Il gigante e il bambino, San Francesco di Assisi e il futuro Santo Carlo Acutis. La città del poverello, dove Carlo fu beatificato il 10 ottobre 2020 e dove riposa nella Basilica della Spogliazione; l’anno del Giubileo e l’800esimo anniversario del Cantico delle Creature. Tanti i motivi – e forse non si tratta solo di coincidenze – che legano San Francesco e Santa Chiara a Carlo Acutis, così come viene narrato nel bel volume del vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino, dal titolo Carlo Acutis sulle orme di Francesco e Chiara d’Assisi. Originali non fotocopie (Edizioni Francescane italiane). Saggio presentato nella chiesa milanese di Santa Maria Segreta, la parrocchia in cui il giovane che diventerà Santo il 27 aprile pregava ogni giorno davanti al Tabernacolo.
A riflettere in una tavola rotonda, moderata dalla giornalista di Radio24 Catia Caramelli, lo stesso vescovo Sorrentino, don Giuseppe Como (Vicario episcopale per l’Educazione e la Celebrazione della Fede e per la Pastorale scolastica), Anna Scavuzzo (Vicesindaco di Milano), suor Monica Ceroni (già insegnante di Carlo all’Istituto Marcelline-Tommaseo) e Claudio Cogliati (presidente della Fondazione Irccs San Gerardo dei Tintori di Monza, dove Acutis morì per una leucemia fulminante nel 2006). Tutti attenti nel sottolineare il valore esemplare della vita di Carlo, un santo della porta accanto, un ragazzo gioioso e pieno di vita, un adolescente, ma anche un grande della fede la cui fama già è diffusa nel mondo intero.
Dopo il saluto del parroco don Maurizio Corbetta – che evidenzia come moltissime persone entrino nella chiesa per pregare di fronte alla reliquia di Carlo -, Anna Scavuzzo porta il saluto della città di Milano e ricorda la necessità «di tornare a fare spazio a coloro che sono stati esemplari in vita e che, dopo la loro morte, possono dare una traccia di riferimento anche per il nostro cammino».
Santo, non ragazzo da santino
«Non era il più attento a scuola o il più studioso: era vivace, scherzoso, con un’intelligenza spiccatissima. Carlo amava fortemente la vita, non certo con le caratteristiche standard dell’alunno perfetto o del ragazzo da santino. Era quello che teneva viva la dinamica bella dello stare insieme, laddove oggi i ragazzi mi paiono più cupi», spiega a sua volta suor Ceroni, che aggiunge: «Oggi ci sono in giro tanti ragazzi tristi e questo dice che la storia ci interpella come educatori, attraverso il grande tema della comunicazione, ma anzitutto dei linguaggi. Sono sicura che, se fosse qui oggi, Carlo sarebbe già passato dalla rete al metaverso, con la capacità di essere pienamente un ragazzo di 15 anni che sa riempire la vita. Non sappiamo chi saranno i santi del terzo millennio e io certamente non sapevo, allora, di avere davanti a scuola un santo. È il Signore che sa e decide: a noi resta il dovere di far crescere ed educare».

Insomma, una santità accessibile, non inarrivabile secondo don Como, che richiama la capacità di Carlo di utilizzare il web, allora non diffuso come oggi, «per annunciare il Vangelo senza timidezze». E quando Caramelli cita quella sorta di “Caritas domestica” per cui in casa Acutis venivano preparati i pasti con i nomi di ciascun povero poi da lui incontrato per le strade del quartiere – quelle stesse persone in difficoltà che si presentarono inattese e in massa al funerale -, la risposta del Vescovo di Assisi è chiara: «Chi impara ad alzare gli occhi verso Gesù affina uno sguardo capace di guardare gli occhi e gli animi degli altri. Oggi è tanto difficile agganciare il cuore delle persone, ma Gesù Eucaristia ci insegna a guardare, soprattutto nei poveri, Lui che si è fatto povero. Se uscendo di chiesa riusciamo a guardarci e a sorriderci, vuol dire che Gesù ci ha orientato: L’Eucaristia è un grande progetto di vita e di civiltà, come capì Carlo, che la chiamava la sua “autostrada”».
«Mi sono molto interrogato – prosegue Sorrentino – sul fatto di avere Carlo vicino a me, fin dal 2006, quando sono arrivato come Pastore ad Assisi. Penso che ci sia un disegno di Dio che lo ha voluto sulle orme di Francesco e io ho cercato di capire quanto questo incontro sia rilevabile: lo spiego in questo libro. Ma la questione che più mi interroga è la “Spogliazione”: lì Francesco si è spogliato delle vesti e Carlo – che nel breve videoclip che è quasi un testamento dice “io sono destinato a morire” -, si spoglia con un sorriso della vita, quasi come il Francesco del Venga sorella morte. La spogliazione non è solo togliersi gli indumenti, ma darsi per intero a Gesù. Questo è il punto più profondo della santità di Acutis che lo pone accanto a Francesco di Assisi. Francesco continua il suo percorso per riparare la casa del Signore, facendosi aiutare da un ragazzo: il gigante e il bambino».
Affrontare la morte con un sorriso
Quel bambino che si affacciava all’adolescenza e che il presidente del San Gerardo Cogliati delinea a partire dalla sua cartella clinica: «Il dramma termina il 12 ottobre 2006 alle ore 5,55. Si è cercato di fare quello che si poteva in pediatria e in rianimazione (Carlo era arrivato già gravissimo con emorragie interne), ma mai c’è stato un momento in cui il ragazzo si lamentasse. Anzi, la Caposala ha riferito il suo particolare “essere per gli altri”, tanto da preoccuparsi di non dare fastidio. Ancora adesso, nella chiesa dell’ospedale, abbiamo una bellissima vetrata con la fotografia di Carlo; prima c’era anche un piccolo ulivo, ora messo all’entrata del San Gerardo, che compie quest’anno 850 anni. Negli anni Ottanta 9 bambini malati di leucemia su 10 morivano, oggi 8,5 guariscono. Questo fa parte del vivere su questa terra, ma bisogna pensare a chi non ce la fa e ai loro cari. Noi andremo a Roma, con tutto il nostro ospedale, per la canonizzazione e il Giubileo, per portare una testimonianza di speranza». «Occorre affrontare quello che oggi è un tabù – la morte – e chiedersi cosa significa morire da cristiani», riflette don Como.
Alla domanda della moderatrice sul secondo miracolo operato da Carlo (il primo fu relativo alla guarigione di un ragazzo brasiliano), quello su Valeria – la giovane originaria del Costa Rica che fu investita a Firenze, dove studiava (ora vive e lavora a Milano) -, monsignor Sorrentino conclude: «Di fronte allo spegnersi della speranza di vita della figlia, la mamma di Valeria pregò a lungo sulla tomba ad Assisi. Ci sorprende la diffusione del culto di Carlo e delle sue reliquie». Poi l’annuncio: «Ci è giunta notizia della richiesta di un pellegrinaggio in tutte le diocesi di Cuba, con l’avvallo del governo, per portare le sue reliquie, che non sono un amuleto, ma una vicinanza perché un santo sia più imitabile. Una Chiesa giovane, gioiosa e generosa: questo è il G3 del Signore».
Al termine della mattinata, la lettura della preghiera composta da monsignor Sorrentino e recitata coralmente. Davvero, come vi è scritto, «Carlo, sorriso del cielo».