Magenta e Mesero, luoghi di vita di Santa Gianna Beretta Molla, si preparano a vivere un momento speciale insieme alla Diocesi di Milano e con tutta la Chiesa, un tempo particolare, a partire dal 16 maggio 2022 fino al 28 aprile 2023: l’Anno Centenario in onore di Santa Gianna, nata il 4 ottobre 1922.
Per prepararsi adeguatamente a questo anno la Commissione interparrocchiale (Comunità pastorale di Magenta e Parrocchia e Santuario di Mesero) appositamente costituita si è già ritrovata alcune volte a riflettere e a delineare il programma. «Precisiamo subito che lo scopo primario e assoluto del Centenario è quello di conoscere e far conoscere la vita di Santa Gianna in tutti i suoi aspetti – afferma don Giuseppe Marinoni, parroco della Comunità Pastorale di Magenta -. A tale riguardo mi sembrano significative le parole fatte incidere dall’allora nostro Arcivescovo Cardinale Carlo Maria Martini sul retro della medaglia di Santa Gianna in occasione della sua Beatificazione (24 aprile 1994): “Donna meravigliosa, amante della vita, sposa, madre, medico professionista esemplare, offrì la sua vita per non violare il mistero della dignità della vita”».
Il logo: presto al via un concorso
Ogni cammino di santità non può che radicarsi e fondarsi su Gesù e sul Vangelo. Per questo, come chiave di lettura dell’Anno Centenario, si è scelta l’icona evangelica di Giovanni 15,1-17 (e l’allegoria della vite con i suoi tralci, che dà frutto). A racchiuderne in breve il significato, il motto «Rimanere in Cristo per portare frutto».
Ora occorre pensare anche a un logo del Centenario, per cui viene qui lanciato un Concorso di idee aperto a chiunque desideri partecipare.
Per meglio comprendere icona, motto e logo, il parroco consegna alcune parole pronunciate dal cardinale Martini il 6 maggio 1994 parlando ai giovani, che sembrano scritte appositamente per questa occasione: «Che cosa vuol dire oggi essere Chiesa che porta frutto? Vuol dire rimanere in Gesù. L’indicazione mi viene dalla figura di Gianna Beretta Molla, medico e madre di famiglia, proclamata beata il 24 aprile scorso da Giovanni Paolo II. Mi viene cioè dal rimanere in Gesù di Gianna, quel rimanere che aveva deciso fin dalla adolescenza, durante gli esercizi spirituali dei suoi sedici anni. Dal suo rimanere in Gesù quale tralcio nella vite è nato prima il frutto grande nell’impegno professionale come medico tutto dedito alla sua missione, poi il suo amore sponsale e coniugale, la sua fecondità di madre e finalmente l’eroismo del dare la vita per la sua creatura nascente. Il portare frutto di Gianna rimane oggi nella Chiesa universale perché in tutto il mondo la vita di Gianna sta illuminando innumerevoli persone, le sta consolando, incoraggiando. Essere Chiesa che porta frutto vuol dire rimanere in Gesù dando frutto nella vita personale, familiare, professionale».