Può sembrare un paradosso, ma fare memoria del cardinale Carlo Maria Martini significa parlare di futuro e di giovani. È accaduto ieri sera all’Ambrosianeum, durante l’incontro “Memoria ed eredità del cardinal Martini”. Moderato da Annamaria Braccini, l’incontro è stato anche l’occasione per presentare i tre libri “Trittico cardinal Martini” (Centro Ambrosiano) e il “Carlo Maria Martini International Award”, riservato ai nati entro il settembre 1995.
«Tenere vivo il rapporto con lui»
È stato il Vicario generale della Diocesi monsignor Mario Delpini a illustrare il significato e i contenuti del premio, istituito il 15 febbraio, giorno del compleanno del Cardinale. «Martini – ha spiegato – è stato una presenza determinante per questo frammento di storia della Chiesa ambrosiana e quindi è forte il desiderio di tenere vivo il rapporto con lui». Il premio nasce – ha aggiunto Delpini – per evitare che il ricordo del Cardinale sia solo sentimentalismo o peggio ideologia. Come spiega il cardinale Scola, Martini, «che viveva eucaristicamente nella fede della risurrezione, ha sempre cercato di abbracciare tutto l’uomo e tutti gli uomini. Lo ha potuto fare proprio perché era ben radicato nella certezza incrollabile che Gesù Cristo, con la Sua morte e risurrezione, è perennemente offerto alla libertà di ognuno. Per questo l’Arcidiocesi di Milano istituisce la prima edizione del Premio Martini: affinché la memoria del carissimo vescovo Carlo Maria non si riduca a ricordi parziali, ma sia sempre accolta e vissuta per tutto il suo valore: una straordinaria testimonianza di Cristo Risorto, Verbo eterno del Padre». Due gli ambiti del concorso. Lo studio scientifico sul pensiero di Martini e lo studio dei temi a lui cari, nello specifico la Bibbia nel rapporto con la cultura. «Non solo ricordiamo cosa ha fatto – conclude Delpini -, ma proseguiamo verso il futuro sulle piste che ci ha indicato».
«Una memoria da raccogliere e tramandare»
Strade che tanti giovani hanno seguito per trovare la loro vocazione. L’ha ricordato monsignor Giuseppe Maffi, rettore del Seminario diocesano, descrivendo i tre volumi del “Trittico”, curati proprio dal Seminario. Raccolgono interventi del cardinale Martini già editi, ma di difficile reperimento, oltre a 19 discorsi inediti. «Per tramandare la memoria – ha sostenuto Maffi – bisogna prima raccoglierla. Le scelte di Martini e le sue parole devono essere salvate dalla dimenticanza». Sono destinati a giovani che possono essere raccolti in tre cerchi concentrici, uno per libro. Il più largo, ha spiegato, «coloro i quali vedono arrivare nella propria vita il momento delle scelte e devono preparare il terreno per coltivarle». Il secondo, «i giovani desiderosi di mettere a fuoco le tensioni del cuore che sottendono i meccanismi di scelta». Il terzo e più stretto cerchio, infine, «i più direttamente interpellati dalla vocazione presbiterale». I tre volumi possono quindi aiutare i ragazzi, ha concluso, «a sedersi, valutare la spesa della torre da costruire, valutare se hanno i mezzi per portarla a termine. E possono essere sostegno per gli educatori e i presbiteri nel loro difficile e coinvolgente compito».
«Vivere in totalità»
Martini va studiato. È il pensiero di Marco Garzonio, presidente dell’Ambrosianeum, soprattutto «nella profondità del suo approccio alla contemporaneità, nella sua presenza, nei rapporti con la politica e nel sociale, ma soprattutto nella sua capacità di tradurre il Vangelo e la Bibbia nel linguaggio del tempo attuale». E chi meglio di due giovani di Azione Cattolica potrebbero rileggere nell’attualità il pensiero di Martini? Ilaria e Gabriele, 24 e 27 anni, hanno letto in anteprima i volumi trovando «lo stimolo a vivere la vita in totalità, anche in questo tempo dove le domande fondamentali sono soffocate. Vita in totalità che non ha a che fare con il successo o la fama, ma con la fedeltà al Vangelo nelle piccole scelte quotidiane». Preservando «il cuore da tutti quegli ostacoli che quotidianamente impediscono alla Parola di attecchire».
«L’errore più grave è non scegliere»
La conclusione dell’incontro è stata affidata a monsignor Renato Corti, vescovo emerito di Novara e primo Vicario generale del cardinale Martini tra il 1980 e il 1991. Corti ha ricordato gli anni giovanili di Martini, caratterizzati dalle domande e dai dubbi sulla fede comuni a tutti i ragazzi. Per poi aggiungere che il Cardinale preferiva parlare con i giovani, piuttosto che dei giovani. E comunque, quando ne parlava, era sempre in modo positivo. Con un «atteggiamento fiducioso che dai giovani possano sorgere cose grandi per il futuro di tutti». Per questo in tanti hanno seguito le sue predicazioni per trovare la propria strada nel mondo, compiendo scelte che hanno orientato il loro futuro. «L’importante è prendere decisioni – ha detto monsignor Corti ricordando il pensiero di Martini -, avere il coraggio di affrontarle perché l’errore più grave non è scegliere male, ma non scegliere». In una società, ha aggiunto, in cui non si è invitati a compiere decisioni definitive ma sempre a sopravvivere in un limbo, auguro ai ragazzi, agli adolescenti, di trovare educatori coraggiosi che li spingano verso scelte che danno unità alla vita».