La vita da studente fuorisede equivale spesso a una casa in affitto con altri giovani. Una necessità a cui da quasi vent’anni ha risposto anche la Diocesi, che propone diversi tipi di convivenze brevi nelle parrocchie e negli oratori. Proprio da queste esperienze nasce «Ecco com’è bello e dolce che i fratelli vivano insieme!», un dialogo tra i giovani che fanno esperienza di vita comune e l’Arcivescovo, in programma venerdì 5 maggio al Teatro San Babila di Milano (leggi qui).
Rispetto alle consuete convivenze, le proposte diocesane si distinguono per l’opportunità offerta di trovare tempi e modi per coltivare la fede nella quotidianità. Non tutte le strutture offrono però lo stesso approccio: come spiega don Marco Fusi, responsabile del Servizio diocesano per i giovani e l’università, molte di queste abitazioni si sono evolute negli anni assieme alle realtà in cui si sono inserite: «A Milano, per esempio, c’è la Rosa dei venti, che pone l’attenzione soprattutto al discernimento vocazionale. A Cinisello Balsamo, invece, si accompagnano i ragazzi a comprendere quali sono gli strumenti della fede».
I profili dei coinquilini sono variegati: in genere si tratta di studenti universitari, ma non mancano i casi di lavoratori intorno ai trent’anni. I giovani vengono a conoscenza di queste realtà soprattutto grazie al passaparola tra amici e parroci, a cui nel tempo si è aggiunta la comunicazione dei media diocesani o della pastorale giovanile, che fa da collettore a queste esperienze nel territorio.
Le voci
Chi per esempio ha scelto quest’anno di partecipare all’iniziativa è Martino Galdi, originario della provincia di Lecco: «Ho cominciato quest’anno un dottorato al Politecnico di Milano. L’idea di trasferirmi l’ho sempre avuta, ma vivendo vicino e con uno stipendio universitario basso non avevo mai fatto il grande passo. Ho saputo dell’opportunità grazie al mio parroco, e a me un po’ piace buttarmi nelle cose…».
Galdi condivide un appartamento con altri cinque ragazzi vicino a zona De Angeli. Ognuno ha a disposizione una camera privata, e dopo il lavoro la maggior parte delle attività sono svolte negli spazi comuni. «Nella struttura – spiega Galdi – abbiamo piena libertà, anche se le proposte non mancano: la domenica andiamo insieme a Messa, e le sere se vogliamo possiamo unirci ai Vespri delle suore. Nel tempo libero si cerca invece di stare assieme».
Secondo Galdi, la vera sfida di questa esperienza è stata conoscersi. Per facilitare le relazioni i ragazzi hanno verifiche trimestrali, ma, per chi non ha mai convissuto, le diversità non sempre sono comprese e pongono un freno tra coinquilini. È il caso di uno suo compagno di casa, che dopo alcuni mesi ha preferito interrompere l’esperimento.
Non mancano le convivenze anche fuori dalle strutture parrocchiali, come nel caso di Sofia Polini, studentessa di Lettere moderne alla Statale: «Io vivo in un’associazione nata da Comunione e Liberazione che propone a chi entra non tanto una camera in cui dormire, ma di trascorrere proprio una vita insieme». Rispetto alle altre proposte, l’esperienza di Polini non terminerà infatti a giugno: «Noi stiamo nella stessa casa per tutti gli anni dell’università. A turno ogni persona cucina per tutti e i più grandi accolgono le matricole. In questo modo non sei lasciato solo nello studio. Ho deciso di entrarci perché avevo il desiderio di relazionarmi con qualcuno, piuttosto che chiudermi in camera e restare da sola. La cosa più bella è stato scoprire come voler bene all’altro anche nelle diversità. Questo genere di ambiente ti porta a far uscire te stesso anche quando ci sono problemi. Anziché chiudersi in se stessi, qua trovi sempre qualcuno a cui interessa di te, e ci si confronta».
Mario Scuccess ha 26 anni ed è nato in provincia di Ragusa. Dalla Sicilia si è trasferito a Milano sette anni fa per studiare al Conservatorio. Oggi convive con Davide, Chiara e Giada nel quartiere Solari insieme: «Ognuno arriva da un cammino molto diverso, ma parliamo tutti la stessa lingua della fede. La parrocchia offre tantissimi spunti, dagli incontri alle attività di volontariato. Il venerdì per esempio c’è un gruppo di giovani che cerca di portare un po’ di amicizia, oltre che beni di prima necessità, ai senza dimora. L’aspetto più bello di questa convivenza è vivere con gli altri la quotidianità della preghiera. In famiglia non mi capitava così spesso di pregare insieme, figuriamoci con dei coinquilini in una casa presa in affitto…».