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Percorsi ecclesiali

La Diocesi nel Cammino sinodale

Sirio 16 - 22 dicembre 2024
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Roma

Zuppi all’Assemblea sinodale: «Grazie per questi tre anni di cammino»

Gli interventi conclusivi e la conferenza stampa finale della prima tappa della “fase profetica” svoltasi nella basilica di San Paolo fuori le mura

di Agensir

18 Novembre 2024
Foto Calvarese / Sir

«Grazie per questi tre anni in cui, sulla spinta di papa Francesco, si è provato a camminare insieme, a costruire un itinerario». Il cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, ha cominciato con un ringraziamento collettivo agli oltre mille partecipanti il suo intervento alla conferenza stampa finale della Prima Assemblea sinodale, svoltasi in questi giorni a Roma nella basilica di San Paolo fuori le mura.

Per il Cardinale, l’itinerario percorso in questi tre anni è stato «un camminare con coloro che abbiamo trovato sulla strada», ma anche «un momento di recupero di consapevolezza, di interiorità, nella necessità di riaccordarci con le domande fondamentali con cui ci confrontiamo quotidianamente».

«Questa assemblea si è chiusa con la giornata dei poveri ci lancia indicazioni chiarissime su quale deve essere la nostra direzione», ha sottolineato Zuppi, indicando come frutto della tappa «profetica» del Cammino sinodale, che vedrà un nuovo appuntamento a marzo, «tanta consapevolezza di essere Chiesa e di essere al fianco di tanta gente».

Il presidente della Cei ha sintetizzato il clima di questi tre giorni, e la direzione marcia verso la seconda Assemblea sinodale di marzo, con queste parole: “«sobria ebbrezza». Sobrietà, ha spiegato, significa «avere tanta consapevolezza della nostra storia e della storia, senza protagonismo; significa sobrietà dall’amarezza che spesso spegne l’entusiasmo. Non dobbiamo aver paura di essere contenti, di portare gioia e di rimetterla in circolo: non abbiamo capito tutto, ma non dobbiamo scrivere un’enciclopedia», la spiegazione del significato di «ebbrezza».

«La Chiesa italiana, come ci ha chiesto papa Francesco a Firenze, è chiamata a essere madre tenera nella nostra attenzione e vicinanza ad un mondo di individualisti, dove conta solo ciò che faccio io e il “noi” è relativo, cangiante, virtuale. Dobbiamo avere il culto dell’unità, del “noi”, il desiderio di costruire comunità in una società così individualista – l’appello di Zuppi -. Se non siamo famiglia, è difficile che riusciamo ad aiutare le famiglie».

I milanesi e la delegazione ambrosiana all’Assemblea

Castellucci: «Partecipazione e dialogo, anche con mondi non ecclesiali»

«Abbiamo sperimentato, sebbene rapidamente, la bellezza di essere popolo profetico», ha detto monsignor Erio Castellucci, vicepresidente della Cei e presidente del Comitato nazionale del Cammino Sinodale, nel suo “rilancio finale” a conclusione dei lavori. «Questo è il Cammino sinodale, prima ancora e forse più ancora che un testo scritto. Un testo, certo, sarà necessario: non potrà essere un corposo manuale di temi pastorali, ma un tentativo di sbloccare alcune pesantezze che ora ci affliggono».

«Il Cammino di questi tre anni – ha proseguito – ci ha abituato a scrutare le pieghe della nostra storia, cogliendo con umiltà sia le ferite dentro e fuori la Chiesa, sia i raggi di speranza e di vita, che abitano il quotidiano delle case e delle strade e che spesso restano sepolti sotto la coltre delle cattive notizie».

«Anche in questi giorni, ai nostri tavoli, abbiamo fatto circolare esperienze belle e positive, autentiche spie della crescita del Regno di Dio nel nostro tempo. Sono solo germogli, ma la sfida della ricezione sinodale sarà poi quella di sostenere questi stili perché diventino strutturali nelle nostre Chiese», ha proseguito soffermandosi sui tre “stili” emersi nel cammino sinodale italiano: «lo stile dell’ascolto, «dagli organismi di partecipazione alle riunioni degli operatori pastorali»; «lo stile del dialogo», fatto anche di incontro con mondi non ecclesiali, come «le diverse povertà materiali, relazionali, spirituali; i mondi delle professioni e del lavoro, come artisti, imprenditori, agricoltori, giornalisti, docenti, operai»; «lo stile della partecipazione», prima di tutto nella riattivazione dei Consigli pastorali, «strumenti importanti» per la Chiesa in missione.

