In una sala gremitissima di persone della parrocchia di San Vittore Olona, venerdì 23 ottobre si è svolto un incontro con il vaticanista del Tg1 Fabio Zavattaro, chiamato a raccontare “Papa Francesco visto da vicino”.
La serata, proposta dall’Azione cattolica decanale, è stata introdotta dal parroco don Davide Bertocchi e dall’avvocato Alberto Fedeli per l’Associazione familiare “Una Casa per Pollicino”, co-promotori dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di conoscere sempre più la figura di papa Francesco che, anzitutto coi suoi gesti, sta profondamente rinnovando la Chiesa, chiamata a uscire da se stessa, accogliendo tutti. Importante, ha ricordato Fedeli, è l’attenzione di papa Francesco alle famiglie, colte nel loro quotidiano, da accompagnare e sostenere con un approccio aperto alla misericordia, anche per curarne le ferite, senza esclusioni: non a caso il Papa ha voluto un Sinodo sulla famiglia e subito dopo un Anno santo dedicato alla misericordia.
La serata è continuata con l’affascinante e coinvolgente testimonianza di Fabio Zavattaro che, incalzato dalle domande del giornalista Gianni Borsa, ha ripercorso i tratti peculiari che rendono papa Francesco così straordinario. Un Papa che ha introdotto uno stile nuovo di svolgere il magistero petrino, nella semplicità, nella ricerca del rapporto diretto e personale con i fedeli (divertenti gli aneddoti sulle sue telefonate), nell’esempio dei suoi gesti e delle sue scelte. Papa Francesco sta realmente tentando di riformare la Chiesa, e questo è stato possibile, ha sottolineato Zavattaro, grazie al magistero di Benedetto XVI che l’ha preceduto, e dal gesto – anch’esso dalla carica dirompente – della sue dimissioni, non prima di aver assunto con sofferenza e forti opposizioni curiali, iniziali e importanti scelte di cambiamento.
Non mancano ostacoli e reazioni rispetto all’opera di Francesco, ma queste vengono semmai dall’“apparato”, non dal popolo dei fedeli. E questo grazie alle scelte di Francesco, il quale interviene, prima che sulle “strutture” della Chiesa, anzitutto sulle persone, chiamate tutte, a partire dagli stessi vescovi e poi sacerdoti e laici, a una conversione personale (e anche a volte a chiedere scusa per gli errori commessi). Il richiamo alla coerenza evangelica in tutti gli ambiti di vita, non a parole, ma con la forza della testimonianza – e il Papa è il primo a darla – è la forza che riuscirà a riportare la Chiesa, e con essa la società, a essere fedele al comandamento dell’Amore, e così sempre a rinnovarsi per accogliere tutti.
Come si è ripetutamente detto, più delle parole e dei documenti, sono i gesti che riescono maggiormente a scuotere le coscienze di ciascuno. Deve però rifuggirsi ai tentativi di ridurre Papa Francesco a “personaggio”, per invece mantenere e ampliare tutta la carica profetica dei sui gesti e richiami, che devono continuare a “inquietare” le coscienze di tutti.