«La società italiana non è in pace», ma la Chiesa «è una casa dalle porte aperte». Si è incentrata su questi due binari l’introduzione del cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani, in corso a Roma fino al 27 settembre, ha tracciato un’ampia analisi dello scenario italiano ed internazionale, trattando temi come la guerra e la pace, le migrazioni, la crescita della violenza tra i giovani, la sessualità, i femminicidi, la povertà e la denatalità, il lavoro povero e le morti bianche.
«Non si può pensare all’Italia isolata dall’Europa e dal resto del mondo», ha esordito il cardinale subito dopo l’omaggio al presidente Napolitano, di cui domani si celebrano i funerali in forma laica. «Non siamo una minoranza residuale ma una minoranza creativa», l’identikit sulla scorta di Benedetto XVI: «La Chiesa in Italia è una Chiesa di popolo».
Il nostro mondo ha bisogno di pace e unità
La guerra in Ucraina è «un dramma alle porte dell’Europa che ci riguarda tutti, come uomini e donne di questo tempo, prima ancora che come cittadini europei. L’azione del Santo Padre per la pace, oltre alle sue parole, ci ricorda che tutti dobbiamo agire e pregare per la pace. Ci ricordiamo sempre degli ucraini e continuiamo a sostenerli in Ucraina o in Italia, esuli dalla loro terra», ha ribadito il cardinale ringraziando »le tante famiglie che hanno dato disponibilità per accogliere i bambini ucraini. È tempo che le armi cessino. È tempo di tornare al dialogo, alla diplomazia. È tempo che cessino i disegni di conquista e di aggressione militare», l’appello prendendo in prestito le parole di Papa Francesco.
Nella parte centrale dell’introduzione, il tema delle migrazioni: «Le guerre, il degrado ambientale, l’insicurezza, la miseria, il fallimento di non pochi Stati sono all’origine dei flussi di rifugiati e migranti. Si tratta di gestire con umanità e intelligenza un vasto fenomeno epocale».
Secondo Zuppi, «l’errore – non da oggi – è stato politicizzare il fenomeno migratorio, anche condizionati dal consenso e dalle paure». La questione migratoria, invece, «dovrebbe essere trattata come una grande questione nazionale, che richiede la cooperazione e il contribuito di tutte le forze politiche», la proposta in sintonia con l’auspicio di Bergoglio a Marsiglia, in piena continuità con le tappe di Bari e di Firenze.
Come ha detto il Papa, «siamo di fronte a un bivio: o scegliamo la cultura della fraternità o la cultura dell’indifferenza». Di qui la necessità di «una concertazione tra le forze politiche e sociali indispensabile per creare un sistema di accoglienza che sia tale, non opportunistico, non solo di sicurezza perché la vera sfida è governare un fenomeno di dimensioni epocali e renderlo un’opportunità così come esso è».
Grazie all’iniziativa della Cei «Liberi di partire, liberi di restare» e ai corridoi umanitari, è stata possibile l’apertura del primo canale legale di ingresso per minori stranieri non accompagnati attraverso un permesso di studio (progetto Pagelle in tasca) dal Niger all’Italia, specificatamente in Piemonte.
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La questione della violenza
L’aumento dei femminicidi, dei suicidi e delle violenze tra i giovani, amplificati dal tam tam dei social, sono uno dei segnali che indicano come «la società italiana non è in pace»: «Tutto avviene diversamente dal passato in pubblico: nella fornace dei social, spietati e agonistici», ha osservato il cardinale: «Nessuna generazione prima ha conosciuto quest’esperienza: ci si deve autodefinire, si deve mettere il volto e il corpo in mostra, si misurano quanti ti seguono. È facile sui social sbagliare e finire alla gogna, segnati dall’ansia, alimentata dalla crisi dei grandi sogni collettivi e da reti educative e relazionali molto più fragili».
Sterili polarizzazioni nella Chiesa
Nella Chiesa, «sono tristi e sterili le polarizzazioni», ha denunciato Zuppi menzionando, in particolare, le troppe resistenze verso Papa Francesco e il suo messaggio, «spesso espresse in uno spirito di contrapposizione, favorito dai social».
Sinodalità, al contrario – il riferimento al Sinodo ormai imminente – «vuol dire rimettere in discussione le arroccate solitudini ecclesiali nell’incontro, nella comunione, nell’ascolto, nell’impegno missionario enorme che ci attende confrontandoci con la folla e le sue sofferenze. Mai senza l’altro!».
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Per il presidente della Cei, «il processo sinodale è una grande occasione di rinnovamento e affratellamento. La povertà in Italia può dirsi ormai un fenomeno strutturale, visto che tocca quasi una persona su dieci», ha osservato infine Zuppi sul versante della politica interna. Tra i problemi più urgenti, quello della casa e del rincaro affitti, per affrontare il quale vanno sollecitati interventi pubblici.
Per contrastare la denatalità occorrono inoltre «servizi integrati sul territorio a sostegno delle famiglie, non solo aiuti materiali». Altri fenomeni di cui tener conto, quello del lavoro, in nero e delle dimissioni dal lavoro, soprattutto tra i giovani. Senza contare le vittime degli incidenti sul lavoro, che me ha detto il presidente Mattarella sono un «oltraggio alla convivenza civile».