Molti di noi l’hanno conosciuto a cavallo nelle praterie del West, poi l’hanno ritrovato sfrecciante in bicicletta per le vie di Gubbio e dintorni, ora lo riconoscono di nuovo a cavallo, ma la location non è più quella di una volta: le nuove avventure di Terence Hill sono ora ambientate fra le cime dell’Alta Val Pusteria, in Trentino Alto Adige. E lui non è né un cowboy (Trinità), né un prete (Don Matteo), ma il comandante (Pietro) del Corpo forestale di San Candido, nella Provincia autonoma di Bolzano, all’interno del Parco naturale Tre Cime: conosce molto bene la natura delle montagne e delle persone, ma si porta dentro il dolore per la morte della moglie, avvenuta durante una scalata.
Prodotta da Rai Fiction e Lux Vide, in onda a partire dall’8 gennaio, Un passo dal cielo è giunta alla sua terza stagione, a conferma del successo di una formula narrativa in cui la simpatia del protagonista e la semplicità buonista della struttura narrativa son chiavi di successo sicuro. I paesaggi naturali e un pizzico di humor aggiungono ulteriore sapore proponendo una fiction adatta alla fruizione famigliare.
Dietro i suoi occhi azzurri e il suo sorriso sempre più empatico con il passare degli anni, il nostro eroe ha trovato la sua missione nella difesa della vita e della natura di luoghi tanto belli quanto densi di insidie. A capo della squadra del Corpo forestale, si trova di fronte a casi misteriosi sempre nuovi, che riesce a risolvere con la sua competenza, con il suo intuito e con una profonda conoscenza dell’animo umano, aiutando così il commissario Nappi, napoletano di origine, che – nonostante il suo trasferimento fra le alte vette non sia più recentissimo – non riesce ancora a integrarsi nell’ambiente montano come vorrebbe.
Il successo della prima serie ha indotto i produttori a replicare incrementando le puntate e a realizzare la terza serie in onda adesso, che molto probabilmente non sarà l’ultima. Almeno finché gli ascolti continueranno a premiare le imprese di personaggi tipici del genere western inseriti in contesti che oscillano dalla commedia al dramma.
Il collante è quella amicizia che si instaura non soltanto fra il protagonista e i comprimari, ma anche fra l’intera squadra e il pubblico a casa che, orfano di Don Matteo, ha trovato in Pietro un nuovo beniamino per le proprie serate davanti al piccolo schermo.
Nonostante la semplicità delle situazioni e il ricorso a un copione dagli esiti spesso più che prevedibili, le ambizioni narrative e suggestive degli autori sono alte. Lo conferma la citazione che compare nel sito ufficiale della serie: «Le grandi cattedrali della terra con i loro portali di roccia, i mosaici di nubi, i cori dei torrenti, gli altari di neve, le volte di porpora scintillanti di stelle. Questo è il mio mondo, la montagna. Un mare orizzontale, eterno, immutabile, in cui nulla sembra cambiare ma che riserva sempre sorprese» (John Ruskin).
Quanto le gesta di Terence Hill nei panni di Pietro siano conformi a quelle degli agenti forestali veri non è dato di sapere. Certamente, fra atteggiamenti da cowboy saggio e cavalcate da ranger delle praterie statunitensi, il noto attore italoamericano riesce ancora a conquistare le simpatie del pubblico e a garantire un’audience che giustifichi gli investimenti produttivi, oltre che le inserzioni pubblicitarie legate alla serie. Se nei panni del protagonista ci fosse stato un altro, tra scenari che ricordano quelli di Heidi e intrighi prettamente polizieschi, probabilmente il successo non sarebbe stato lo stesso.