«Ritrovare la passione nel fare la proposta cristiana»

Per monsignor Valentino Bulgarelli, segretario del Comitato nazionale del Cammino sinodale, è questo uno dei versanti di impegno, in particolare nell’ambito della catechesi, su cui «si può agire subito».

Tracciando un bilancio della tre-giorni romana, Bulgarelli ha parlato di «un clima molto bello e suggestivo, sia per essere sulla tomba di Paolo e poi per essere stati nel luogo del Concilio Vaticano II. Oltre che del contributo appassionato dei delegati, tutto ciò è frutto del lavoro avvenuto nei contesti delle Chiese locali, in cui si è sperimentata una pratica di confronto e di dialogo che ha certo bisogno di essere maturata, ma che ormai sta diventando uno stile condiviso. Alcune richieste sono state subito colte e probabilmente possono essere immediatamente attuate, altre dovranno essere studiate e altre ancora valutate, ma sono comunque degne di attenzione».

Gratitudine al Papa

«Gratitudine per la sua vicinanza e per le sue parole di incoraggiamento e di sostegno». A esprimerla al Papa sono stati i partecipanti all’Assemblea sinodale, in un messaggio inviato a conclusione dei lavori e letto dal cardinale Zuppi.

«Abbiamo condiviso davvero “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” (cf. GS, n. 1) dell’umanità – si legge nel messaggio -. Abbiamo colto soprattutto la vivacità, che continua ad abitare le comunità dei nostri territori. Abbiamo avuto cura di non dimenticare gli ultimi, quanti abitano nelle periferie esistenziali, i poveri dei quali oggi celebriamo la Giornata mondiale. Abbiamo pregato con loro e per loro».

«Dopo la breve “sosta” di queste giornate, durante le quali per le Chiese in Italia è iniziato il processo di attuazione del Sinodo dei Vescovi, siamo già pronti a rimetterci in cammino verso la Seconda Assemblea sinodale, che vivremo dal 31 marzo al 4 aprile 2025 – spiega il “popolo” radunato a San Paolo fuori le mura -. Ci lasceremo ancora una volta guidare dalla triplice consegna che Lei, Padre Santo, ci ha affidato: “Continuare a camminare, fare Chiesa insieme ed essere una Chiesa aperta”», come si legge nel messaggio inviato dal Santo Padre a inizio lavori (leggi qui).

«La nostra gratitudine diventa adesso impegno nel tradurre in decisioni e scelte concrete le riflessioni raccolte nelle fasi di ascolto e discernimento di questi anni di Cammino sinodale e dai lavori di queste giornate – assicurano i partecipanti -. Nella Basilica, che ci ha ospitato, abbiamo fatto risuonare ancora una volta con commozione le parole che San Giovanni XXIII ha pronunciato in apertura del Concilio Vaticano II: “La Madre Chiesa si rallegra perché, per un dono speciale della Divina Provvidenza, è ormai sorto il giorno tanto desiderato”. Ci sentiamo in un momento di rinnovata Pentecoste. È il tempo di realizzare quella missione nello stile della prossimità, che aveva animato San Paolo. Il libro degli Atti racconta che i primi passi della sua missione sono avvenuti con altri apostoli e discepoli come Barnaba e Giovanni, prendendo letteralmente il largo per fondare e sostenere le comunità cristiane primitive. Sentiamo anche noi questa vocazione ad una missione condotta non in solitaria, ma insieme, per portare con coraggio e speranza il Vangelo, anzitutto attraverso la testimonianza dell’amore fraterno. Grazie, Padre Santo. Benedica noi e il cammino che ci attende. Le confermiamo la preghiera nostra e delle nostre comunità».