Venerdì 2 febbraio, festa della presentazione del Signore al Tempio, abbiamo vissuto un grande momento di Chiesa, in occasione della XXII Giornata mondiale della Vita consacrata, con la solenne celebrazione in Duomo presieduta dall’Arcivescovo Mario. Consacrati e consacrate insieme a tanti fedeli hanno ringraziato Dio per il dono della vocazione.
È lecito, tuttavia, a questo proposito porci una domanda: cosa si accende nell’immaginario della gente comune, in particolare nei giovani, quando si parla loro di “vocazione”? Cosa pensano le nuove generazioni intorno alla consacrazione, all’essere frate, suora o sacerdote? Per rispondere a queste domande non basta fare qualche discorso generico; occorre interrogare i luoghi della cultura contemporanea.
Per questo i Vicariati per la vita consacrata, in collaborazione con il Centro Studi di spiritualità della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, insieme agli organismi di comunione (Cism, Usmi e Ciis), propongono un confronto specifico sulla vocazione alla vita consacrata in vista del prossimo sinodo dei Vescovi su «Giovani, Fede e discernimento vocazionale».
Dopo aver approfondito in passato l’identità profetica della consacrazione (cfr Custodi dello Stupore, Glossa 2017) e la necessità di assumere il cambiamento d’epoca come occasione di rinnovamento (La vita consacrata in un tempo di riforma, Glossa 2018), nei prossimi mesi siamo invitati a riflettere su come comunicare alle nuove generazioni il vero volto della consacrazione.
A questo scopo il 17 febbraio e il 12 maggio avranno luogo due incontri in cui il tema della vocazione verrà relazionato alla vita consacrata e alla sua rilevanza culturale. Il percorso, intitolato “Vita consacrata e vocazione”, ha come preoccupazione fondamentale quella di renderci consapevoli della percezione che la cultura contemporanea ci restituisce riguardo a quanti seguono Cristo sulla via dei consigli evangelici. A volte troviamo rappresentazioni banali e stereotipate, talvolta interpretazioni di grande valore, come nel caso dei film Uomini di Dio, che racconta il martirio dei monaci di Tibhirine, e Agnus Dei, sulla condizione di un monastero femminile durante la II guerra mondiale. Quale compito pastorale deriva da tutto ciò per la comunità ecclesiale?
Nel primo incontro (17 febbraio) interrogheremo il cinema e la letteratura contemporanea per comprendere quale immagine di vita consacrata e di vocazione viene effettivamente veicolata. Successivamente ci interrogheremo su come assumere criticamente le provocazioni che ci vengono da tutto ciò per mostrare possibili profili vocazionali capaci di intercettare la domanda di senso e di felicità presente nel cuore delle giovani generazioni. Da qui ci sarà possibile vedere come i carismi di vita consacrata possano riscoprire la propria attualità, evitando così di diventare “pezzi da museo”, come ci dice provocatoriamente papa Francesco, e proporre itinerari di verifica vocazionale, in parte già attivi sul nostro territorio, per scoprire legami inediti tra i giovani, la fede e la consacrazione.