Non lasciare i figli – bambini e adolescenti – soli davanti al web, ma accompagnarli: questo è il compito dei genitori secondo monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali (Pccs), intervenuto oggi in Sala Stampa vaticana alla presentazione del Messaggio per la 49ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.
Un testo che «cerca di mettere a fuoco alcuni aspetti della correlazione tra famiglia e comunicazione» e dal quale «emerge un messaggio sostanzialmente positivo dato che il Papa afferma che la famiglia continua a essere una grande risorsa e non solo un problema o una istituzione in crisi». Circa l’utilizzo dei media più moderni, «spetta a babbo e mamma aiutare i figli a entrare» nel web e «vivere consapevolmente le reti sociali», ha sottolineato Celli, ricordando come oggi il «continente digitale» sia frequentato massicciamente anche dai minori. «Un bambino di 10 anni vi passa da 3 a 5 ore al giorno, per lo più da solo» e «più del 73% dei nostri bambini e adolescenti navigano in Internet senza i genitori». La strada giusta non passa dal proibire l’accesso al web, ma dall’«educare a come essere presenti, con quale responsabilità» e, al riguardo, la pastorale familiare – ha evidenziato il presidente del Pontificio consiglio – è chiamata a «crescere e affermarsi». «Abbiamo bisogno – ha precisato – di genitori che stiano accanto, accompagnino, introducano, diano quella visione sapienziale che i bambini non possono avere».
Chiara Giaccardi: due temi che «s’illuminano a vicenda»
Famiglia e comunicazione sono due temi che «s’illuminano a vicenda» nel Messaggio di papa Francesco. Lo ha rilevato la sociologa Chiara Giaccardi alla presentazione del testo in Sala Stampa vaticana. «Il Papa – ha aggiunto – ha offerto uno sguardo originale, ovvero che torna all’origine della comunicazione, che è la stessa della famiglia». Riprendendo le diverse sollecitazioni del messaggio, la sociologa ha messo in luce l’esortazione a una comunicazione che recuperi «la radice originaria dell’essere figli e fratelli», ricordando che «in ogni comunicazione c’è la catena delle generazioni, la storia e la lingua parlate, nonché i modi di mettersi in relazione». E, riguardo alla capacità comunicativa di Bergoglio, ha sottolineato che «il Papa è un grande comunicatore non perché sa qual è il gesto più efficace, ma perché ama gli uomini e le donne e con i suoi gesti lo esprime».
Mauro Magatti: tra la famiglia e la società contemporanea
Il «dialogo tra diversi» e «una società della comunicazione in cui la comunicazione sembra diventare autoreferenziale, una mera rappresentazione che non ha più nulla a che fare con la verità»: questi due «grandi problemi chiave della vita sociale contemporanea, ad avviso del sociologo Mauro Magatti, intervenuto oggi alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Papa. Problemi che, per il Papa, «sono gli stessi che possiamo avere dentro la famiglia». Magatti ha messo in luce come la lettera si muova «tra il piano micro e quello macro, tra l‘esperienza antropologica che vive la famiglia e i problemi della società contemporanea». Tre quindi le sollecitazioni proposte. In primo luogo la comunicazione «ha bisogno di una cornice per produrre i suoi frutti», «che nella famiglia è l‘affetto, l’amore» e «nella società è il riconoscersi membri di una comune appartenenza umana e dentro un comune cammino nella storia». In secondo luogo «la comunicazione è un esercizio difficile» nel quale «nessuno è maestro o padrone»; ha bisogno di «palestre» e la famiglia è una di queste, dove «si comunica con l‘altro da noi». Terzo, comunicare «è un‘azione integrale, non solo tecnica: riguarda il corpo, la memoria – il fatto di appartenere a una comunità che viene prima di noi -, il futuro».