A questi interrogativi ha cercato di dare risposta la tavola rotonda organizzata durante l’ultima mattinata del convegno “Lo sguardo quotidiano”, sabato 10 maggio.
Gestito dal professor Francesco Casetta, direttore del dipartimento di comunicazione dell’università Cattolica di Milano, il dibattito ha preso le mosse dal testo “L’ultima copia del New York Times”.
Il libro, il cui autore Vittorio Sabadin era presente alla tavola rotonda, ipotizza il 2043 come anno in cui sarà stampato l’ultimo giornale, schiacciato da internet e dal novo modo di fare informazione.
Presenti al dibattito Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della sera, che ha rivelato come «il libro di Sabadin sia stato al centro di grandi discussioni in redazione al Corriere». Il quotidiano milanese sta cercando di modernizzarsi sempre più, prima con una versione “full color” caratterizzata da un rinnovamento grafico, poi con un secondo rinnovamento anche contenutistico, per approdare poi al terzo mutamento, che sarà presentato dal direttore Paolo Mieli alla redazione il prossimo martedì e che comporterà una sempre maggiore integrazione tra stampa e multimedialità.
«Questi rinnovamenti – ha dichiarato la Soglio – pongono 2 problemi principali. Il primo a livello sindacale, di definizione dei ruoli e dei compiti dei giornalisti: chi deve fare cosa? Il secondo, su come muta la professionalità del giornalista: è compatibile in pieno con la multimedialità? come trovare l’equilibrio tra il “largo superficiale” del web e lo “stretto profondo” della stampa?».
Le ha fatto eco lavio Corazza, caporedattore de La Stampa: «”L’ultima copia del New York Times” ci ha aperto gli occhi su una situazione che, a mio avviso, è ancora molto al di là da venire. Già adesso però è il momento di interrogarsi profondamente sulla questione, preparandosi al futuro. Non aiuta il fatto che nella nostra redazione i giovani sotto i 35 anni siano solo 4…». Corazza ha poi aggiunto che «la multimedialità in un giornale non può essere inserita in modo selvaggio, senza una linea programmatica. Ci sono casi di quotidiani che hanno affidato a poche persone il compito di scegliere in quale canale diffondere le notizie, tra stampa, web e tv. Il risultato è che questi, oberati di lavoro, hanno perso il senso della giornata: senza regole e indicazioni precise, la qualità dell’informazione risente di questo pressappochismo».
Ha concluso il giro di interventi Umberto Folena, giornalista di Avvenire, che ha proposto un parallelo tra la situazione odierna della stampa e il romanzo “Michele Strogoff” di Jules Verne (ls sintesi).
La conclusione della mattinata, e di tutto il convegno, è stata riservata a don Domenico Pompili, direttore dell’ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, con l’intervento “La bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (testo integrale).