«Dal dolore alla consolazione»: nella seconda Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili – promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale -, i Vescovi lombardi pregano insieme uniti idealmente ai fedeli delle loro 10 Diocesi.
Nella Cappella arcivescovile della Curia – al termine della mattinata di lavori dell’Assemblea Cel e all’indomani della presentazione del primo Report nazionale sulle attività di tutela nelle Diocesi italiane -, si pronuncia così l’Atto penitenziale, con cui si apre il momento di raccoglimento, si fa silenzio, si riflette sulle parole di papa Francesco ai membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori e sul Vangelo della Natività secondo Luca. Da qui si avvia la riflessione di monsignor Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona e Delegato regionale della Cel in materia.
Ascoltare le sofferenze nascoste
«Oggi parlare è difficile. La tentazione è quella del silenzio, ma i silenzi possono essere inutili, vigliacchi, ipocriti. Abbiamo il dovere di raccogliere la Parola che viene dall’alto e quella che viene dal basso, dalle miserie umane – osserva monsignor Napolioni che aggiunge – Come una parola può essere di consolazione e di speranza, di giustizia e di comunione? Il Vangelo di Natale ci dice di non fermarci alla superficie, al luccichio delle cose, ma di mettersi in ascolto, di andare a vedere. La via è quella del Signore, via non della forza, ma del servizio, non dello sfruttamento, ma del figlio venuto a farsi vittima, non a fare vittime. Anche la Chiesa deve avere questo stile».
E se la pagina evangelica si conclude con i pastori che raccontano ciò «che è stato detto loro» giungendo a Betlemme – spiega il Vescovo di Cremona -, «questa parola oggi non può lasciarci indifferenti. Specie come Pastori di Lombardia dobbiamo ascoltare le sofferenze rimaste nascoste e taciute e le speranze che Gesù è venuto a portare. Questo è il modo di fare verità, non scandalismo o omertà, il modo di fare luce, ciascuno per la sua parte e competenza, per non ignorare, per prevenire, per accompagnare ora che, nelle nostre Chiese, questo servizio sta crescendo e si sta diffondendo. Che sia una luce gentile che dà calore e fiducia anche a chi ha sofferto».
Poi il gesto simbolico, compiuto da ogni Vescovo, di accendere al cero pasquale, tenuto tra le mani dall’Arcivescovo, un lumino deposto ai piedi dell’altare della Cappella. Mentre ciascuno fa proprie le parole del Salmo 147, icona biblica della Giornata 2022, letto prima del Padre Nostro, dello scambio della pace e del perdono e della benedizione «di consolazione e incoraggiamento» impartita dall’Arcivescovo.
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